«Avere giornali non è un vantaggio» di Francesco Cevasco

«Avere giornali non è un vantaggio» Carlo De Benedetti replica a Cossiga: siamo noi che vogliamo comprare un'azienda statale «Avere giornali non è un vantaggio» «Tredicimila assunti, Del Turco non sa quel che dice» MILANO. «Io sono un animale individuale». Carlo De Benedetti, padrone deh'Ohvetti-computer e della Repubblica-giornale risponde a Enzo Biagi perché Francesco Cossiga intenda. Il Presidente della Repubblica lo ha accusato di essere regista di un complotto ai danni dello Stato italiano: da un lato, l'ingegnere chiede soldi per risanare le sue aziende, dall'altro alimenta quel «partito trasversale» che coagula tutto quello che c'è di «ariti», di «contro» al Sistema. Fino a ieri, De Bendetti, aveva evitato lo scontro. Aveva rifiutato di entrare in polemica diretta. Davanti a Biagi ha vacillato e, poi, ha ceduto. «D'accordo, parliamo di queste cose. Ma a una condizione. Che ne parliamo lei, Biagi, ed io. Non voglio altri interlocutori». E così è stato. Vestito blu elettrico, camicia azzurra e basetta appena tagliata un po' troppo alta, De Benedetti s'è presentato nel salottino di «Una storia», la trasmissione del giornalista numero uno, con una domanda fuori video: «Ma perché lei, Biagi, se n'è andato da la Repubblica!)). «Perché sono permaloso», ha tagliato corto Biagi. Ha offerto all'illustre ospite un bicchiere d'acqua minerale e poi s'è messo a lavorare. Domanda: accetta il suggerimento di Cossiga «vendi i tuoi giornali, se hai bisogno di soldi»? De Benedetti trattiene il fiato, si mostra sereno, imperturbabile, accavalla le gambe e la prende alla lontana: «L'Olivetti non è da salvare. E' una grande azienda: nazionale e internazionale. Quel suggerimento? Mah... Faccio l'imprenditore da trent'anni. Ho cominciato con 50 persone, ora ho 100 mila dipendenti». E insinua un dubbio, senza dirlo esplicitamente, ma si capisce: non sarà che dà fastidio il mio giornale? Biagi va subito al cuore del problema: «Ma perché Cossiga ce l'ha tanto con lei?». De Benedetti, questa volta, ci sta e risponde senza giri di parole: «Lui ce l'ha con la linea editoriale di Repubblica e dell'Espresso. Una cosa assurda. Che cosa c'entro io? La Repubblica ha lo stesso direttore ed editore dal giorno della fondazione. Quando sono arrivato io, non ho interferito minimamente nella linea del giornale. E questo vale anche per il futuro». Una pausa, il tempo di una scheda su quanto valgano meno, oggi rispetto a ieri, le azioni delle grandi aziende italiane, basta per sdrammatizzare e consente a Biagi di metterla sul generale: «Avere giornali è un vantaggio o un inconveniente?». De Benedetti non ha dubbi: «Sicuramente un inconveniente». Il serpente-Biagi comincia a incantare la preda: «Tant'è tutti i grandi gruppi economici sono proprietari di giornali...». Il razionaleingegnere non si fa ipnotizzare: «In tutto il mondo la proprietà privata, anche nell'editoria, ha fatto meglio della proprietà statale». La danza del serpente conti- nua: Biagi cita il mitico patron della Fiat, Valletta, che si stupiva così: «Quando vado a Rona, mi chiedono tanto del giornale La Stampa e poco della fabbrica Fiat». Sembra abboccare, De Benedetti, che risponde: «Per me è lo stesso» (dove «Stampa» sta per «Repubblica» e «Fiat» per «Olivetti»), ma subito dopo si riscatta alla grande con la risposta alla domanda in cui si accomuna il quotidiano la Repubblica al «Partito trasversale» tanto odiato da Cossiga: «Io sono un cittadino-lettore - dice l'ingegnere - e le mie idee a volte coincidono, a volte no, con quelle del giornale la Repubblica». Fine del balletto: parliamoci chiaro: «Le hanno mai chiesto di far fuori Scalfari?», domanda Biagi. «Tante volte», risponde De Benedetti. «Chi?» «Ambienti po¬ litici». Altrettanto chiara la citazione del sindacalista Ottaviano Del Turco: «De Benedetti è l'unico imprenditore che non ha mai assunto un operaio, li ha solo licenziati». Peggio che parlargli di Cossiga: per la prima volta, nei dodici minuti di chiacchiere con Biagi, l'ingegnere tradisce un pizzico di nervosimo e alza un po' il tono quando risponde: «Ho assunto 13 mila persone: duemila operai eli mila tra tecnici e impiegati. Del Turco, evidentemente, non sa quello che dice». Finisce con un'impennata d'orgoglio: «Siamo noi che vogliamo comprare un'azienda statale, la Finsiel, non viceversa». Morale della trasmissione: Cossiga, fatti gli affari tuoi. Francesco Cevasco Carlo De Benedetti «L'Olivetti non è da salvare E' una grande azienda italiana e internazionale»

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