Scopre la vita in ospedale di Angelo Conti

Scopre la vita in ospedale Controlli clinici al segregato di None: «Potrà recuperare» Scopre la vita in ospedale Ma Bruno non tornerà in famiglia Camera 12, letto 34, reparto di neurologia dell'Ospedale Agnelli di Pinerolo: è il nuovo mondo di Bruno Cagherò, 44 anni, il segregato di None. Dopo 23 anni trascorsi in uno stanzino, in condizioni igieniche aberranti, l'ex operaio ora ha bisogno di cure. Il dottor Angelo Grillo, primario di psichiatria, ed il dottor Tiberio Doriguzzi, primario di neurologia, lo hanno sottoposto ad una lunga serie di accertamenti: analisi ematochimiche, radiografie, elettrocardiogramma, elettroencefalogramma. Non è emerso nulla di particolare, eccetto lontani esiti di fratture calcificate allo sterno, alle costole ed alla clavicola. Subito spiegate proprio da Bruno: «Da piccolo sono caduto dalla bicicletta. No, non mi hanno curato. Sono guarito da solo». Ma di cosa soffre Bruno? Una precisa diagnosi neuropsichiatrica ancora non c'è. Il dottor Doriguzzi parla di «sindrome fobico ossessiva» che l'ha portato, 23 anni fa, a lasciare Villa Augusta a Bruino e poi a sfuggire il contatto con la gente. Per il dottor Grillo, Bruno soffre anche di «atemporalità, cioè non si accorge del tempo che passa, non ha né orologio né calendario mentale: una condizione che l'ha aiutato a superare meglio questo lunghissimo black-out». Il suo futuro prossimo sta «in un periodo di osservazione, qui a Pinerolo oppure a Moncalieri». Seguiranno terapie di riabilitazione. E poi? «Quest'uomo potrà avere una vita di relazione. E' persona normalmente intelligente. C'è la speranza che possa vivere autonomamente, svolgere un lavoro». Difficilmente, però, tornerà nella casa di None in cui è stato segregato per quasi un quarto di secolo: «Meglio un'altra realtà». Lui, Bruno, ha intanto fatto conoscenza con i menù dell'ospedale ed anche con banali disservizi della sanità: la pagnotta che ha avuto ieri a mezzogiorno era dura come un sasso, vecchia di almeno due giorni. L'ha restituita all'infermiere dicendo: «Il pane di mamma era più buono». Colazione, pranzo e cena sono comunque una novità: «Ero abituato a mangiare una volta sola al giorno». Mostra scarsa dimestichezza con le posate: negli ultimi anni aveva sempre usato le mani. E' un po' contrariato dalla mancanza del televisore: «Non vorrei perdermi Derrick, la prossima settimana». E confessa un sorprendente interesse: «Il programma che preferisco è Quark, per la bellezza delle immagini, ma anche per la chiarezza dei discorsi». A None, intanto, il paese cerca di spiegare come ha potuto «dimenticare» questo ragazzo. Il sindaco, Domenico Bastino: «Eravamo convinti che fosse ancora ricoverato in una casa di cura». Il parroco, don Luigi Ferrerò: «Veniva all'oratorio, da ragazzo. Quando ho notato la sua assenza, ho chiesto ai vigili: mi hanno detto di non preoccuparmi». Alla Usi si replica che «senza segnalazioni c'era poco da fa- re». Ma altre testimonianze lasciano intendere che in tanti «sapevano». Luciano e Michela Bernardi, i vicini di casa, hanno ammesso di avere notato «un uomo con i capelli lunghi, nei pressi della tettoia che dà sul garage». Si è sfiorato anche il clamoroso equivoco: «Una sera d'estate l'ho scambiato per un la¬ dro. Ho subito chiamato Biagio Cagherò, per avvertirlo del pericolo, e stavo per informare la polizia». I Cagliero da anni non parlavano di lui: «Dicevano di avere un figlio solo». La famiglia di Bruno, denunciata al completo per «maltrattamenti», è difesa dalla Diapsigra, l'associazione dei parenti degli infermi mentali. Maria Luisa Gentile, la vicepresidente: «E' troppo facile l'indignazione che sale verso questa famiglia. Miseria, ignoranza, senso di vergogna certamente hanno avuto il loro ruolo. Però è lecito domandare che cosa poteva fare? Che cosa poteva ottenere dal servizio pubblico? Poco, forse nulla. Non esistono strutture di ricovero, non vengono effettuate visite a domicilio, non c'è attività di sostegno. Funzionano solo i repartini per brevissimi ricoveri, spesso coatti». Da Torino arriva anche la testimonianza disperata di una famiglia alle prese con un ragazzo di 33 anni che presenta sintomatologia identica a quella di Bruno: «Non si vuole lavare, in passato si barricava in casa per non uscire, a volte è violento. Stiamo cercando tenacemente di recuperarlo, ma lottiamo da soli». Angelo Conti Bruno Cagliero prima della cura dal barbiere e dopo (sopra) mentre fa colazione nell'ospedale di Pinerolo A fianco il primario di psichiatria Angelo Grillo

Luoghi citati: Bruino, Bruno, Moncalieri, None, Pinerolo, Torino