E adesso spuntano le lettere di De Gasperi di Pierluigi Battista

E adesso spuntano le lettere di De Gasperi POLEMICA SUGLI ARI DELLA DC Dopo l'affare Togliatti, altro documento scottante. Ma Andreotti lo aveva già pubblicato in un libro E adesso spuntano le lettere di De Gasperi «Il leader de gioì alla falsa notizia che i nazisti erano a Mosca» AROMA DESSO spunta il nome di Alcide De Gasperi. Non si è ancora spenta l'eco delle polemiche che hanno accompagnato le rivelazioni su Togliatti e ora ad essere coinvolto nelle schermaglie politico-storiografiche è anche uno dei padri nobili della Repubblica, l'uomosimbolo della de vincitrice del dopoguerra. E tutto per colpa di una lettera del 22 agosto 1941 in cui De Gasperi aveva ponfessato che un eventuale trionfo nazista a Mosca sarebbe stato per lui fonte di «godimento». Ecco infatti che cosa scriveva da Borgo Valsugana l'allora impiegato della Biblioteca Vaticana a padre Albareda, a due mesi esatti dall'inizio dell'offensiva tedesca in Unione Sovietica: «Qui le notizie del gran mondo giungono in ritardo. L'altro giorno un pastore mi fermò sul prato per chiedermi se fosse vero che avessero preso Mosca: e invece ventiquattro ore dopo seppi che si trattava di Nicolaiev, onde avendo goduto per la prima notizia non trovai modo di impressionarmi per la seconda». De Gasperi si augurava in cuor suo la vittoria dei nazisti? Il testo sembrerebbe parlar chiaro: la falsa notizia della presa di Mosca da parte delle truppe di Hitler era stata accolta con evidente favore dall'uo¬ mo che proprio in quegli anni si stava attivando per la riorganizzazione dei primi nuclei della nuova democrazia cristiana. Tuttavia si dà il caso che questa lettera, o meglio questo stralcio di lettera, non sia affatto inedita. Anzi, la sua pubblicazione risale all'aprile del 1956, a pagina 132 della prima edizione di un libro intitolato De Gasperi e il suo tempo. Edi¬ tore: Mondadori. Autore: Giulio Andreotti. Perché allora parlarne proprio ora? E che relazione c'è con il caso Togliatti? Il fatto è che è stato proprio Franco Andreucci, lo storico fiorentino cui si deve il rinvenimento della lettera togliattiana sull'Armir, ad accendere la miccia. Presentando a Roma l'impresa della casa editrice Ponte alle Grazie, Andreucci aveva magnificato l'apertura e la liberalità degli archivi russi ed ex sovietici in singolare contrasto con la chiusura degli archivi di partito italiani, ancora ermeticamente sigillati e inaccessibili agli studiosi. Un esempio? E' qui che Andreucci ha citato il caso «delle lettere filonaziste di De Gasperi del 1941» rese note da uno storico non di professione come Giulio Andreotti. Andreucci invoca la glasnost: «Ma una glasnost valida per tutti». «Andreotti», spiega lo storico, «cita quella lettera senza spendere una parola per dirci dove ha trovato quel documento e se si tratta di un documento integrale. Non ci ha detto, soprattutto, se esistono altre lettere di De Gasperi su quel tema e nel caso che cosa vi e contenuto». E' vero. A pagina 132 della sua biografia degasperiana scritta a due anni dalla morte dello statista trentino, non c'è nessun riferimento alle fonti. Le due frasi cruciali della lettera sono in corsivo. Lo sono anche nell'originale oppure è l'autore della biografia che ne ha voluto sottolineare l'importanza? Del resto l'Andreotti del '56 è perfettamente consapevole della portata esplosiva di quel documento. E infatti fornisce al lettore una spiegazione rassicurante: «Non era certo simpatia per i nazisti che lo portava a gioire per il colpo infarto ai russi, ma la coscienza chiara del pericolo grave, anche per la fede, che la forza del bolscevismo rappresentava». Andreotti giustificava la pubblicazione della lettera «per rettificare la falsa opinione creata in alcuni ceti dal doloroso episodio Guareschi del 1954». Si tratta di una causa per diffamazione intentata dal leader democristiano contro il direttore del Candido Giovanni Guareschi, reo di aver diffuso un do¬ cumento del 1944, falso, in cui De Gasperi avrebbe chiesto agli Alleati di bombardare l'acquedotto di Roma per accelerare la reazione popolare contro la guerra. Guareschi fu condannato e dovette scontare la reclusione per oltre un anno: quattrocento giorni consumati nella cella 38 del carcere di San Francesco a Parma. E il presunto «filonazismo» di De Gasperi nel 1941? Lo storico Andrea Riccardi ricorda come le notizie sulle persecuzioni religiose suscitassero al tempo grandi timori tra i cattolici e nella Chiesa. E sottolinea anche la limpidezza dei comportamenti di De Gasperi sin dall'anno successivo. Andreucci sostiene che il problema è un altro: «E' ora che i partiti, tutti i partiti, spalanchino i loro archivi». Come nella Russia di Eltsin. Pierluigi Battista Alcide De Gasperi, uno dei padri della de A destra, Giulio Andreotti che di De Gasperi fu uno dei più assidui collaboratori.Qui a fianco, lo scrittore Giovanni Guareschi

Luoghi citati: Borgo Valsugana, Mosca, Parma, Roma, Russia, Unione Sovietica