«Cara Giulietta sono un gay»
«Cara Giulietta, sono gay» Gli amanti di Verona diventano omosessuali per consolare storie contrastate «Cara Giulietta, sono gay» Due scrittori risponderanno a lettere da tutto il mondo L'iniziativa per cercare di frenare i molti casi di suicidio VERONA. Giulietta è lesbica. Romeo è gay. Nella loro cassetta della posta arrivano lettere struggenti. «Faccio la ricamatrice. Ho quindici anni. E ormai lo so: mi piacciono le donne. Tutte le notti faccio lo stesso sogno. Sogno di avere una morosa bella, dolce, tenera. Ci amiamo tanto e io ricamo per lei tanti bei cuscini. La mia morosa ha la faccia di Alice. Nella mia camera ho appeso un poster di Alice e quando nessuno mi vede la bacio. Però, per buttare un po' di fumo negli occhi della mamma e del papà, qualche volta esco con degli amici. Ma loro non hanno la faccia di Alice». «Giulietta dei gay» legge. Poi prende carta e penna e infonde coraggio al mittente: anche il suo amore era osteggiato. Abita a Verona, Giulietta dei gay, in via Dei Mutilati al numero 3. E' nata da pochi giorni. E' nata perché ne arrivavano tante di lettere come quella della piccola ricamatrice a Gabriella Bertozzo, segretaria nazionale dell'Arcigay donna: storie di struggenti amori omosessuali mai consumati, storie di faticose convivenze contrastate sfociate in tragedia. «Di omosessuali ne ammazza di più il suicidio che l'Aids - spiega Gabriella Bertozzo -. Una lettera può servire a molto, almeno a trovare comprensione». Due scrittori che vogliono restare anonimi leggono le lettere che arrivano da tutto il mondo. Sono un gay e una lesbica. Si chiamano Romeo e Giulietta perché rivendicano come propria la storia degli amanti di Verona. A sentir loro, le componenti ci sono tutte: amore appassionato, famiglie che si intromettono portando il più delle storie al tragico epilogo. Poco distante dal loro balcone ce n'è un altro, quello del Comune di Verona dove lavora un'altra Giulietta con cui corrispondono gli innamorati di mezzo mondo, quelli eterosessuali, però. «Non c'è nessuna competizione - premette Gabriella Bertozzo -. Loro si tengano il loro Romeo e noi ci teniamo il nostro. Spero collaborino, spero ci trasmettano le lettere che per errore arriveranno a loro. Noi vogliamo solo far capire che l'amore degli amanti di Verona non è la passione tra uomo e donna per antonomasia. Rivendichiamo il diritto all'affettività: un gay può amare con la stessa sensibilità con cui ama un altro uomo, soprattutto se è giovane». La lettera - spiegano all'Arcigay - è l'unico modo per consentire agli omossessuali di confidare le loro delusioni e le loro gioie d'amore. «Ai nostri 25 telefoni amici, solo il 5% delle chiamate è su tematiche omosessuali. La gran parte si vergogna e si limita a chiedere informazioni. Ma il più delle volte hanno solo bisogno di sfogarsi, di sentirsi normali». Ora Giulietta dei gay si trova sullo scrittoio ogni giorno lettere con storie drammatiche: «Ho ancora sul comodino il bicchierino di carta dove ho bevuto il te che mi ha offerto Marco. Ho saputo che si è suicidato»; «Ho 45 anni, sono sposata, ho tre figli. Due anni fa ho rivisto una compagna di classe. Ho scoperto che l'amavo. Anche lei mi amava. Ma poi mi ha lasciato e io impazzisco». Giulietta dei gay è nata per ascoltare e lenire il dolore per queste tristi storie. E così, ogni mattina, cita Shakespeare: ((Andiamo a parlare ancora di questi tristi eventi, che mai vi furono storie così piene di dolore», [p. 1. v.] Manifestazione organizzata dall'Arclgay a Bologna e, a fianco, «L'ultimo bacio di Giulietta e Romeo» di Francesco Hayez
Persone citate: Francesco Hayez, Gabriella Bertozzo, Shakespeare
Luoghi citati: Bologna, Comune Di Verona, Verona
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