E Pandora apprezza il vino di Osvaldo Guerrieri

E Pandora apprezza il vino «Lumache» all'Alfa E Pandora apprezza il vino TORINO. Prometeo sembra un tipo in eterna accelerazione. Ci si presenta in canottiera rossa con la scritta «Asti Boxe». E' improbabile che ci regali il fuoco. Suo fratello Epimeteo ha tutta l'aria del posapiano, anzi del tontolone. Indossa un pastrano militare, in testa ha un elmetto. Che fa, va alla guerra? Un inoffensivo ombrello imbracciato come un fucile ci informa però della sua natura pacifica e magari giocherellona. Questi due parlano come ossessi. Prometeo deve partire (è un semidio, forse ha una missione da compiere) e lascia Epimeteo a custodire una pianticella di vite. Il vino è il centro narrativo di «Lumache», lo spettacolo della compagnia Alfieri-Magopovero in scena all'Alfa Teatro. Ma non pensiate che la scelta si spieghi con le origini astigiane del gruppo di Luciano Nattino, abituato da tempo a confrontarsi con i miti letterari. Il vino, perciò, è visto come elemento mitico; aggrega intorno a sé non soltanto Prometeo e Epimeteo, ma anche Pandora, Io e Hermes. Non per stravolgere la mitologia greca, ma per trasformarsi ambiziosamente in uno strumento storico. Lo spirito didattico non appartiene per fortuna allo stile del Magopovero. «Lumache» è una favola teatrale nella quale i cinque personaggi, attraverso molteplici reincarnazioni, sfiorano l'evoluzione dell'umanità, senza tuttavia abbandonare un'atmosfera tra il sognante e il popolaresco, con stupefatti rallentamenti nei quali Epimeteo può mostrare a una ignara Pandora i misteri della terra, il suo impercettibile intiepidire allorché feconda un seme, le tracce argentee delle lumache. E Pandora, uscita da una botte, diventa apprendista di tutto, impara a conoscere gli uomini e le cose, assapora il vino, e soltanto lei può apprezzarne il gusto (Prometeo e il fratello sono privi di papille), soltanto lei sa che il vino può far volare. E conosce, il sesso, grazie alle rivelazioni dell'inquieta Io, sposa Epimeteo e dà la stura alla damigiana che porta sempre con sé. Non è più il vaso da cui uscirono, secondo il mito, il Bene e il Male; è un liquore che, attraverso un sistema di gronde, si dirama verso le genti. Intuizioni belle e gentili, momenti di poesia delicata e di candide assurdità. Se questi elementi creassero una condensazione costante, «Lumache» sarebbe uno spettacolo strepitoso. Purtroppo non sempre è così. Ci sono, soprattutto nella seconda parte, momenti di stanchezza e di eccessiva dilatazione che provocano piccole cadute di tono. Ma nel complesso la tensione è alta, sostenuta dalla bella interpretazione di Lorenza Zambon, Antonio Catalano, Giuliano Amatucci, Loredana Lanciano e Giancarlo Previati. Osvaldo Guerrieri

Persone citate: Antonio Catalano, Giancarlo Previati, Giuliano Amatucci, Loredana Lanciano, Lorenza Zambon

Luoghi citati: Torino