Arigliano, jazz e simpatia di Gabriele Ferraris

Arigliano, jazz e simpatia All'Auditorium, appuntamento anomalo di una stagione classica Arigliano, jazz e simpatia // cantante ha alternato con estrema disinvoltura Gershwin e ColePorter ad autori italiani come Pino Calvi e Pino Scotti. Poi, l'omaggio a Bruno Martino TORINO. Che emozione, per le eleganti/ signore e i distinti signori che frequentano i concerti classici dell'austera «Accademia corale Stefano Tempia fondata nel 1875». L'altra sera, sul palco dell'Auditorium Rai, non hanno ascoltato i soliti, severi professori d'orchestra, ma un eroe dei tempi loro: il confidenziale Nicola Arigliano. E' successo che quelli della «Stefano Tempia» hanno deciso - come l'Unione Musicale, come il Teatro Regio - di dare spazio e credibilità «colta» al jazz. E per cominciare con qualcosa di non troppo impegnativo hanno ingaggiato il sessantanovenne cantante pugliese. Noto, negli Anni 50-60, per aver interpretato canzonette di successo, Arigliano nasce jazzista, e dal jazz ha imparato l'eleganza e il piglio dei grandi crooner. Quando canta «The Lady Is a Tramp» non sarà Sinatra, ma fa la sua bella figura. A Torino, ben assecondato da un trio di musicisti giovani e bravi - il pianista Riccardo Biseo, il contrabbassista Massimo Monconi e il batterista Gian Paolo Ascolese -, Arigliano ha dimostrato che la classe non è acqua, e che chi canta il jazz non invecchia mai. Per nulla intimorito dall'accademicità dell'occasione, e da un programma di sala altrettanto accademico e impegnativo - molto colto, un po' difficile da leggere -, il Pimpante svicola senza patèmi dal tema della serata («I grandi autori di Broadway») e alterna Gershwin, Strayhorn e Cole Porter, «But Not For Me» e «Night and Day» e «Summertime» e «Lush Life», con i casarecci Pino Calvi («Wonderful Bambina») e Pino Scotti («Le tue mani»). Né manca l'omaggio a Bruno Martino, l'unico songwriter italiano adottato dai jazzisti di tutto il mondo: anziché la prevedibile «Estate», propone «Jessica» perché, spiega, «secondo Bruno l'estate è brutta, e invece abbiamo bisogno dell'estate, ci dà il sole e la frutta». Come giudizio critico è bizzarro, ma fa simpatia. Poi, per la gioia delle eleganti signore e dei distinti signori, via con il revival: «Arrivederci», «Amorevole», «Venti chilometri al giorno», «I sing amore». Tanto, afferma il Disinvolto, «ogni cosa può essere jazz, basta sentirla in quel modo». E ha ragione. Lui non è cambiato, soltanto i capelli cortissimi si sono ingrigiti, ma il fisico è prestante, e il nasone fa simpatia. Adesso vive in campagna, a Magliano Sabina, buen retiro della borghesia romana. E ogni tanto si concede una serata eccellente, per non arrugginirsi. E per divertirsi. Canta la canagliesca «Mack the Knife», prende a velocità supersonica l'allegra «On the Sunny Side of the Street», swinga con «Sixteen Tons», e gli applausi fioccano, e lui gigioneggia, rivolto ai musicisti: «Stiamo piacendo, non è escluso che ci invitino ancora». Complice, furbetto, brillantissimo, il Nasuto trasforma l'Auditorium in un night-club, eppure riesce a non svaccaie, a mantenersi sempre su livelli nobili e jazzistici. Certo, c'è un abisso fra la sofferta «Funny Valentina» di un Chet Baker e la versione ariglianesca. Ma lui è un mago. «Questa è dedicata soltanto alle ragazze», dice il Fascinoso, e la signora elegante e agée della seconda fila commenta: «Grazie per "le ragazze"...». Gabriele Ferraris Nicola Arigliano, 69 anni

Luoghi citati: Magliano Sabina, Torino