E ancora siamo appena all'inizio
E ancora siamo appena all'inizio E ancora siamo appena all'inizio APITA di sentir dire dal giornalista-conduttore, ieri al Tgl delle 13,30, che Togliatti «condannò a morte» i soldati italiani prigionieri di guerra nell'Urss durante l'ultimo conflitto mondiale: come se quei soldati non li avessero mandati a morire il fascismo e la monarchia italiani, come se contemporaneamente non morissero di fame di freddo e di guerra milioni di sovietici, come se Togliatti a Mosca avesse poteri di vita e di morte, come se quella lettera terribile di Togliatti giustificasse oggi ogni mistificazione. Capita di sentirne d'ogni genere; capita che Cossiga, tanto antipartiti, tanto indipendente dalla de, tanto pronto ad affermare che i ministri del prossimo governo vuol sceglierli lui al di fuori d'ogni condizionamento di partito o di corrente, poi segua subito la logica della lottizzazione quando prende una iniziativa bislacca come quella di ' nominare una commissione di storici. E siamo appena all'inizio: questa campagna elettorale che non può essere condotta sui guai del presente (cosa potrebbero dire i partiti di governo, come potrebbero fare nuove promesse con la speranza di venir creduti?) seguiterà probabilmente a svolgersi tra i fantasmi del passato, tra vergogne e ignoranza, tra lacerazioni e speculazioni, tra dolore e rievocazioni intese a inventarsi un nemico che non c'è, a colpire gli elettori ex comunisti per conquistarsene i voti. Sarà probabilmente (è già) una campagna brutta, tetra, tutta in negativo, senza proposta, senza entusiasmo, senza futuro. Peccato. Ripercorrere il passato poteva essere un gran lavoro culturale e umano, poteva aiutare tanta gente a ripensare se stessa e le proprie vecchie convinzioni, poteva indurre molti a riesaminare le idee ricevute e a fare i propri conti con la storia e con la realtà. Di fronte all'uso strumentale e somaro del I passato, invece, le reazioni I rischiano di essere soprat- tutto due. Da parte delle generazioni giovani, l'insofferenza per vicende tanto remote e crudeli da risultare infinitamente estranee, quasi incomprensibili. Da parte degli ex comunisti meno giovani, uno scatto magari non troppo ragionato ma forte di solidarietà con il pds considerato il vero bersaglio: anche nella limitata esperienza personale, sono tante le persone che un mese e mezzo fa si chiedevano con incertezza angosciata per chi diamine avrebbero votato (i Verdi? la Rete? le Leghe?) e che adesso non hanno più dubbi. DIRETTORE Almeno per il mondo della stampa, è un avvenimento: la giornalista Miriam De Cesco viene nominata direttore de «L'Europeo», ed è la prima volta in Italia che una donna dirige un settimanale non femminile, un newsmagazine, una delle sei testate più o meno popolari classiche del genere («Panorama», «L'Espresso», «L'Europeo», «Epoca», «Oggi», «Gente»). Un'eccezione in passato è stata Maria Antonietta Macciocchi alla direzione del settimanale «Vie Nuove»: tuttavia l'ambito, più che del giornalismo d'informazione, era quello del giornalismo militante della sinistra. Naturalmente, molte donne hanno diretto e dirigono periodici (soltanto alla Rizzoli, le direttrici sono adesso quindici), ma quasi sempre pubblicazioni femminili, famigliari, domestiche, di vita pratica o di varietà: sarebbe bello poter pensare che l'innovazione rappresentata da Miriam De Cesco sia un segno, un inizio. Lietta Torna buoni onij
Persone citate: Cossiga, De Cesco, Lietta, Maria Antonietta Macciocchi, Miriam De Cesco, Togliatti, Verdi
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