Direttore alla vigilatrice «Vieni a letto con me e vedrai che ti assumo»

Direttore alla vigilatrice «Vieni a letto con me e vedrai che ti assumo» Scandalo nel carcere di Monza Direttore alla vigilatrice «Vieni a letto con me e vedrai che ti assumo» MONZA. Cara la mia vigilatrice, se con me sarai «carina», avrai in regalo tanti bei giorni di riposo in più. Care le mie sorveglianti con contratto a termine, se «ci state», sulla scadenza dei fatidici tre mesi si potrebbe anche chiudere un occhio ed è probabile una bella assunzione a tempo indeterminato... L'ex direttore del carcere di Monza, Alfredo Granito, se fossero vere le accuse che gli rovescia addosso il giudice Walter Giovannini, riscmerebbe perlomeno la faccia: la galera no, il reato di «abuso in atti d'ufficio», anche in relazione a «profferte sessuali», è di quelli che raramente aprono le porte di una cella. E, d'altra parte, al dottor Granito le porte del carcere piace più aprirle che chiuderle: come quella sera del 15 maggio 1985. Allora faceva lo stesso mestiere di adesso, ma a Forlì. Ed ebbe una debolezza: si portò al «piano bar» tre detenute. D'accordo che le ragazze èrano in regime di semilibertà, ma molti si scandalizzarono. Oggi un magistrato di Monza lo accusa di «debolezze» analoghe. E anche peggio. Oltre alle «profferte sessuati» alle dipendenti, che di per sé non sono certo un reato ma lo diventano se «si abusa della propria carica», il dottor Granito avrebbe interpretato in maniera un po' troppo estensiva il potere che leggi e regolamenti gli danno. IJ sostituto procuratore che ne ha chiesto il rinvio a giudizio ha messo insieme una lista lunga così. Gli «avrebbe» sono doverosi e numerosi. Avrebbe il dottor Granito... Uno: utilizzato un agente di custodia per farsi accompagnare all'aeroporto. Due: impiegato abusivamente una detenuta per le pulizie del locale foresteria da lui occupato. Tre: utilizzato acqua calda nella foresteria allacciandosi illecitamente agli impianti centrali facendo pagare la sua quota personale all'amministrazione pubblica. Quattro: lasciato per due giorni non consecutivi il servizio senza permesso. Cinque: omesso di inviare all'autorità giudiziaria un rapporto su tre detenute indiziate di oltraggio a pubblico ufficiale. Sei: favorito, approfittando ancora della carica, un detenuto e il suo avvocato. Avrebbe, a questo punto, anche un record, il dottor Granito: le presunte malefatte puntigliosamente elencate dal suo accusatore si sarebbero concentrate nel breve tempo di quattro mesi. Dal luglio al novembre 1990. Da quando prese servizio al penitenziario di Monza a quando fu trasferito d'autorità alle «Vallette» di Torino dopo una denuncia presentata alla magistratura dà un gruppo di guardie carcerarie. L'altra volta, quella della gita con detenute al «piano bar», andò a finire bene per il dottor Granito. Processato dal tribunale di Forlì per «procurata evasione» fu prima condannato: sei mesi con la condizionale e interdizione dai pubblici uffici per un anno. Poi ricondannato: con la sospensione dell'interdizione. Ma alla fine assolto dalla Cassazione perché: «Non vi è stata alcuna sottrazione allo stato di restrizione personale e al potere di custodia, se è vero che questo potere venne esercitato dal massimo rappresentante dell'istituzione penitenziaria». La Corte «derubricò», ridusse, il reato, ad «abuso in atti d'ufficio» e l'amnistia cancellò tutto. [f. cev.l

Persone citate: Alfredo Granito, Granito, Walter Giovannini

Luoghi citati: Forlì, Monza, Torino