Il pds: il Presidente ci propose un patto di Fabio Martini

Il pds: il Presidente ci propose un patto L'on. Fracchia: se non avessimo appoggiato un decreto, sarebbero saltati fuori documenti dall'Est Il pds: il Presidente ci propose un patto Botteghe Oscure: avrebbe voluto farci bloccare i casi Ustica e Gladio Cossiga: una menzogna, io parlavo dello spionaggio russo contro l'Italia ROMA. E' l'ora di pranzo del 28 gennaio, quando squilla il telefono di Bruno Fracchia, il deputato del pds che è presidente della commissione parlamentare per le autorizzazioni a procedere. La segretaria annuncia: «C'è il Presidente della Repubblica...». Una sorpresa si, ma fino ad un certo punto: Cossiga, dopo la minaccia di impeachment, ha chiuso i rapporti con i piani alti di Botteghe Oscure, ma con diversi parlamentari del pds parla ancora, affida loro i messaggi per Occhetto. Ma quella telefonata del 28 gennaio è destinata ad alimentare l'ennesimo fuoco polemico - che si è acceso improvvisamente ieri - tra Cossiga e pds. Dunque, la telefonata: «Caro Fracchia...», «caro Presidente...». Ma i preliminari durano poco, Cossiga arriva subito al dunque: in giornata - fa sapere il Capo dello Stato - il governo ha intenzione di varare un decreto col quale il presidente del Consiglio avrà il potere di impedire l'azione penale nei casi di spionaggio nei quali siano coinvolte le rela¬ zioni internazionali del Paese. Il pds è sicuro di essere contrario? Il veto del governo potrebbe riguardare anche i dossier provenienti dall'Est... Fracchia, sessantacinquenne avvocato alessandrino, comunista da 45, fa subito presente le sue perplessità: «Quel decreto non potrebbe compromettere alcune inchieste importanti?». Appena un'allusione a Ustica, a Gladio, alle inchieste più scottanti. Cossiga non insiste: «Pensateci e fate sapere». Ma Fracchia si precipita nello studio di Luciano Violante, vicepresidente vicario dei deputati del pds e racconta la telefonata. E Violante, il «piccolo Visjnskij» di tante esternazioni cossighiane, non ha dubbi: «Quel decreto non va». Fracchia telefona al Quirinale. Ma stavolta - secondo quanto riferisce un'anticipazione del settimanale Europeo che su questa vicenda pubblicherà un servizio nel prossimo numero - la risposta di Cossiga sarebbe stata vibrante: «E' nel vostro interesse appoggiare quel decreto, se volete che certi dossier provenienti dall'Est siano messi a tacere. Davanti a quelle carte siete indifendibili!». E Fracchia replica: «Ma è il decreto ad essere indifendibile, non noi...». Una telefonata che si sarebbe conclusa con una minaccia di Cossiga: «Quei fascicoli vi distruggeranno!». Informato, Achille Occhetto convoca un summit urgente. Viene approvata l'idea di Fracchia di informare delle telefonate di Cossiga i presidenti delle Camere, Nude lotti e Giovanni Spadolini, con due lettere. E quanto a Cossiga sarà Violante a scrivere un fondo di risposta l'indomani sull'Unità. Un articolo che è un messaggio in codice al Capo dello.Stato e al governo, ma che è comprensibile anche da chi non conosce i retroscena: «Sul decreto annunciato dal governo è inutile che si adduca a pretesto la necessità di impedire le indagini su fascicoli provenienti dall'Est. Nessuno sa quanto di vero sia rimasto in quei fascicoli, ma nessuna convenienza di parte può compensare questo lacerante strappo alla legalità costituzionale». Ma la ricostruzione deU'Euro- peo è stata contestata ieri sera da Cossiga: «Se Fracchia ha detto quelle cose è un volgare mentitore: ho spiegato che il governo non voleva far gravare più sui nostri rapporti con l'Est i pregressi fatti di spionaggio contro l'Italia. Ed è una menzogna che il decreto del governo riguarderebbe Gladio e Ustica». Con chi abbia parlato del pds, Cossiga non ha voluto dire, anche perché pare che oltre a Fracchia, il Capo dello Stato abbia parlato del decreto con un altro esponente della Quercia, che gli avrebbe scritto una lettera di risposta. E il decreto del governo al centro della contestazione? Nelle stesse ore delle telefonate tra Cossiga e pds, il decreto si eclissava. Mentre la sera del 27, il braccio destro di Andreotti, Nino Cristofori, aveva annunciato che nella seduta del Consiglio dei ministri era stato dato il benestare alla sostanza del decreto, nella giornata del 28 piovevano su Cristofori le smentite, compresa quella di Andreotti. Fabio Martini Bruno Fracchia (prima foto a sinistra). Nino Cristofori (a fianco)

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