Bambino di dieci mesi «drogato» perché piange

Bambino di dieci mesi «drogato» perché piange Porno-party a Napoli, in due finiscono in carcere Bambino di dieci mesi «drogato» perché piange NAPOLI. Ha giurato di aver detto tutta la verità al commissario di polizia che la fissava incredulo: «Dottò, credetemi: mio figlio e mio marito sono pazzi, pazzi e violenti. Vogliono che mi prostituisca, altrimenti sono botte. Non si fermano davanti a niente, se la prendono perfino con mio nipote, un bambino di 10 mesi: quando piange lo drogano, dicono che così sta tranquillo e non dà più fastidio». Il racconto di Anna Turiello, 46 anni, è un concentrato inquietante di paura e violenza. La donna accusa il marito e uno dei suoi figli di avere trasformato in un incubo la vita dell'intera famiglia. Di certo, per il momento, c'è l'arresto dei due, Carmine e Ciro Cacace, di 47 e 22 anni. Sono stati ammanettati in una gargonnière in cui organizzavano festini a luce rossa, a base di cocaina e video porno. E' però tutta da verificare la seconda parte di questa storia, che riguarda le presunte violenze alle quali sarebbero stati sottoposti i famigliari e soprattutto un bimbo di soli dieci mesi, Carmine Cacace, figlio di Ciro. Anna Turiello si è presentata in lacrime negli uffici del commissariato di Fuorigrotta, alla periferia occidentale di Napoli. Ha chiesto di un funzionario, poi ha iniziato il suo lungo racconto. «Dovete arrestare mio marito e mio figlio - ha detto -. Non ne posso più. Vendono droga e affittano ragazze in un appartamento in via Montagna Spaccata, andate a vedere». Ieri, all'alba, la polizia ha fatto irruzione nella gargonnière. Padre e figlio erano addormentati tra bottiglie di liquore e cicche di sigarette. Accanto al televisore c'era una pila di videocassette «hard core». Su un tavolo, nel soggiorno, è stata trovata una piccola guantiera d'argento piena di polvere bianca: cocaina. Quanto bastava, insomma, per arrestare i due con l'accusa di detenzione di droga e induzione alla prostituzione. Ma le indagini non si sono concluse con la scoperta dei «droga-party». Nel rapporto inviato alla magistratura c'è anche il racconto di una lunga serie di violenze inaudite, descritte con minuzia da Anna Turiello e confermate da un'altra testimone, Silvana Pignalosa, moglie di Ciro Cacace e madre del piccolo Carmine. Le donne e il bambino vivono da mesi a Limatola, in provincia di Benevento, in casa di un altro figlio di Anna, Salvatore, un piccolo spacciatore di droga agli arresti domiciliari. L'appartamento sarebbe stato tea¬ tro di incredibili sevizie. Ecco il racconto di Anna: «Per fortuna mio marito e Ciro non si fanno quasi mai vedere a Benevento. Ma quando arrivano, in quella casa è l'inferno. Basta niente per scatenare la loro ira, e allora sono botte per me e Silvana, mia nuora. E poi c'è il bambino. Il padre e il nonno lo odiano, dicono che non sopportano il suo pianto. Quando le grida del piccolo si fanno più acute, loro dicono che ci vuole poco per calmarlo: prendono un pizzico di cocaina e stendono un po' di polvere sulle labbra di Carmine, che si calma in pochi secondi». Interrogata dalla polizia, Silvana Pignalosa ha confermato fin nei minimi particolari il racconto della suocera, e ha aggiunto non pochi particolari. «Quei due ci terrorizzavano ha detto -. Non potevamo portare il piccolo in ospedale, altrimenti l'avremmo pagata cara. Non ci restava che subire, e sperare che un giorno o l'altro mio marito e suo padre finissero in carcere». Gli investigatori hanno inviato un rapporto alla procura della Repubblica del tribunale dei minori di Napoli, che ha chiesto alla questura di Benevento di svolgere accertamenti. Fulvio Milone Dice la nonna «Con la cocaina riescono a farlo stare zitto» In una mansarda organizzavano festini a luci rosse Carmine Cacace (sopra) arrestato per i drogaparty. Di fianco il bimbo di IO mesi che sarebbe stato drogato dal padre

Persone citate: Anna Turiello, Carmine Cacace, Ciro Cacace, Fulvio Milone, Silvana Pignalosa

Luoghi citati: Benevento, Limatola, Napoli