Pensioni facili, un vortice di assegni
Pensioni facili, un vortice di assegni Al processo contro l'impiegato Inps sfilata di testimoni che raccontano: lo pagai per avviare la pratica Pensioni facili, un vortice di assegni Tra V80 e V89 erogati nove miliardi non dovuti L'imputato nega tutto: giocavo a scopa e al Tpto Un vulcano di iniziative: piccoli prestiti «ma a basso interesse», si è affrettato a precisare, giocatore incallito al Totocalcio, professionista di scopone, piazzista di gioielli e preziosi. Questa l'immagine che ha tratteggiato di sé ai giudici della seconda sezione del tribunale, ieri mattina, Vittorio Vitulano, 55 anni, l'addetto all'ufficio liquidazioni dell'Inps, imputato assieme all'impiegata del patronato della Uil Teresita Maccagno nello scandalo delle pensioni facili. Tra l'80 e l'89 l'istituto avrebbe erogato 7 miliardi di pensioni fasulle, grazie alla complicità di Vitulano e Maccagno. Sepolto dalle contestazioni dei due pubblici ministeri Fassio e Virginia Borgani, che gli hanno esibito una trentina di assegni di persone beneficiate di pensioni a cui non avevano diritto, assegni incassati o da lui o dalla moglie, Vitulano (difeso dall'avvocato Vitucci) non ha perso il suo sangue freddo, e con un tono pignolo ha elencato una serie di spiegazioni, facen- do però una premessa: «Non ricordo chi me li ha dati, è passato troppo tempo». Imputato di associazione per delinquere, corruzione, concorso in truffa e falso, l'impiegato si protesta innocente: «E' tutta una montatura, io all'Inps non contavo nulla, ero l'ultima ruota del carro. Sono entrato come elettricista nel '71, ho fatto l'autista, poi mi hanno cambiato d'ufficio e sono diventato operatore tecnico alle taglierine: confezionavo i fascicoli, non ero addetto alle liquidazioni come sostiene l'accusa». Ha preso le distanze dalla complice Maccagno: «A partire dal 1973, me lo ricordo perché passai una visita medica per ottenere l'invalidità, non misi più piede nel patronato della Uil. Conoscevo di vista la Maccagno, niente di più». I due pm gli esibiscono un assegno di 3 milioni a favore di Maccagno, incassato da Teresa Latorraca, la moglie di Vitulano. Imputato: «Me lo diede Nicola La Rosa, un funzionario del patronato della Uil che era tutti i giorni all'Inps, riceveva la gente nell'atrio. Me ne ha dati molti altri. E' morto nel '79». Il nome di La Rosa era stato fatto da Vitulano non appena arrestato. I pm spulciano i vari assegni dal lungo elenco e Vitulano si sforza di ricordare: «Possono essere assegni di per¬ sone alle quali ho prestato dei soldi. Riconosco la mia firma, ma non ricordo... Questo lo diedi in pagamento per una giocata al Totocalcio. Frequentavo un bar di via Passo Buole dove sono conosciuto come campione di scopone... Questo è di un'impiegata del Comune alla quale ho venduto due girocolli, due anelli e un braccialetto d'oro». I pm leggono le dichiarazioni di tale Emma Ferraris: «Il nome di Vitulano me lo fece mio fratello che lo aveva conosciuto come giocatore al bar. Mi ricevette nell'atrio dell'Inps, in via XX Settembre, e mi disse che avevo un pasticcio di versamenti. Venne a trovarmi a casa e mi portò il libretto dicendo che potevo cominciare a riscuotere la pensione, ma mi disse che aveva sostenuto delle spese assieme ad altre persone. L'indirizzo era sbagliato, mio marito era diffidente. Si arrabbiò moltissimo: "Ho famiglia e bambini piccoli". Il giorno seguente incassai la pensione e gliela versai, come convenuto. Mi costrinse a firmare una dichiarazione in cui confermavo che il mio indirizzo era quello riportato nel libretto». Vitulano, imperterrito: «Mai vista né conosciuta, è tutto falso». L'interrogatorio continua oggi. Claudio Cerasuolo Vittorio Vitulano, addetto all'ufficio liquidazioni dell'Inps
Persone citate: Claudio Cerasuolo Vittorio, Emma Ferraris, Fassio, Teresa Latorraca, Vittorio Vitulano, Vitucci
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