Gli occhi di Stalin su Berlino di Lorenzo Soria

Gli occhi di Stalin su Berlino Parla Konchalowsky, che il 13 febbraio apre il FilmFest con «Il proiezionista» Gli occhi di Stalin su Berlino Storia di Ivan, che fa scoprire i western al dittatore Il regista: «I russi devono diventare più responsabili» LOS ANGELES. Il Festival di Berlino apre con Stalin. Il primo film in programma della rassegna tedesca, che si svolge dal 13 al 24 febbraio, è infatti «Il proiezionista», diretto dal regista russo, da tempo «americanizzato», Andrej Konchalowsky. Un'occasione per guardare Stalin non come un tiranno odiato e temuto, non come il dio mitizzato dalla propaganda di Stato, ma attraverso gli occhi di un cittadino che 10 idolatrava e lo amava di più della moglie: Alexander Ganshin, che dal 1935 sino alla morte nel 1953 fu il fedele proiezionista del dittatore e che nel film diventa Ivan. Un Ivan come milioni di altri accecato dai miti dello stalinismo. Siamo nel 1935, a Mosca. E tutti sanno bene che se due agenti del Kgb bussano nel cuore della notte e ti portano via c'è poco da stare allegri. Ma a Ivan, che proprio quel giorno si è sposato con la bella Anastasia, viene chiesto di andare a lavorare al Cremlino e diventare il proiezionista personale di Stalin. Una proposta che Ivan accetta con gioia e trepidazione. E che lo porta nella cerchia del potere, che gli offre il «privilegio» di potere osservare da vicino il dittatore sovietico mentre si diverte a seguire i western di Hollywood e a bere cognac con Beria. Nel film il proiezionista alla fine realizza gli orrori dello stalinismo. Ma questa è una licenza del regista, perché il proiezionista vero, quel Ganshin che adesso ha 80 anni, non ha infatti ancora capito come si può essere contro Stalin. «Ogni volta che si faceva il suo nome, il suo volto si illuminava, come se avesse preso parte a una esperienza religiosa», ricorda Tom Hulce, che lo interpreta nel film. Konchalowsky ha incontrato Ganshin 20 anni fa. E da quel giorno ha voluto fare un film su di lui e sul suo rapporto con 11 dittatore. Un'idea che è stato possibile realizzare solo quando l'ha girata a Claudio Bonivento, il produttore di «Mery per sempre» e di «Ultra». Ne fu subito entusiasta anche Bonivento," che con Konchalowsky ha saputo tirare dentro il progetto Hulce nel ruolo del proiezionista, Lolita Davidovich in quello della moglie, Bob Hoskins come Beria. Stalin è invece l'attore russo Aleksandr Zbruev, il cui padre venne fatto assassinare da Stalin quando lui era ancora nella pancia materna, mentre il distributore è la Columbia Pictures. Il film è stato girato nel '90 e Bonivento ricorda ora l'esperienza con commozione e dichiarando di sentirsi «più arricchito e più tollerante». Ma non può dimenticare le esasperanti difficoltà organizzative, l'impossibilità di comunicare, la proverbiale lentezza della burocrazia russa. «Il tempo lì non è denaro», ricorda ora Tom Hulce seduto nella poltrona di un elegante albergo di Los Angeles. «E' normale impiegare sino a due anni per girare un film. Nessuno è responsabile di niente e se il lavoro di tutti deve venire interrotto perché un'assistente è andata a far la spesa con gli occhiali del protagonista, nessuno ci trova niente di strano». La presenza di Konchalowsky ha però aperto molte strade. Il regista, fratello dell'altro cineasta Michalkov, dodici anni fa, ha fatto la scelta di andare a vivere in Occidente, dove ha girato film come «Shy People» e «Runaway Train». Ma è pur sempre il figlio dell'autore dell'inno sovietico, di un uomo che la cerchia del potere la conosceva bene. E così, al suo primo film girato a Mosca dopo l'esilio volontario, è riuscito a ottenere il permesso di girare scene alla Lubyanka e anche dentro il Cremlino. Non siete stati un po' spiazzati dagli eventi degli ultimi mesi? Anzi, il film è semmai ancora più di attualità. Perché se adesso c'è la disintegrazione, tutto in fondo parte da Stalin. Ci sono molti che vedono gli eccessi di Stalin, ma che pensano che lui, almeno, portava le salsicce sul tavolo. E tra i più giovani? Non sanno bene cosa è stato lo stalinismo, ma anche lì c'è molta inquietudine e prima che la democrazia vogliono le salsicce. E' per quei milioni di Ivan che sono stati vittime e anche artefici del sistema dello stalinismo che lei ha girato «Il proiezionista»? Certo, per loro: perché sinché continuano a incolpare il vicino di casa e il resto del mondo e a non assumersi mai le proprie responsabilità, potrebbero doverlo rivivere. Lorenzo Soria Tom Hulce è il «Proiezionista». Accanto a lui Lolita Davidovich e Bob Hoskins nel ruolo di Beria. Stalin è un attore russo il cui padre fu fatto uccidere dal dittatore

Luoghi citati: Berlino, Hollywood, Los Angeles, Mosca