Gli italiani hanno tradito lo champagne
Gli italiani hanno tradito lo champagne Il bilancio delle vendite '91 fa segnare un calo del 6%, ma altrove è andata anche peggio Gli italiani hanno tradito lo champagne Si prevedeva un tonfo del 20%, poi Natale ha salvato la situazione EPERNAY. Il '91 non è stato un anno felice per lo champagne, naturalmente parliamo di vendite: fra guerra del Golfo e recessione nel mondo se ne sono bevute solo 210 milioni di bottiglie, con un calo del 9,6 per cento. I dati, provenienti dall'associazione dei produttori, lamentano addirittura un calo del 10,2 per cento in Francia, il Paese che, oltre ad esserne la patria, dava i due terzi del consumo. Come sono andate le cose in Italia e, soprattutto, i nostri spumanti, dolci e secchi, hanno guadagnato qualcosa da questa «ritirata» dello champagne? A quest'ultima domanda non è ancora possibile rispondere con dati certi. Le associazioni che si occupano delle «bollicine» nazionali non hanno ancora fatto il bilancio complessivo dell'annata, però, stando ai segnali raccolti nel corso del '91, le posizioni dei nostri spumanti non dovrebbero essere migliorate granché: recessione e guerra del Golfo sono tristi note risuonate a più riprese durante lo scorso anno anche per il prodotto nazionale. Vediamo quindi com'è andata la «débàcle» dello champagne sul nostro mercato, ma è stata veramente una sconfìtta? «Relativamente - risponde Ernesto Sagna, uno dei più noti importatori italiani - lo champagne, come tutti i prodotti di lusso, ha risentito della crisi internazionale. Dopo un primo semestre particolarmente diffìcile c'è stata una netta ripresa nella seconda parte del '91, che ha consentito di raggiungere risultati discreti, considerando il contesto economico depresso». ■ Facendo per un attimo riferimento ai dati mondiali si nota che, delle tre principali aree di esportazione, l'unica a muoversi in controtendenza è quella dell'Estremo Oriente, dove l'andamento delle vendite ha fatto segnare un considerevole incremento. Dolenti note, invece, dagli Usa dove le importazioni sono scese in maniera preoccupante. La crisi più acuta, però, si registra nei Paesi europei, dove in testa alla picchiata c'è l'Inghilterra, seguita da Germania e Italia. Nel nostro Paese le prime stime prevedevano un calo di vendite del 15-20%, raffrontate con il 1990. Ma i dati più recenti hanno ridimensionato l'entità delle perdite: stando alle cifre fornite da Sagna nel '91 sono state importate 9 milioni 402.900 bottiglie di champagne, contro i 9 milioni e 620 mila dell'anno precedente. Una diminuzione del 6,06%, inferiore quindi alla media mondiale. «Quel che è più significativo fa notare Sagna - è che, a fine novembre, il calo sul mercato italiano toccava il 23%, un vero crollo. Ma, in dicembre, c'è stato uno straordinario recupero su scala mondiale e, in quest'ambito, il nostro mercato ha realizzato un recupero eccellente. Questa ripresa, per quel che riguarda l'Italia, è stata veramente notevole: nel dicembre scorso sono state importate 2 milioni 450 mila bottiglie, contro il milione e centomila del dicembre '90. Una rimonta che arriva al 130%». Come mai le cifre dell'ultimo mese dell'anno sono state così alte, non solo rispetto agli undici mesi precedenti, ma anche in assoluto? «Naturalmente - conclude Sagna - c'è un "effetto festività" da considerare, ma la straordinaria impennata delle vendite può essere considerata soprattutto un segnale di ottimismo in cui la gente vuol credere». Vanni Cornerò
Persone citate: Ernesto Sagna, Sagna, Vanni Cornerò
Luoghi citati: Estremo Oriente, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Usa
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