Novelli, la prima volta senza falce e martello

Novelli, la prima volta senza falce e martello E' capolista della Rete: una sfida a sinistra Novelli, la prima volta senza falce e martello Al 66 di via Belfiore l'aspettavano per mezzogiorno. Sul tavolino addossato alla parete di quello che era stato un negozietto della vecchia Torino operaia, Angelo Tartaglia aveva disposto in bella evidenza i lucidi con il nuovo simbolo accanto alla pila dei manifesti del movimento. Poi la telefonata: arriverà in ritardo, l'aereo è stato dirottato a Genova per la nebbia. L'avventura di Diego Novelli candidato per la Rete nella sua Torino è cominciata così, tra gli accidenti di questa giornata di nubi, smog e targhe dispari, nelle stesse ore in cui Achille Occhetto, atteso a Ivrea per la conferenza pds sull'Olivetti, si perdeva lontano in qualche altro cielo. Quasi un segno del destino per Novelli, che poche settimane fa, con Leoluca Orlando, aveva ricevuto nella sua casa romana il segretario della Quercia. Nulla da fare, ognuno per la sua strada, il pds con il suo fardello di paure e speranze, la nascente Rete a mani nude e la serenità ambiziosa di chi ha soltanto da guadagnare. Arrivederci a chissà quando, si erano detti quel giorno tra Natale e Capodanno Occhetto e i leader della Rete. Ora il 5 aprile è lì dietro la porta, la partita può iniziare. Andato a vuoto il rendez-vous nella neonata sezione «retina» di via Belfiore, fa un po' impressione ritrovare l'ex sindaco Novelli nel suo ufficetto del gruppo pciindipendenti a Palazzo Civico. Riassetta i fogli che lo accompagneranno nella prima battaglia elettorale vissuta sotto un simbolo che non è falco c martello, risponde ai nuovi amici che lo chiamano dal Venet ; per assicurarsi sulla sua presenza nel fine settimana, ricorda alla segretaria di mandare le bozze per il dépliant che presenta i candidati non più compagni, ma federalisti, eco-pacifisti, cattolici. «Piace il simbolo?» interroga Novelli accarezzando il logo creato dal torinese Alberto Steiner. Quelle persone che avanzano possono richiamare, in versione modernizzata, il dipinto di Pelizza da Volpedo. «Ma quello era un quadro a tinte cupe - dice Novelli - qui ci sono i colori della Rivoluzione francese, e un messaggio potente: la Rete è vostra, è il movimento per la democrazia che questo paese di Ciancimino, Sbardella e dottori sottili pericolosamente simili a Fouché stava aspettando». Non basta un disegno a fare la rivoluzione, e Novelli lo sa. Che cosa dirà agli elettori torinesi, quale ragionamento andrà a sviluppare davanti alle fabbriche, nelle piazze che faceva straripa-, re di persone? «Lo stesso discorso di Orlando, Nando Dalla Chiesa, il giudice Palermo, Carmine Mancuso, Alfredo Galasso. Vogliamo un Parlamento di 300 deputati, duecento dei quali eletti con l'uninominale e 100 con il maggioritario. L'abolizione dell'immunità parlamentare. L'ele- zione diretta del presidente del Consiglio e del gabinetto, elezione diretta anche per i sindaci. Queste sono le nostre riforme istituzionali per ridisegnare un sistema politico logoro, esausto, senza futuro. Noi non inseguiamo fantasie di nuove costituzioni, vogliamo veder applicata quella già scritta, che io da comunista ho imparato ai corsi di Celeste Negarville. Lui non si stancava di sottolineare quanta democrazia e anche quanti elementi di socialismo fossero stati introdotti dai costituenti». La Rete si affaccia a Torino («solo liste per la Camera, niente Senato perché è un pezzo del sistema da cambiare» spiega Novelli) e sa che qui, più di altrove, è in gioco una quota importante del bottino elettorale. Non potendo contare su apparato di partito, su parole d'ordine collaudate, quali segmenti di società vuole colpire Novelli per vincere la sfida a sinistra? «I giovani. Il voto giovane ha carica ideale e valenza etica: il nostro lievito culturale. Penso poi agli orfani del pei, che non vogliono fermarsi a Rifondazione, e non coltivano sogni sul pds. Ma lo smottamento verrà anche per la de, da quella generazione che dieci anni fa ha creduto in De Mita, e ora si ritrova a fare i conti con Gava». E quella parte non piccola di elettorato che dimostra disaffezione ai partiti tradizionali, guarda con simpatia alle Leghe, e alla fine il 5 aprile potrebbe decidere di andare al mare? «Abbiamo fatto liste della Rete ovunque possibile, anche dopo aver riflettuto su questo rischio reale. Noi rappresentiamo una chance, ima carta da spendere subito, oltre la protesta, per la costruzione della democrazia». Ottantamila voti nell'80, 134 mila alle Europee, un'altra sberla da 130 mila alle amministrative dell'85, ancora 117 mila alle ultime politiche: un formidabile viatico per l'ex compagno Novelli, non è vero? «Detto che non mi sento un ex perché è il mio partito che ha voluto estinguersi, io che ho 61 anni sulle preferenze non mi faccio illusioni. Dietro la mia persona, allora, c'era ima grande forza. I conti comincio a farli da 58 mila: è il quorum per essere eletti a Torino». Fiorenzo Cravetto II simbolo elettorale della Rete «Da chi verranno i voti? Giovani, cattolici, gli orfani del pei, e i pentiti della de» L'ex sindaco Diego Novelli sarà capolista della Rete alla Camera a Torino e nella circoscrizione Piemonte Sud. A destra, il numero due Angelo Tartaglia

Luoghi citati: Genova, Ivrea, Palermo, Piemonte, Torino, Volpedo