Muoiono nell'auto di un baby-pilota di R. Cri.

Muoiono nell'auto di un baby-pilota Latina, due quindicenni. Grave un terzo Muoiono nell'auto di un baby-pilota LATINA. Sono morti a quindici anni, per una bravata. Avevano deciso di andare in auto a ballare e un loro amico di quattordici anni si è prestato al gioco: aveva preso dalla borsa della madre le chiavi della macchina, una «Y10». Ma hanno fatto poca strada: nei pressi di Sabaudia, lungo il litorale a Sud di Roma, hanno avuto un incidente. Due sono morti sul colpo. E il bilancio è destinato a diventare ancora più grave: un quarto ragazzo, pure di quindici anni, è ricoverato in fin di vita all'ospedale, i medici disperano di salvarlo. I fatti. Domenica sera Simone Ialongo, 14 anni (che guarirà in 30 giorni) sottrae la «Y10» di proprietà della ditta «Servizi pasti collettivi» di cui è titolare il padre. Niente di particolare, per lui: con i motori ha confidenza, lo sanno tutti, tranne i genitori. Guida già da tempo, e con mire da pilota spericolato. Ama la velocità, come tutti i ragazzi. E gli piace anche mettersi in mostra, dimostrare ai coetanei quanto è bravo al volante. Ai genitori comunque non dice nulla sull'idea per la serata, ma alcuni amici conoscono il programma del quartetto: vogliono andare a Sabaudia, a ballare. Per trovarsi nel luogo dell'appuntamento, due dei quattro amici si servono di un trattore: abitano tutti nella campagna che costeggia la via Migliare, tra Sabaudia e Pontinia e il mezzo agricolo è l'ideale per arrivare fino nelle vicinanze della casa di Ialongo. Mancano pochi minuti alle 22 quando i quattro amici incontrano la morte. A ricostruire l'incidente, tra le lacrime, è proprio Simone Ialongo, il pilota di questa bravata finita in tragedia: «All'improvviso è sbucato un cane, mi ha tagliato la strada, per evitarlo ho sterzato bruscamente». L'auto «impazzisce». Prima sbanda, poi si schianta contro un albero, infine capotta in un prato. Simone Ialongo e Sebastiano Ruggero, seduti davanti, sono sbalzati fuori dalla macchina. Andrea Canitano e Roberto Scanavini, seduti dietro, restano intrappolati nell'auto e muoiono all'istante. Arrivano i soccorritori. Tra questi il padre di Roberto Scanavini, che sta andando all'ospedale di Latina, dove lavora come infermiere. Si ferma per aiutare i volontari della Croce Rossa e i vigili del fuoco e scopre che tra le vitti¬ me c'è il figlio: Sebastiano Ruggero e Simone Ialongo vengono trasportati in ospedale: il primo è in condizioni disperate, i medici optano per l'intervento chirurgico nel tentativo di salvargli la vita. Ma l'operazione non migliora la diagnosi: morte clinica. Simone Ialongo guarirà in 30 giorni. I quattro, tutti di Pontinia, erano studenti alle scuole superiori a Latina. Roberto Scanavini frequentava la quarta ginnasio e sabato scorso aveva conseguito il diploma di programmatore di informatica. Andrea Canitano frequentava la primo liceo classico, unico maschio in una classe di 22 ragazze. I funerali dei due ragazzi si svolgeranno oggi alle 16 nella chiesa di Sant'Anna di Pontinia. Parteciperanno anche le classi della quarta ginnasio e della prima liceo classico. Corone di fiori e una commossa testimonianza per i ragazzi che sono stati ricordati ieri mattina in classe dai professori. I quattro ragazzi coinvolti nell'incidente abitavano lungo la Migliara, strada poderale nei pressi dell'Appia, quasi in fila per un tratto di un chilometro. Del quartetto Simone Ialongo era il leader, nonostante fosse il più piccolo d'età. Aveva una passione sfrenata per i motori. E ne dava dimostrazione soprattutto quando era in compagnia degli amici. Un mese fa Roberto Scanavini si era presentato in classe dicendo che non sarebbe andato mai più con Simone. Durante un'altra scorribanda in macchina aveva provato una grande paura. Ma i genitori di Simone non avevano mai sospettato che il ragazzo guidasse. Eppure questa versione sembra un segreto di Pulcinella. Nelle campagne di Pontinia, adesso, tutti dicono di averlo visto più volte sfrecciare, a velocità sostenuta, sulle auto di famiglia. La polizia intanto sta verificando la versione del quattordicenne. Gli agenti non sono troppo convinti che il ragazzo abbia raccontato la verità. A mettere in dubbio l'ipotesi che il ragazzo abbia perso il controllo dell'auto per evitare di investire un cane sarebbe la mancanza di tracce di frenata sull'asfalto. Sembra quasi che la «Y10», probabilmente lanciata a forte velocità, sia volata via nella cunetta prima di schiantarsi contro l'albero e capottare nel prato. [r. cri.]