Chiude il gulag di Sharanskij Liberi gli ultimi «politici»

Chiude il gulag di Sharanskij Liberi gli ultimi «politici» Ma l'associazione per i diritti umani: «Decine restano in cella» Chiude il gulag di Sharanskij Liberi gli ultimi «politici» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nella Russia di Boris Eltsin non ci sono più prigionieri politici. Gli ultimi dieci sono stati liberati ieri da «Perni 35», la colonia «di lavoro correzionale a regime duro» persa nelle steppe ai piedi degli Urali. Un luogo sinistramente noto per avere «ospitato»', negli anni duri del regime comunista, decine di dissidenti politici e religiosi. Eltsin aveva annunciato la liberazione degli ultimi «prigionieri di coscienza» una settimana fa, parlando all'Orni. Ma la decisione era stata già presa, con un decreto firmato il 30 gennaio. Il famigerato campo di lavoro verrà chiuso, e la sezione locale dell'associazione antistalinista «Memorial» ha già chiesto che venga trasformato in un museo delle repressioni. Un alto muro di cemento punteggiato da torrette di guardia, poi un altrettanto alto reticolato di filo spinato, infine il «lager» vero e proprio: una desolata spianata imbiancata di neve e una piccola, vecchia palazzina a due piani, dove un tempo si trovava l'ospedale di un vicino campo di massima sicurezza. Così appariva, e appare ancora oggi, «Perm 35». Qui il dissidente Anatolij Sharanskij, privato della cittadinanza sovietica e espulso nel dicembre del 1985, già in epoca gorbacioviana, passò una piccola par- te dei suoi sette anni di prigionia. Qui fu ricoverato il prete dissidente Gleb Jakunin, oggi deputato russo, liberato poco più di un anno dopo per grazia di Gorbaciov. Qui passò anche Serghej Kovaljov, uno scienziato dissidente amico del grande fisico Andrej Sacharov, che dal settembre scorso guida la commissione del Parlamento russo per i diritti umani. «Tre i capi di accusa di tutti i dieci prigionieri liberati c'è l'articolo 64 del codice penale: tradimento della patria - ci ha detto Kovaljov -. Tuttavia non si tratta di veri e propri detenuti di coscienza, una categoria in cui noi inseriamo solo chi non fa ricorso alla violenza, ma di persone condannate per dirottamenti, tentativi di fuga all'estero e spionaggio». Nel campo, spiega Kovaljov, c'erano del resto dodici, e non dieci prigionieri, «tutti arrestati dopo la morte di Breznev». Due di loro non sono stati liberati: Aleksandr Zavidin, una guardia di frontiere che sparò ad un compagno e lo fini a colpi di baionetta prima di tentare di passare il confine, è stato trasferito ad un altro campo. L'altro, Abdul Davlatov, con il crollo dell'Urss si è trovato cittadino del Tagikistan, ed è stato trasferito in quella repubblica per scontare il resto della pena. Tra i liberati, invece, c'è il fisi¬ co nucleare Jurij Pavlov, condannato a 15 anni di detenzione nel 1984 per aver venduto all'estero «segreti di Stato». Ci sono Konoval e Fedotkin, due giovani di 25 anni che nel 1986, durante D servizio militare, rubarono un paio di mitra dall'armeria della caserma e, sotto l'effetto di narcotici, tentarono di impossessarsi di un aereo per fuggire all'estero. «Non ci siamo certo opposti alla loro liberazione - dice Kovaljov - ma rispetto ai detenuti degli anni della guerra fredda c'è grande differenza. Ai nostri tempi si soffriva fame e freddo, si era sottoposti ad ogni sopruso, e per la minima protesta si era puniti con mesi di cella di rigore». Ieri, agli occhi di un inviato della «Pravda», la colonia è apparsa assai meno terribile: «Una casetta a due piani, con stanze che ricordano i convitti, con il cibo conservato sui davanzali, fiori, pulizia. Una condizione che i "normali" detenuti russi neanche si sognano». Ma la sezione moscovita del gruppo di Helsinki ha contestato che in Russia non vi siano più prigionieri politici. Molti obiettori di coscienza sarebbero ancora in prigione per aver rifiutato di prestare il servizio militare. Per la sezione moscovita di Amnesty International, solo in Ucraina sono in cella dieci obiettori. Fabio Squillante

Luoghi citati: Mosca, Russia, Tagikistan, Ucraina, Urss