E Berlusconi in Francia ricomincerà da Cinq di Enrico Benedetto

E Berlusconi in Francia ricomincerà da Cinq IL CASO LA GUERRA E Berlusconi in Francia ricomincerà da Cinq PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Berlusconi o morte. L'amministratore giudiziario di «La Cinq» Hubert Laffont non trasmetterà al tribunale le altre due proposte per salvare la tv commerciale francese, ritenendole non idonee. E il cavalier Silvio, sbaragliati gli avversari in 48 ore senza colpo ferire, già galoppa verso l'incoronazione ufficiale, Con il sì di maestranze e management, si accinge oggi a consultare gli azionisti in vista di un aumento di capitale. Chi non vuole, si accomodi: Fininvest fa sapere che non mancano le candidature esterne. Ai creditori una magnanima facoltà di scelta fra il riavere tutto entro l'anno 2015 o il 25% per il '95. Sembra una marcia trionfale, eppure la vittoria non è affatto sicura. Due massicci ostacoli attendono ancora l'imprenditore lombardo: il Csa, l'ente pubblico che detta le regole del gioco in materia televisiva, e il tribunale amministrativo chiamato a pronunciarsi sul dossier il 5 marzo. Nel primo caso, la proposta berlusconiana potrebbe vedersi rimproverare un'impostazione culturalmente squalificata o non abbastanza «made in France». Il secondo, invece, ragiona in termini più quantitativi; per decidere sarà fondamentale il sì dei creditori. Unica alternativa, il liquidatore giudiziario, un'ipotesi che seduce molti. Sulle ceneri «La Cinq», il pool «TF1, M6, Canal Plus» vorrebbe erigere l'improbabile Cnn francofona. Oppure la frequenza ospiterà una catena culturale d'ispirazione governativa. Che invoca, fra gli altri, l'ex premier Michel Rocard. Solo ipotesi, per il momento. Ma è significativo che questi ultimi due piani, anziché venire presentati contestualmente a quello Berlusconi come sembrava il caso qualche giorno fa, postulino invece il decesso di «La Cinq». Su basi analoghe non reggerebbero infatti il confronto. Anche l'ipotesi «Vogue» e quella, in extremis, dei laboratori grafici Roussel hanno comunque deluso maitre Laffont, che le rinvia senza appello. Resta dunque il padrone Mondadori, in splendida solitudine. Ieri doveva superare l'esame al Comité d'Entreprise, cui l'amministratore ha presentato le sue idee per far risorgere «La Cinq». Sui 910 impieghi attuali, Fininvest ne salverebbe 613. E là redazione subirà un taglio ancora più modesto in percentuale, scendendo da 122 a 100 posti. La risposta aziendale dice «ok», fra qualche distinguo ma in piena consapevolezza che quella è l'unica via agibile. Il Consiglio d'amministrazione può quindi riunire per il 25 febbraio l'Assemblea generale sul tema rilancio. E i 613 passano, con feb¬ braio, nel libro paga Fininvest. L'annunciata ricapitalizzazione da 330 miliardi vedrà due tappe. Nella prima, vicinissima, scenderanno in campo gli azionisti attuali - o altre cordate esterne, qualora vi fossero defezioni - sino a raggiungere il 50% circa della somma. Hachette, che ha un 25% come Berlusconi, mantiene finora un atteggiamento di riserbo, vicino al «no». Altri, per esempio il Crédit Lyonnais ed Hersant, lasciano intendere che si defileranno. Fininvest, tuttavia, ha già nella manica «nuovi partner comunitari presentati da Reteitalia». Cui si aggiungerà 1'«Associazione per la Difesa di La Cinq», telespettatori e amici che potrebbero esporsi oltre i 1200 milioni. Poi, quando il tribunale avrà sancito la resurrezione ufficiale, giungeranno i conguagli. Ma resta da sciogliere il nodo «passivi». Secondo gli uomini Fininvest, il «rosso» ammontava, per fine dicembre, a 800 miliardi. Non si può dire che Berlusconi aduli i creditori: mette sul tavolo un 25% a breve termine e il re¬ sto mai, ovvero la totalità diluita in 23 anni. Esige inoltre che Hachette abbandoni integralmente i suoi crediti (250 miliardi). La stampa francese, per ora, ha scelto di non scegliere. I commentatori rilevano come l'atout Berlusconi oggi non tema rivali, eppure la futura Cinq europeizzata con sinergie della galassia Fininvest desta numerosi dubbi. Titoli dai quali traspare «vaghezza», «poca convinzione», «ombre» sono la regola in questi giorni. E ogni contraccolpo italiano che veda Sua Emittenza protagonista fa notizia. Per esempio la vicenda Mondadori: è di ieri un piccolo «colpo di scena» sul conseguimento della quota del 91% nella casa editrice di Segrete da parte della Fininvest. Si è appreso, infatti, che Berlusconi è ancora fermo al 72,6% perché il pacchetto di Mediobanca verrà formalmente acquisito soltanto a giugno mentre le azioni di Leonardo Mondadori, pari all'I 1%, verranno comprate tra qualche giorno. Enrico Benedetto Via libera al piano della Fininvest Ancora al 72,6% la quota in Ame Silvio Berlusconi presidente del gruppo . Fininvest

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