A Parigi un flirt tra i due Zar

A Parigi un flirt tra i due Zar A Parigi un flirt tra i due Zar Eltsin vede il granduca Vladimir, poi gli esuli PARIGI DALJMOSTRO CORRISPONDENTE Lo zar Boris e il granduca Vladimir si sono piaciuti a prima vista, giovedì sera, dall'ambasciatore russo. «Sono rimasti insieme per quasi mezz'ora» ci racconta il fido Bereshnikov, segretario dell'erede Romanov. «Ero presente, ma non posso rivelare in dettaglio il colloquio. Tuttavia l'atmosfera pareva decisamente buona». Che potesse nascere feeling tra i due era chiaro sin da quando, nell'agosto scorso, il settantaquattrenne granduca Vladimir Kirillovic inviò un alato messaggio a Eltsin Tantigolpista: «Lei sembra voler restaurare in Russia - scriveva fra l'altro - i valori che ci sono essenziali. Se questo è il suo progetto, le reco volentieri l'appoggio mio e dell'intera famiglia imperiale». L'idillio avrebbe potuto svilupparsi nel viaggio autunnale di Vladimir a San Pietroburgo, ma il presidente russo non giudicò opportuno vederlo. Breve impasse, poi - l'altro ieri - un rendezvous. Visitare il granduca nel suo bellissimo appartamento rue de Mondovi era forse un omaggio eccessivo, così Eltsin ha preferito fargli pervenire due righe che l'invitavano alla residenza diplomatica, con il bel mondo russo (o quello che ne resta) della capitale. Tra l'ultimo Romanov e il nuovo zar prevedibile complice, lo champagne - il ghiaccio è ormai rotto. Vladimir fa sapere che guarda con favore «l'evoluzione attuale» ove Eltsin gioca «un ruolo eminente». Quindi si candida per «favorire azioni nell'interesse del popolo russo», grazie al suo status «super partes». S'ignora, per adesso, che cosa abbia risposto Boris. La fase sembrerebbe interlocutoria. Il Granduca riceverà un invito ufficiale da Eltsin? «Trattative sono in corso» spiega Bereshnikov. Cogliendo l'occasione, Eltsin ha voluto riconciliarsi con i Russi Bianchi e i loro nipoti che a Parigi sono ampia diaspora. «Vi chiedo scusa per il modo i cui vi trattava il comunismo, voi élite etica e intellettuale del nostro Paese. Grazie, comunque, per averne conservati usi, lingua, cultura». Quindi l'attesissima promessa: fra qualche mese il Parlamento dovrebbe autorizzare la doppia nazionalità per i russi dispersi nella galassia emigra¬ zione. Non stupiscono gli applausi scroscianti tributati dalla sala al neo-zar (l'ultimo, Nicola II Aleksandrovic, visitò qui la cattedrale ortodossa Saint-Alexander-Nevski 95 anni fa). Ma il più felice era probabilmente l'anziano maresciallo Shaposhnikov, generalissimo della Cei, «entusiasta» per un breve téte-à-tète con Marina Vlady. Per il resto, non si può dire Eltsin abbia scosso Parigi. Con abile regia, l'Eliseo ha messo in opera un'accoglienza regale, cui mancava, però, lo charme della gente. Folla smilza lungo gli Champs Elysées, nessuna acclamazione, sovrana indiffe¬ renza, malgrado i numerosi accenti populisti profusi dal leader russo, che invoca «un'Europa solidale nella quale valga la pena vivere». Eppure il viaggio è politicamente un successo. Boris porta a casa 800 miliardi in crediti agro-industriali, il trattato d'amicizia, aiuti francesi per smantellare le ogive atomiche e l'impegno che vi saranno due vertici franco-russi l'anno. «Con Mitterrand - aggiunge ho rapporti eccellenti. Non esiste più alcun problema fra i due Paesi. E' la comprensione totale». Enrico Benedetto li nuovo stemma russo è quello a destra: l'altro ricordava troppo lo Zar

Luoghi citati: Europa, Parigi, Russia, San Pietroburgo