Forche caudine per la Cresson di Enrico Benedetto

Forche caudine per la Cresson Mitterrand per ora grazia il premier, in bilico Dumas e il capo degli Interni Forche caudine per la Cresson Su Habbash ministri torchiati in Assemblea PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Georgina Dufoix silurata dalla Croce Rossa, l'ex premier Rocard che invoca dimissioni fra i ranghi governativi, il ministro degli Esteri Roland Dumas per due ore alle corde in commissione parlamentare e il suo collega Philippe Marchand (Interni) ormai quasi ko sotto le critiche generali (polizia inclusa). Il caso Habbash smuove la Francia, senza accennare tregue, eppure Francois Mitterrand, per ora, non cede. Cambierà uomini e forse persino governo nel prossimo futuro, tuttavia farlo adesso significherebbe ammettere un'enorme debolezza, aprendo la via alle Politiche anticipate che invocano Giscard quanto alcuni colonnelli socialisti. L'Eliseo preferisce invece contrattaccare o perlomeno arroccarsi in difesa: bastano i 5 esoneri eccellenti finora decretati. «Le Monde» evoca, per spiegarne strategia e movenze, l'inespugnabile «testuggine romana». Lo scenario ricorda però ugualmente le Forche Caudine: una penosa umiliazione politica che oggi sembra prevalere sull'iniziale gaffe. I quotidiani già avanzano il nome del nuovo premier in pectore: Pierre Bérégovoy, lo scafatissimo super-ministro dell'Economia. Ma il governo non è l'unico «grande malato». Anche al ps urgono cure veloci. Il f ragi - le consenso su Laurent Fabius segretario già s'incrina, e l'uscita di Rocard ne costituisce il miglior esempio. Così «La Tribune» può titolare l'editoriale sulla crisi, citando Rimbaud, «Le bateau ivre». Quello socialista pare davvero un «battello ubriaco». Del resto proprio Mitterrand diceva qualche giorno fa «folle» l'opera degli alti funzionari che accolsero George Habbash. Primo sussulto, ieri, le forzose dimissioni imposte a Georgina Dufoix. Ex ministro, ferrea mitterrandiana, calvinista; questa energica signora ha guidato per anni con grande entusiasmo la Croix Rouge Frangaise. Supervisione la «pratica Habbash», av¬ visando tutti salvo Matignon e l'Eliseo di cui pure era consigliere. Lasciato questo secondo incarico giovedì, ora viene estromessa anche dal primo. Aveva ormai contro base e vertici. Un episodio solo: negli ultimi giorni, le équipes Crf che accompagnano la Fiamma Olimpica verso Al bertville, ricevono fischi e insulti lungo la strada. L'«iniziativa umanitaria» verso Habbash trova pochi fan. Viste anche le sue condizioni non gravi. Il leader palestinese Nayef Hawatmeh precisa di avergli parlato al telefono domenica senza rilevare difficoltà nell'elocuzione (una buona notizia per i giudici francesi che sabato lo ritenevano «non interrogabile»). Altro sobbalzo: Philippe Marchand esce scuro in viso dopo un lungo incontro con Madame Cresson. Già reduce dalla ramanzina all'Eliseo, la sua permanenza in sella è molto dubbia. Un sindacato di polizia lo stronca: «Non ha più il minimo ascendente sui nostri uomini». Non gli si perdona l'affaire Diouri (l'oppositore marocchino arbitrariamente espulso e poi riammesso), l'idrante che mandò all'ospedale le infermiere in sciopero, il caso Bakhtiar. Con Habbash, dicono, è cotto. Michel Rocard giudica «^verosimile» l'ipotesi che un ministro ignorasse il suo arrivo mentre il ca¬ po-gabinetto ne era al corrente. E cita la «responsabilità oggettiva»: il «non sapere» aggrava la colpa anziché attenuarla. Il discorso vale anche per Roland Dumas, incontestato «signor Esteri» del tardo mitterrandismo e terzo volano, ieri, nella crisi. Era in Oman con il Presidente quando emerse il giallo. I giornalisti gli tesero una «France Presse» e trasecolò. Salverà la poltrona che hanno perso i suoi Numeri 2 e 3? Forse, ma non è semplice. Da Cipro, il vice-Arafat Faruk Kaddoumi rivela che «il governo era informato ai massimi livelli». Una parafrasi per il Quai d'Orsay. «L'ho appreso giovedì mattina appena. Sul mio onore» dice il ministro, lasciando perplessi molti parlamentari. Oggi ripeterà l'autodifesa in Senato. «Perché dovrei andarmene?» argomenta. Ripete la cronistoria degli eventi, un film déjà vu. «Non mi spiego l'ampiezza che ha preso questa vicenda. Nei Paesi stranieri le acque sono già calme. Qualcuno vuole sfruttarla politicamente». E' indubbio, tuttavia stupisce la nobile gara tra avversari (il Centro-Destra) e «amici» (larghi strati del ps) per trasformare in rimpasto o addirittura nuovo corso governativo lo scandalo Habbash. «Considero la storia chiusa» butta lì Roland Dumas. Pare essere il solo, o quasi. Enrico Benedetto

Luoghi citati: Cipro, Francia, Parigi