Toro, confronto all'americana
Toro, confronto all'americana Mondonico ha parlato un'ora e mezzo con i granata alla presenza di Moggi Toro, confronto all'americana «Non processo, ma scambio di idee E ora il pieno dai prossimi 3 match» TORINO. Negli spogliatoi del vecchio Filadelfia, il Torino ha giocato ieri mattina una lunga partita psicologica. Un faccia a faccia schietto. Per novanta minuti Emiliano Mondonico, alla presenza del dg Luciano Moggi che ha fatto alcuni interventi, ha sostenuto un vivace confronto con i granata (si dice abbia alzato un po' la voce con qualche pezzo grosso, stranieri compresi?), dando inizio all'allenamento verso l'ora di pranzo. Alla fine, il tecnico era soddisfatto. Perché questo vertice? Non è stato un processo né un appello. A grandi linee la potrei definire un'istruttoria, una ripassata alle idee. In certi momenti conta parlare, ma anche saper ascoltare. Ciò nasce dalla sconfitta di Roma? No, di deludente c'è stato solo il risultato, non il gioco. La gara l'ha dominata il Torino, ma non tutto ha funzionato a dovere nella finalizzazione degli schemi... Vero, ma se il gol di Bresciani fosse stato convalidato o ci avessero accordato il rigore su Policano, saremmo tornati a casa come minimo con un pareggio. All'Olimpico dissi che, ultimamente fischiano anche i guardalinee e ho letto che Calieri è furibondo con me per questo. Evidentemente il presidente della Lazio non ha capito la battuta. Ho voluto la chiacchierata del mercoledì per mettere in chiaro le cose fra di noi, a prescindere dall'ultima partita. In particolare, cosa c'era di urgente da chiarire? La squadra ed io siamo sintonizzati vivendo quotidiananente a contatto. E' importante che tutti, anche presidente e direttore generale la pensino come noi. I momenti vanno colti, non costruiti. E questo, a mio avviso, era il momento giusto. Un utile scambio di vedute. La presenza di Moggi è stata positiva per conoscere e comprendere la situazione su tanti argomenti, nell'interesse del Toro, in modo che la squadra cresca alla massima potenza, dandoci valutazioni assolute anche per il futuro. Febbraio si è iniziato con un passo falso, sia pure con il concorso di sviste arbitrali. E cosa allora si propone per rientrare in zona Uefa? Non c'è problema. Il calendario del mese ci offre due gare interne con Cremonese e Cagliari, intervallate dalla trasferta di Napoli. Cercheremo di ottenere il più alto punteggio possibile per rimetterci in corsa. Tornate al Delle Alpi con nelle orecchie ancora i fischi del pubblico per la sofferta vittoria con il Bari? I fischi sono un atto d'amore e anche una reazione maleducata, significa che la disapprovazione non solo dà fastidio ma ti tocca. Si possono trovare risvolti posi¬ tivi sia da una parte che dall'altra anche nella negatività. Chiaro che noi faremo di tutto per raccogliere applausi. Ritrova Gustavo Giagnoni, l'uomo con il colbacco che le preferi Toschi quando arrivò al Torino. Qualche rancore? Ci mancherebbe! Ero una delle ultime ruote del carro e non fu Giagnoni a bocciarmi ma il sottoscritto. Cremona, che l'ha visto na¬ scere e crescere come allenatore, è davvero un'isola felice per un professionista di calcio? Perdere non piace a nessuno. Non vorrei che questa tranquillità senza risultati disamori la gente sebbene la società biancorossa, sull'esempio del Torino, punti sul vivaio. E' meglio avere 12-15 mila spettatori arrabbiati nel modo giusto che 5 mila indifferenti. Con l'Inter, la Cremonese ha giocato bene ma noi dob- biamo batterla. All'andata ci riuscimmo con molta autorità: fu una svolta perché avevamo perso in casa con la Lazio ed era un momentaccio. Anche domenica dovremo riscattarci. Ma come possono essere diverse le sconfitte! Sarebbe importante, però, avere le stesse paure di metà settembre per interpretare al massimo il nostro credo calcistico. Brano Bernardi Emiliano Mondonico (nella foto) non serba rancore verso Giagnoni, che gli preferì spesso Toschi
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