Baresi cuor di leader «Vorrei avere gli anni e la bravura di Baggio»

Baresi cuor di leader «Vorrei avere gli anni e la bravura di Baggio» La bandiera del Milan guida domani la sua squadra contro la Juventus nella partita dello scudetto Baresi cuor di leader «Vorrei avere gli anni e la bravura di Baggio» MILANELLO DAL NOSTRO INVIATO Cos'ha in più il Milan della Juventus, al di là dei cinque punti che separano le due prime della classe? L'interrogativo è d'attualità alla vigilia della partitissima-scudetto di San Siro. C'è chi risponde che lo squadrone rossonero è completo in ogni reparto e gioca a memoria. Ma c'è chi vede in Franco Baresi l'uomo che fa la differenza, il leader che la Signora sta ancora cercando anche se Roberto Baggio darà l'esame di laurea in leadership proprio domani pomeriggio. Baresi era già un piccolo condottiero quando debuttò in Serie A, poco meno che diciottenne, e un giornale scrisse che il Milan aveva trovato un «Ufo», un extraterrestre, tanta era la bravura di quel ragazzo senza complessi reverenziali nei confronti dei senatori: libero modernissimo, capace di difendere e di proiettarsi all'attacco. Sono trascorsi quattordici campionati e Baresi è più che mai il capo di un Milan che è diventato sempre più forte e vincente. Sono cresciuti insieme e ne hanno fatta di strada, in Italia, in Europa e nel Mondo. Baresi è qualcosa di più di un capitano, di un rappresentante della commissione interna che discute i premi-partita, i premi-scudetto, i premi-Coppa con il presidente Silvio Berlusconi. E' il braccio di Fabio Capello; ed è la mente, lo stratega in campo, come lo fu per Arrigo Sacchi e lo è tuttora quando indossa la maglia azzurra. Baresi, chi le ha insegnato l'arte di fare l'allenatore in campo? Quando debuttai c'era Gianni Rivera. E' bastata una stagione per imparare moltissimo da un fuoriclasse ormai al tramonto ma ancora ricco di personalità, che non approfittava del suo talento per scansare la fatica negli allenamenti, ma dava l'esempio. Ora è lei che prende per mano i compagni più giovani e li guida, in campo e nello spogliatoio. Leader, nel calcio, si nasce o si diventa? Non mi sento leader, non so neppure se lo sono diventato sulla soglia dei trentadue anni e dopo aver giocato con grossi campioni. Si schermisce per pudore, riservatezza, timidezza. O ci sono altri motivi? Diciamo che questa qualità, questa vocazione uno ce. l'ha dentro. Poi si migliora, con il tempo. Conta molto anche il ruolo. Da libero si possono vedere e seguire tutte le situazioni, i movimenti della squadra. E la si può pilotare, soprattutto per. mantenerla ordinata tatticamente, come esige il gioco del Milan. Quali doti umane e tecniche deve possedere un trascinatore? Educazione, rispetto, esperienza. E bisogna aggiungerci la fiducia dei compagni, della società e dell'ambiente. Solo così si è seguiti, ascoltati. E' una responsabilità in più e bisogna sapersela assumere. La si esercita di più durante la partita o fuori del campo, negli spogliatoi? Sempre. In particolare nelle situazioni più difficili. Prendendosi, non dico le colpe, ma delle responsabilità che magari non sono proprio personali. A volte bisogna tirare su il morale depresso di qualcuno, altre volte alzare la voce, come un fratello maggiore, mai peccando di presunzione. In campo sprono ad accelerare il ritmo o invito alla calma se c'è da amministrare il risultato. Mi arrabbio, con chiunque, se è necessario, senza badare troppo per il sottile. E tutto si esaurisce nei novanta minuti, senza rancori e senza strascichi. Poi si è più amici di prima e questa è la forza di una squadra vera. Da come parla si direbbe che da grande farà l'allenatore? Non ho pensato ad una simile eventualità. E' un bel mestiere, ma può obbligare ad una esistenza da zingaro. Ed io sono un sedentario che è da una vita nella stessa società. Vedremo. E' presto. M'interessa giocare ancora per qualche anno in un Mi¬ lan che sta riaprendo un ciclo importante. E che, se domani batte la Juventus, ipoteca Io scudetto? Calma. Anche se allungassimo a sette punti il distacco i conti li faremmo alla 34a giornata. Si direbbe che lei tema Baggio. Non solo lui. Baggio sta attraversando un momento felice, ha ritrovato forma ed entusiasmo, ma ci sono anche Casiraghi, uno che con noi segna spesso, e Schillaci, intenzionato a dimostrare che è bravo e merita la conferma. La Juventus è capace di tutto anche se noi cercheremo di batterla. La Juventus è senza leader? Ce l'ha. E si chiama Baggio. Ma non è troppo giovane? Non c'è età per questo compito. Per me è stato più facile essendo nato nel Milan. Roberto è alla seconda stagione torinese, ha un carattere diverso dal mio, ma sta maturando e può prendere in pugno la squadra. Vorrei avere i suoi 25 anni ed essere bravo come lui. Bruno Bernardi Franco Baresi 32 anni, ha esordito in serie A nelle file rossonere nel 1978 Dopo tante stagioni da protagonista è più che mai il capo indiscusso della squadra che vede in lui non soltanto un leader in campo ma anche un saggio consigliere CAPELLO HA PIÙ' CARTE DEL TRAP LE PAGELLE: 87 A 85,5 LA DIFESA MILAN JUVE 21,5 22 LA TATTICA 7,5 7 L'ELfVAZI0NE 7 8,5 LASPINTA 7 6,5 mm L'ATTACCO MILAN 23 JUVE 20,5 22 21 IL TACKLE 7,5 7 L'ASSIST 7,5 7 LA COPERTURA 7 7 LO SCATTO 7,5 7 ILTIRO 7,5 6,5 L'ELEVAZIONE 8 7 CASIRAGHI ilillllf

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