Papà e mamma? Qualcuno di cui ci si può fidare
Papà e mamma? Qualcuno di cui ci si può fidare Come in una scuola elementare di Moncalieri è stato affrontato il tema dei rapporti in famiglia Papà e mamma? Qualcuno di cui ci si può fidare «Siamo tutti figli adottivi», un libro scritto dai bambini Secondo te, chi sono i figli? Simona: «Sono l'aiuto dei genitori da grandi, ma anche da piccoli perché possono divertire gli adulti»; Giorgio: «Sono i bambini aiutati dai genitori a crescere». E che cosa vuol dire essere figli? Paolo: «Aiutare i genitori come possiamo»; Francesco: «Avere qualcuno che ci protegge». Chi sono secondo te i genitori? Alessandro: «Sono le persone che ti insegnano le cose difficili». Essere genitori che cosa vuol dire? Marco: «Vuol dire diventare qualcuno di cui ci si può fidare». Simona, Francesco, Giorgio, Alessandro vanno a scuola all'elementare Italo Calvino di Moncalieri, e nessuno di loro definisce i figli «bambini nati da papà e mamma». Nell'anno scolastico '89/'90, con le maestre hanno partecipato a un progetto nuovo: parlare di adozione, affrontare e capire il concetto di maternità e paternità, e dell'essere figli, non fondandolo soltanto sui rapporti biologici, ma anche su quelli affettivi e formativi. L'esperienza delle maestre Luisa Alloero e Aura Rosati e di Marisa Pavone, direttrice del quarto circolo didattico di Moncalieri, è diventata un libro che in questi giorni esce nei Quaderni di promozione sociale Rosenberg fc> Sellier. Titolo, «Siamo tutti figli adottivi». Il volume sarà presentato domani sera alle 20,45 alla sala conferenze del San Paolo, in via Santa Teresa 0, in un dibattito pubblico organizzato dall'Anfaa, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatane. Interverranno il presidente del Tribunale per i minorenni di Torino, Camillo Losana, il sovrintendente scolastico per Piemonte e Valle d'Aosta, Antonietta Piccitto Pavan, il professor Giorgio Chiosso, ordinario di Pedagogia all'Università di Torino, e Marisa Pavone, coautrice del libro. Mario Tortello, giornalista del gruppo intcrprofessio- nale Minori/Informazione, coordinerà il dibattito. Domanda della serata, qual è il modo giusto di parlare d'adozione in famiglia e a scuola. Perché anche la scuola «deve avere tra i suoi obiettivi primari il problema dei rapporti familiari e della loro trasformazione». La risposta che il libro propone sta in otto «unità didattiche»: un viaggio alla scoperta del rapporto cucciolo/adulto, che parte dagli esempi del mondo animale per arrivare all'amore «vero e profondo» bambino/uomo, un amore che non si basa sui vincoli di sangue ma sull'affetto, sul rispetto, sull'attenzione reciproci. Perché reciproca è l'adozione. Il percorso è agile. Gli animali hanno bisogno delle cure dei genitori per crescere, sopravvivere, diventare autonomi. Ma i bambini hanno bisogno dei genitori per un periodo di tempo più lungo degli animali. Anche tra gli animali, però, la protezione dei piccoli va al di là dei rapporti di sangue, si allarga al branco intero superando ogni antagonismo. Quindi l'essere genitori non coincide necessariamente con la procreazione e l'essere figli non significa necessariamente essere nati da «quei» genitori. Per questo «adottare» vuol dire dare genitori ai bambini che sono rima-j sti soli, non dare figli alle coppie che non ne hanno. E il diritto al-; la famiglia vale per tutti i bambini del mondo. «Siamo tutti figli adottivi» si' rivolge ai bambini, agli insegnanti, alle famiglie: naturali, adottive o aspiranti tali. La seconda parte è dedicata ai danni individuali e sociali del ricovero dei minori in istituto, agli aspetti legali e psicologici dell'adozione. Manca solo un dato, perché il libro è stato scritto l'anno scorso. Al 31 gennaio 1992, sono ancora troppi i bambini in istituto: 1068 in Piemonte, 50 mila in Italia. le. fer.]
Luoghi citati: Italia, Moncalieri, Piemonte, San Paolo, Torino, Valle D'aosta
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