Scoppia la guerra della neve di Gigi Mattana

Scoppia la guerra della neve Le stazioni d'Oltralpe promettono costi inferiori, ma Bardonecchia e Sauze d'Oulx offrono più servizi Scoppia la guerra della neve Tra l'Italia e la Francia, a colpi di prezzi VALCENIS DAL NOSTRO INVIATO Le polemiche striscianti degli ultimi anni, nelle scorse vacanze di Natale hanno acquistato più peso. Complice un innevamento allora innegabilmente superiore al nostro, molti turisti presenti nelle stazioni invernali piemontesi tutti i giorni lasciavano l'Italia e andavano a sciare in Francia, tornandone spesso con espressioni entusiastiche di piste splendide e costi irrisori. Logico il risentimento degli operatori italiani: per vedere quale può essere la verità abbiamo trascorso alcuni giorni in Haute Maurienne, scegliendo una stazione, Val Cenis, che è piuttosto omologa a Sauze d'Oulx e a Bardonecchia per quota, ampiezza del «domarne skiable» e perché è lo sviluppo di un vecchio centro abitato: decisamente inferiore alle nostre località il «tono» e la frequentazione turistica. Segnando e confrontando tutti i prezzi il match ci pare alquanto in parità. IN GIORNATA. Calcoliamo un gruppo di quattro amici che parta da Torino su un'auto di media cilindrata: per andare a Val Cenis dovrà spendere in più 22 mila lire per il traforo del Fréjus (quindi 5500 lire a testa) e dovrà percorrere (andata e ritorno) 80 chilometri in più, quindi 12 mila lire di benzina (3 mila lire a te¬ sta) impiegando un'ora e mezzo in più (che non quantifichiamo in denaro). Per contro acquisterà l'abbonamento giornaliero a 21 mila lire rispetto alle 38 di Sauze (che però vale su tutta la Via Lattea) e alle 35 di Bardonecchia: il risparmio puro sarà quindi variabile fra le 6 e le nove mila lire (ma c'è sempre il viaggio più lungo di cui tenere conto). Per pranzare in quota avrà due sole possibilità: o il grande «self service» all'arrivo della telecabina (entrecote con patate fritte 18 mila lire, un piattino di salumi 5 mila lire, una bottiglia di vino rosso savoiardo di media qualità 12 mila lire) o nel minuscolo e spartano rifugio all'arrivo dello skilift Ramasse dove un piattino di prosciutto e patate fritte costa 11 mila lire e una piccola birra tremila lire. PISTE E IMPIANTI. Val Cenis è nome di fantasia formato dai due vecchi paesini di Lanslebourg e Lansevillard posti nella lunga piana alla fine della discesa del Colle del Moncenisio (quindi in estate da Susa è comodissima da raggiungere). La quota base è di 1400 metri, quella massima 2800 metri; l'esposizione è molto tendente a Nord con sole abbondante in poche zone. Nulla di eccezionale gli impianti costituiti da una telecabina a sei posti, una seggiovia triposto; 9 seggiovie biposto e 13 skilifts; la portata oraria è di ventimila persone e il rapporto con i posti letto della stazione è cosi favorevole che qui le code sono veramente una merce pressoché sconosciuta. Il comprensorio è molto ampio, oltre 500 ettari, e ha il pregio di avere cinque linee di arroccamento con ottimi collegamenti in quota. E' difficile in un giorno percorrere tutti i 70 chilometri di piste che la settimana scorsa, malgrado la scarsità di neve, avevano uno stato di manutenzione più che soddisfacente (esiste anche un piccolo impianto di innevamento programmato per i campi scuola). I bravi hanno a disposizione alcune piste «nere» fra cui la lunghissima «Michèle, Jacot»; diversi settori sono adatti agli sciatori medi e per i principianti è un vero trionfo con piste, come «l'Escargot» lunghe e piacevoli. Buona anche la rete delle piste di fondo, che diventa addirittura eccezionale spostandosi di pochi chilometri verso il paesino di Bessans. Cinquanta i maestri di sci, tutti locali: un'ora di lezione singola costa 30 mila lire. LA VACANZA. Val Cenis non è certo una stazione in cui si vedano circolare in abbondanza pellicce e capi firmati: gran parte della clientela qui arriva in pullman o con il comodissimo TGV da Parigi a Modane. Attorno ai vecchi nuclei di Lanslebourg e Lanslevillard l'edilizia ha coperto molti spazi, ma sempre continuando a mantenere le piccole dimensione e lo stile (certo, tanti paesi svizzeri, altoatesini o austriaci, con il loro legno a vista, sono più belli) delle case in pietra savoiarde. Mille persone vivono perennemente nei due paesi e ì posti letto sono soltanto 6600 di cui 550 in piccoli alberghi, duemila in centri di vacanza di proprietà di enti e aziende, 3300 m appartamenti d'affitto e residence, 650 in camping. Buona la dotazione di servizi, negozi di ogni tipo (lasciatevi tentare dalla cooperativa dei formaggi), due cinema, discoteche, giardini d'infanzia ecc. Ovunque grande facilità di posteggio gratuito. Qualche italiano ha acquistato casa: le quotazioni degli appartamenti nuovi e ai piedi delle piste variano a cavallo dei tre milioni il metro quadro (più cari quindi che a Montgenèvre e a Briancon): quasi ridicolo il costo dello skipass stagionale sugli impianti: 310 mila lire. Estrema varietà di prezzi per l'affitto settimanale di un appartamento, e per la qualità della casa e dell'arredamento e per il periodo: un alloggio per 4 o 5 persone di 37 metri quadri (ci si sta un po' strettini) varia dalle 360 mila lire di gennaio alle 750 mila di Capodanno alle 900 di febbraio-inizio marzo: non poco, certo non più economico che nelle nostre stazioni. Costa invece pochissimo fare la spesa: la carne, i salumi (prosciutto crudo a 2500 lire l'etto), i formaggi (tome, Beaufort e Reblochon a 1400 lire l'etto) rispetto alla montagna piemontese portano cartellini con prezzi da Terzo Mondo. Non è particolarmente economica neppure la vacanza in albergo: nel migliore hotel di Lanslebourg, tre stelle (senza sauna, piscina, frigobar in camera), la settimana bianca in alta stagione, pensione completa senza skipass e lezioni di sci costa 660 mila lire, cioè 95 mila lire al giorno, più che in esercizi italiani equivalenti. Per una buona cena costituita da antipasto, secondo di carne con contorni, «plateau» di formaggi, vino locale, caffè e liquore calcolate 6570 mila lire. Sono tutte cifre che ci pare si commentino da sole: la gita in pullman con il «giornaliero» a prezzi stracciati e portandosi i panini da casa è certo conveniente: in tutte le altre occasioni ci pare che la Francia invernale possa rappresentare una gradevole opportunità per variare piste, paesaggi, cucina, ma certo non è il Paese di Bengodi. Gigi Mattana Su innevamento e alberghi il confronto è in parità jÈk lì i A ■ ! Due immagini di Val Cenis, la stazione sciistica francese che può essere paragonata a Bardonecchia o Sauze d'Oulx