Nozze segrete, bufera su Arafat

Sorpasso tra 15 anni Più arabi che europei L'Islam futuro alla Fondazione Agnelli Sorpasso tra 15 anni Più arabi che europei Parla l'inviato egiziano a Madrid «Così fermeremo gli integralisti» TORINO. Nel '50 i dodici Paesi che ora formano la Cee avevano il triplo degli abitanti rispetto al Nordafrica e alla Penisola Arabica. Poi la tendenza è cambiata. E tra 15 anni ci sarà il sorpasso: più arabi che europei. Nove milioni di musulmani vivono già nella Cee, solo in Italia sono 700 mila. Molti di più premono alle porte. L'Europa invecchia, il Maghreb ringiovanisce: tre abitanti su quattro hanno meno di 30 anni. E' lo scenario discusso da alcuni studiosi dell'Islam, convocati ieri e oggi a Torino dalla Fondazione Agnelli per il primo dei seminari sul mondo arabo e sui musulmani in Europa. «Un giorno Gheddafi riceve una delegazione dal Medio Oriente. Il primo si presenta: sono George, libanese. E il Colonnello, duro: non esistono libanesi, solo arabi. E non esistono arabi che si chiamano George». L'episodio che racconta Ali Eddin Hilal Dessouki, direttore del centro per la ricerca politica del Cairo, membro della delegazione egiziana alla Conferenza di pace di Madrid e di Mosca, è una chiave per capire la crisi degl'Islam. Che coincide con il tramonto del panarabismo. «Pensavamo che i nostri Stati fossero un'eredità coloniale. Sognavamo di rimuovere le frontiere "artificiali" dal Marocco alla Siria. L'hanno teorizzato a Damasco nel dopoguerra, poi al Cairo, a Tripoli. Romanticismo. Dopo sono venute la sconfitta di Nasser del '67, la guerra del Libano del '70, Camp David, il Golfo: le tappe del declino dell'arabismo». E ora si scontrano le masse che sognano la riscossa nel segno dell'Islam, e le élites che rincorrono l'Occidente. Sì, c'è unp scisma tra governanti e governati. Ma la spaccatura non è così profonda dappertutto. Prendiamo il Golfo. In Marocco erano 300 mila a manifestare contro re Hassan, schierato con Bush. In Egitto parte dell'opinione pubblica si e ribellata solo nell'ultima settimana della campagna aerea. Chadli Benjedid, allora leader algerino, subito dopo l'invasione del Kuwait firmò una dichiarazione congiunta con Mubarak. Poi si è lasciato sommergere dall'onda integralista. E ora lo iato tra Stato e società lacera l'Algeria. Il nazionalismo islamico è come un pendolo. A un'oscillazione estremista succede la restaurazione. A Algeri gli ultra sono arrivati a un passo dal potere, poi le forze della modernità si sono coalizzate e li hanno fermati. Ma anche in futuro ogni movimento di riscatto fatalmente si baserà sull'Islam. Prima di Maometto l'Arabia e il Maghreb erano il pascolo di tribù nomadi. Poi sono venute la religione, l'arte, la medicina, la filosofia a unirci. Ora un altro aspetto pare spingere i diseredati, gli il• lusi dal boom petrolifero, verso Allah: la rabbia contro l'Occidente egemone sul piano economico e politico. La via d'uscita può essere l'integrazione tra i Paesi arabi? Ora e più difficile. La guerra del Golfo ci ha divisi, ha spaccato la lega, abbiamo dovuto rimetterne assieme i cocci. Come possiamo pensare di riunirci, quando c'è ancora in giro Saddam? Lei era a Madrid, con Shamir e Sbafi. Vogliono davvero fare la pace? Glielo giuro: gli arabi sono decisi a chiudere il capitolo della guerra con Israele. Ma alle condizioni di Baker: pace in cambio dei Territori. E Israele è pronto? Questo non glielo giuro. Aido Cazzullo