Borsa Gaffino sbatte la porta di Zeni
Borsa, Gaffino sbatte la porta Colpi di scena in una giornata fiacca: passate di mano quote Finarte e Isvim Borsa, Gaffino sbatte la porta E ritorna in pista il «giallo» Bna MILANO. Neppure il giallo su quanto potrebbe succedere attorno alla Bna del conte Giovanni Auletta Armenise ha scosso piazza Affari. In Borsa i possibili sviluppi del lungo assedio al «conte» da parte degli azionisti di minoranza, primo tra tutti il Credito italiano, non sono riusciti a rianimare un venerdì che più tranquillo di così non si poteva. Molta ordinaria amministrazione, dunque, in piazza Affari. Con i maggiori titoli in flessione: la Fiat, partita non bene, si è poi ripresa sull'onda di voci che ridanno per possibile un buy-back; in discesa anche le Generali, comunque le più richieste; le Montedison in calo come le Olivetti, le Pirelli, le Ifi. In conclusione: pochi scambi, poche iniziative e interesse fiacco degli investitori istituzionali che hanno trascinato l'indice Comit al ribasso di uno 0,73%, uno stop che in piazza Affari un po' tutti gli operatori hanno spiegato con la gran voglia (soprattutto da parte dei market maker inglesi) di realizzare il realizzabile in vista delle scadenze tecniche della prossima settimana. Giornatina così così, in piazza Affari. Ricca di colpi di scena (o presunti tali) al di fuori del parterre. Su Finarte, la casa d'aste che fa capo al finanziere Francesco Micheli, si è per esempio saputo che fuori Borsa sono transitati a prezzi di favore un 3% di azioni ordinarie e un 2,5% di privilegiate. L'operazione, di cui Finarte si è detta estranea, è avvenuta giovedì e avrebbe visto un intermediario americano nel ruolo del venditore (attraverso la Comit) e in quello dell'acquirente una banca italiana che opererebbe per conto di un gruppo, anch'esso italiano, intenzionato a entrare amichevolmente in Finarte. Lo stesso è avvenuto per l'Isvim della quale, sul mercato dei blocchi, è transitata una quota di tutto rispetto, molto vicina all'8%. Altro colpo di scena, sia pure previsto da giorni, le dimissioni di Giuseppe Gaffino e dell'intero consiglio nazionale degli agenti di cambio. In assenza di risposte da parte del governo su una veloce approvazione del decreto che avrebbe dovuto istituire il nuovo ordine degli agenti (autonomo rispetto alle Sim), Gaffino e colleghi hanno ieri mantenuto le promesse. Se ne sono andati polemizzando contro chi vuole «azzerare la categoria» e contro l'impossibilità di «rappresentare unitariamente la categoria» dopo il varo della legge sulle Sim che ha creato «una dicotomia tra agenti di cambio imprenditori perché partecipanti alle Sim e agenti di cambio professionisti». Unanime, comunque, la promessa del consiglio nazio¬ nale dimissionario: verrà data battaglia, giura Gaffino, «per il riassetto dell'Ordine, per arrivare alla soppressione degli ordini locali e all'istituzione di uno nazionale, unico, eletto e rappresentato da soli agenti professionisti». Altrimenti, insiste il dimissionario Gaffino, «si abbia almeno il pudore di fare una legge che dica solo: sono soppressi gli agenti di cambio». Nebbia fitta attorno al destino (giuridico) degli agenti e nebbia ancor più fitta attorno al vero o presunto giallo Bna. Nella serata di ieri il Credit ha smentito le notizie anticipate su un quotidiano e su un'agenzia di stampa e cioè d'aver chiesto agli altri azionisti minori (la Sai di Salvatore Ligresti, i Caltagirone, i commissari della Federconsorzi che ancora possiede un 13,6% di Bna) un nuovo patto di sindacato. Non c'è alcun ultimatum ad Auletta, dice il Credit. Ma via via che passano i giorni (e la vicenda Federconsorzi procede verso una conclusione che passerà anche per la cessione del 13,6% di Bna), l'assedio al «conte» sembra stringersi sempre di più. Armando Zeni A fianco Giuseppe Gaffino ex presidente degli agenti In basso Umberto Agnelli
Persone citate: Francesco Micheli, Gaffino, Giovanni Auletta Armenise, Giuseppe Gaffino, Salvatore Ligresti, Umberto Agnelli
Luoghi citati: Auletta, Caltagirone, Milano
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