Dottor morte, dal laboratorio alla cella di Franco Pantarelli
Dottor morte, dal laboratorio alla cella Utilizzata una macchina di sua invenzione, per i giudici è responsabile di doppio omicidio Dottor morte, dal laboratorio alla cella Arrestato negli Usa, ha aiutato due donne a togliersi la vita NEW YORK. Jack Kevorkian,'il medico che ha inventato la «macchina per suicidarsi» e per questo è stato soprannominato il «dottor morte», è stato arrestato e sarà processato per omicidio. Rischia l'ergastolo. Ieri mattina gli agenti si sono recati nell'abitazione del medico, a Royal Oak, nel Michigan, e gli hanno notificato l'accusa e lo hanno portato via. Più tardi, verso sera, era prevista la sua apparizione preliminare davanti al giudice, solo per dichiararsi colpevole o innocente. Il suo reato Kevorkian lo ha commesso oltre tre mesi fa, il 23 ottobre. Quel giorno lui ha impiegato la sua macchina per consentire a Sherry Miller e Marjorie Wantz, due donne affette da malattie senza speranza, di suicidarsi. Ciò che avvenne esattamente è stato raccontato a suo tempo nei minimi particolari: dall'«assistenza» fornita da Kevorkian, alla pre¬ senza affettuosa della sorella di Sherry e del marito di Marjorie; dal rituale con cui hanno proceduto (incontro di buon mattino nella stessa casa, arrivo di Kevorkian con la sua macchina', installazione, domande insistite sull'effettiva volontà delle due donne di morire), al modo in cui la cosa fu «serenamente» annunciata. . Le autorità sul momento restarono in dubbio se accusare o no Kevorkian di omicidio. Ora, dopo tre mesi, hanno deciso di agire in questo senso, e la cosa naturalmente è destinata a rinvigorire il dibattito sul «diritto a morire con dignità». Gli ultimi sussulti che questo dibattito ha avuto, prima della morte di Sherry e Marjorie, furono l'uscita di un libro che spiegava tutti i modi possibili in cui porre fine alla propria esistenza (nel giro di pochi giorni ne furono vendute decine di migliaia di copie) e la fine di un giovane che aveva chiaramente seguito quelle istruzioni. Jack Kevorkian è anche lui un sostenitore del «diritto a morire con dignità». Dopo una vita dedicata alla medicina (ha 63 anni ed è in pensione), ha maturato la convinzione nei casi in cui si finisce per vivere in modo irrimediabilmente «dipendente», senza la minima speranza di guarire e senza poter godere di nessuna delle «cose» che fanno parte della vita, uno deve avere il diritto di accelerare il processo naturale. E per affermare quel diritto ha inventato la sua macchina (un aggeggio che ha incorporati i vari modi di compiere il passo in modo indolore: il sacco di plastica attorno al capo, l'iniezione letale) e ha cominciato ad usarla in modo «dimostrativo». La prima volta è stato un anno fa. Aveva aiutato una donna a morire, ma era stato assolto perché - si scoprì - la legge del Michigan non impedisce a chiare lettere il «suicidio assistito». E' stato proprio quel precedente a tenere nel dubbio le autorità giudiziarie del Michigan su come comportarsi questa volta, ma a quanto pare ciò che ha finito per «fare la differenza» con la volta precedente è stato il fatto che l'accusa, ora, non è di «suicidio assistito» ma semplicemente di omicidio. Non si ha idea di quando il processo avrà luogo, ma è certo che i fautori del «diritto a morire con dignità» ne faranno un caso. Anzi, hanno già cominciato. «Il Michigan deve chiarire le sue leggi», dice una dichiarazione subito diffusa dalla «Hemlock Society». «Avevamo sperato che questo chiarimento avvenisse sul piano legislativo, ma a quanto pare dovrà avvenire su quello giudizirio». Franco Pantarelli
Persone citate: Jack Kevorkian, Kevorkian, Marjorie Wantz, Sherry Miller
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