Marion Brando, le bizze di un Inquisitore di R. Sii.
Marion Brando, le bizze di un Inquisitore Ha terminato di girare a Madrid le riprese spagnole di «Cristoforo Colombo: la scoperta» Marion Brando, le bizze di un Inquisitore Per il ruolo di Torquemada 2 milioni e mezzo di dollari MADRID. L'abito fa il monaco, anzi l'Inquisitore. E' un'immagine inconsueta, quella di Marion Brando in un austero saio bianco e cappuccio nero, per la parte di Tomas de Torquemada. L'attore ha appena terminato le riprese spagnole di «Cristoforo Colombo: la scoperta», non concedendo un attimo del suo tempo né al pubblico né ai giornalisti. Intorno a lui, in questi giorni, si è creato un fitto alone di mistero: una segretaria, un autista-guardia del corpo e una Mercedes blu scura sono stati i suoi unici compagni. Adesso, mentre il resto della troupe si è trasferita a Malta, nessuno sa ancora quando Brando abbandonerà il lussuoso hotel di Madrid dove vive dal 18 gennaio, né dove andrà: non ha infatti comunicato neanche ai produttori, i fratelli Alexander e Ilya Salkind, le sue intenzioni. L'estrema riservatezza di Brando è dovuta innanzitutto alla sua delicata situazione fami¬ liare: nel maggio scorso suo figlio Christian è stato processato per assassinio. La sua presenza ha cambiato la vita dell'hotel: le guardie di sicurezza sono state allertate per difendere il voluminoso divo dall'assalto di fotografi e curiosi. Per la sua partecipazione al film si è parlato di un cachet di 2 milioni e mezzo di dollari, circa 4 miliardi di lire. «Cristoforo Colombo: la scoperta» deve molto alla presenza di Brando: l'attore è infatti l'unico punto fermo di un cast che ha avuto inconvenienti di tutti i tipi. Ad incominciare dagli interpreti: Raquel Ward ha preso la parte della Regina Isabella di Castiglia che era stata originalmente pensata per Isabella Rossellini: il francese George Collaface, che interpreta Colombo, ha preso il posto dell'ex 007, Timothy Dalton, con il quale gli accordi sono sfumati per liti interne. Per la parte si era anche parlato del giovane Matt Dillon. Ancor più tormentata la sorte del regista: il film doveva essere diretto da Ridley Scott, ma l'autore di «Biade Runner» ha invece deciso di mettersi in proprio e ha studiato un kolossal colombiano rivale, interpretato dal mattatore francese Gerard Depardieu e da Anjelica Huston. I produttori avevano pensato di sostituire il regista con George Pan Cosmatos («Rambo»); infine si sono decisi per l'autore del primo 007, John Glen. Tante sostituzioni e rinunce hanno finito per lasciare strascichi in tribunale, risoltisi poi con la decisione di firmare un'assicurazione di 43 milioni di dollari (60 miliardi di lire) per scongiurare altri impedimenti. L'unico altro punto fermo, oltre a Brando, è Tom Selleck, che impersona il Re Ferdinando d'Aragona. Selleck è anche l'unico che, nel riserbo generale sui 12 giorni di proiezioni in Spagna, si è dichiarato un giorno a disposizione di giornalisti e fotografi: ma i giornalisti, morti di freddo dopo aver aspettato ore nella neve l'arrivo dei divi, non potevano credere a tanta generosità e hanno pensato che Selleck fosse solo un burlone. E l'hanno insultato pesantemente. [r. sii.]
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