Damato ha fatto Bene

Damato ha fatto Bene Affìtta una pagina del «Corriere» per protestare contro Tmc Damato ha fatto Bene Furioso il direttore Milano ROMA. Nel mondo dello spettacolo adesso le proteste si fanno così, affittando le pagine dei giornali e scrivendo a lettere cubitali le proprie ragioni. Così ha fatto Carmelo Bene qualche giorno fa sul «Messaggero», così ha fatto ieri sul «Corriere della Sera» e sulla «Gazzetta dello sport» Mino Damato, per dire la sua sulla fine della collaborazione con Tmc e del programma «I. T. - Incontri Televisivi», che ieri sera non è andato in onda. «Bernice King, la figlia di Martin Luther King, stasera non potrà parlare. Gli Incontri Televisivi di Mino Damato non trovano più spazio su Telemontecarlo». Questo lo slogan che campeggiava ieri al centro di una pagina intera a pagamento sul «Corriere» e sulla «Gazzetta». In fondo, più in piccolo, si leggeva ancora: «La redazione, la regìa, i collaboratori tutti di Mino Damato vi danno appuntamento in un futuro prossimo venturo, su un canale televisivo grande e libero». Il modo plateale scelto da Damato per comunicare le sue opinioni è assai singolare, ancor più singolare perché avviene ad appena un giorno di distanza dall'annuncio di Bene sul «Messaggero», in cui l'attore proclamava il suo ritorno in palcoscenico, attaccando appassionatamente lo Stabile di Roma, e definiva il «Pinocchio» prodotto e programmato al Teatro Argentina «oltraggio linguistico e violenza all'infanzia». Dopo tante polemiche, una provocazione come quella di Damato non poteva passare inosservata. E infatti è stata immediata la replica di Telemontecarlo, il cui direttore generale Emmanuele Milano ha personalmente difeso la linea della sua rete e ha dichiarato: «Il giornalista Mino Damato, per esaltare la propria immagine, non ha trovato di meglio che offendere quella di Telemontecarlo, presentata come una televisione piccola, serva e soffocatrice della libertà di espressione». Dando atto a tutti i giornali, compresi «Corriere» e «Gazzetta», di aver trattato correttamente la vicenda dal punto di vista informativo, Milano ha poi riepilogato la lite fra rete e giornalista: «Telemontecarlo non ha cacciato Mino Damato. Ha solo cercato di trovare un dialogo con lui, una soluzione organizzativa che ci mettesse al riparo da nuove leggerezze, dopo quella che ha trascinato la nostra emittente prima in una situazione di grave disagio (per la trasmissione delle immagini di morte sulla sedia elettrica), poi di ridicolo (per i dubbi sollevati dallo stesso autore della trasmissione sull'autenticità del documento)». Il punto secondo Milano «non è che Damato abbia rifiutato qualsiasi accordo. Era pienamente nei suoi diritti. Ma non è certamente un suo diritto distorcere i fatti e denigrare l'immagine di una televisione che con grande impegno, ma senza ricorrere a mezzucci miserevoli, sta cercando di aprirsi uno spazio tra le agguerrite emittenti italiane». Si legge tra le righe la disapprovazione per lo stile «urlato» del giornalista-conduttore, sia nel modo di condurre la trasmissione incriminata, sia nel modo di difendersi dalle accuse della rete. «Il ricorso all'inserzione a pagamento - conclude Milano dimostra quanto poco spazio, nella considerazione generale, j abbiano potuto trovare gli argomenti che Damato utilizza per stravolgere la realtà dei fatti». . Qualunque sia la realtà dei fatti, certo lo stile adottato dal giornalista non è economico: si parla di oltre dodici milioni spesi da Carmelo Bene e circa cento da Mino Damato. [r. sii.] Da sinistra: Mino Damato, poi Giorgio Strehler che ha inviato una lettera contro Carmelo Bene che è nella foto sopra

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