«Cossiga non dico bugie» di Fabio Martini

«Cossiga, non dico bugie» L'esponente della Quercia conferma la sua ricostruzione dei colloqui con il Capo dello Stato «Cossiga, non dico bugie» IlpdsFracchia: mi ha ricattato ROMA. Il Capo dello Stato gli ha dato del «volgare mentitore», ma Bruno Fracchia - un alessandrino mite che ha già deciso di abbandonare la carriera da onorevole - non riesce ad arrabbiarsi: «No, Cossiga non lo capisco...», dice Fracchia. E senza livore, l'ennesimo onorevole del pds finito nel .gorgo cossighiano, spiega la sua verità: «No, non capisco perché mi abbia dato del bugiardo. Io su questa vicenda sono stato riservatissimo, a quei giornalisti che mi hanno chiesto - ma è vero di quella telefonata? - ho risposto: mai parlato con Cossiga. Ma ora che è stato lui a parlare della vicenda, da parte mia non ho più difficoltà a riconoscerlo: il presidente della Repubblica mi ha telefonato per caldeggiare l'appoggio del pds a quel decreto del governo». Sono trascorse poche ore dallo scoppio dell'ennesimo «incendio» tra Cossiga e il pds e, ora, Fracchia è disposto a raccontare quelle telefonate al calor bianco tra lui e il Capo dello Stato. Tutto è scattato quando alcuni giornali hanno riferito dello «scambio» proposto da Cossiga al pds, con una telefonata proprio a Fracchia: voi appoggiate il decreto che autorizza il governo a impedire l'azione penale su questioni inerenti il segreto di Stato nelle relazioni internazionali e «in cambio» calerà il silenzio sui dossier dell'Est. Al rifiuto del pds, Cossiga avrebbe scandito la minaccia: «Quei fascicoli vi distruggeranno!». Ma la ricostruzione è stata vivacemente contestata dal Capo dello Stato, che ha dato del bugiardo a Fracchia. Onorevole Fracchia, torniamo al giorno incriminato, quel 28 gennaio... Sì, quel giorno avevo trascorso la mattinata fuori dell'ufficio (Fracchia è capogruppo pds nel comitato per le autorizzazioni a procedere, ndr) e quando sono arrivato ho trovato un appunto: ha telefonato il presidente della Repubblica. Ma perché proprio a lei quella telefonata? E' stata una sorpresa? Non direi una sorpresa. Con Cos¬ siga ho avuto rapporti buoni. Ci siamo conosciuti nel 1972, io allora ero. matricola e nella commissione Affari Costituzionali abbiamo lavorato bene. Un rapporto di amicizia? No, non di amicizia, non ci siamo mai frequentati, ma una certa stima reciproca penso si fosse instaurata. Cossiga contava anche su quella vecchia stima? No, non credo proprio, perché per esempio, nel comitato per i procedimenti di accusa, ho detto la mia, ho fatto la mia parte e questo appena un mese fa: in quella occasione ho sostenuto la richiesta di messa in stato di accusa avanzata dal pds. Cosa le ha detto il Presidente della Repubblica? Mi ha parlato del decreto che stava preparando il governo. Io ne sapevo poco, perché poche erano le anticipazioni trapelate sulle reali intenzioni del governo e Cossiga, prima mi ha confermato che non c'era ancora nulla di scritto, ma poi mi ha spiegato bene quello che si stava preparando. Era un decreto che avrebbe «paralizzato» alcuni processi penali, dossier dei servizi, casi di spionaggio internazionale. Tutte cose che - sosteneva il Presidente - avrebbero disturbato la campagna elettorale, compresi i fascicoli in arrivo dall'Est europeo. Nessun accenno alle inchieste scottanti, Gladio, Ustica, Moro? No, assolutamente no. Il Presidente non ne ha parlato, così come non ha parlato del procedimento di accusa che lo riguarda. Quali le sue obiezioni? Ho detto a Cossiga che, a mio parere, quel decreto non era agibile politicamente e costituzionalmente scorretto, ma gli ho anche detto che ne avrei parlato col mio partito. E lo ha fatto? Sono andato immediatamente da Luciano Violante, anche lui era d'accordo sull'impraticabilità del decreto e un quarto d'ora dopo ho ritelefonato al Quirinale e ho ripetuto a Cossiga: il pds non ci sta. A questo punto. Cossiga avrebbe perso la pazienza, dicendole che con quei dossier dell'Est voi del pds eravate indifeiidibili. Sì, ha detto così... E ha aggiunto: «Quei fascicoli vi distruggeranno»? Diciamo che c'è stata un'insistenza nell'argomentazione. Ha una registrazione di quelle telefonate? Avrei potuto farlo, ma è contrario alle mie abitudini: col presidente della Repubblica non si usano questi metodi. Fabio Martini Bruno Fracchia, pds, capogruppo del Comitato per le autorizzazioni a procedere

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