La rabbia di Lucchini di Flavia Amabile
La rabbia di Lucchini La rabbia di Lucchini «Il malcostume ormai dilaga Prima almeno ci si rispettava» ROMA. «Esterrefatto». La prima parola che viene in mente a Luigi Lucchini per commentare l'attacco di Cossiga di due giorni fa nei confronti di De Benedetti è questa. Eppure Lucchini, presidente della Confindustria dall'84 all'88, di rapporti tra il palazzo e gli imprenditori se ne intende. I suoi quattro anni a viale dell'Astronomia sono stati quelli del referendum sulla scala mobile: una battaglia terminata con la vittoria degli industriali. Ma, nonostante tutto, si trattava di altri tempi. E oggi uno come Lucchini dice, appunto, di essere «esterrefatto di fronte a questi continui attacchi». Era così diverso quando lei era presidente della Confindustria? Certamente non c'era il clima vivace che si respira invece oggi. Si svolgeva tutto secondo un sistema di reciproco rispetto tra noi imprenditori e le istituzioni. Lo stesso accadeva anche con i sindacati. Oggi non esiste più nulla di questo. Tutto si è trasformato. E in peggio. Che cosa è successo secondo lei che ha modificato questi rapporti? L'Italia è sicuramente allo sfascio dal punto di vista politico. E siamo tutti esasperati per questa situazione che si trascina da diverso tempo. Ormai, insomma, il malcostume in uso nel palazzo di non rispettarsi è stato esteso anche agli altri loro interlocutori, in particolare agli imprenditori. Negli ultimi tempi, poi, la campagna elettorale ha fatto il resto. Il risultato è una serie continua di attacchi: ne riceviamo ogni giorno. Infatti, quest'ultimo di Cossiga non è che uno dei tanti segnali di un deterioramento dei rapporti. Diversi attacchi, lei dice. A che cosa si riferisce, in particolare? Qualche anno fa non sarebbe stata possibile una polemica come quella che nelle settimane scorse ha visto protagonisti il presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, e il presidente della Fiat, Giovanni Agnelli. Nei miei quattro anni di presidenza della Confindustria ho sempre avuto il massimo rispetto per le istituzioni e, in particolare, per il Presidente della Repubblica che non deve assolutamente essere attaccato. Ma, allo stesso tempo il Presidente deve guardare con un occhio particolare imprenditori come De Benedetti che hanno un ruolo determinante nell'economia italiana e che sono, invece, sempre più tartassati su diversi fronti, politicamente e finanziariamente. Ed è anche' necessario che il governo si renda conto che l'Italia non è fatta solo di politici e imprendi^ tori, ma di gente che lavora. A tutti questi italiani posso so'o augurare 1 che finisca presi) questo periodo di campagna elettorale. Flavia Amabile Luigi Lucchini
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