Lo stupratore acrobata evade volando dal muro del carcere

Lo stupratore acrobata evade volando dal muro del carcere Genova, algerino fugge da Marassi, subito presi due complici Lo stupratore acrobata evade volando dal muro del carcere GENOVA. Non sono gli eroi di «Fuga da Alcatraz» o di «Papillon» i tre giovani che hanno cercato di evadere, l'altro ieri notte, dal carcere di Marassi, dopo aver praticato un buco nel muro della loro cella. Due sono stati presi subito, il terzo, un algerino, è riuscito invece a fuggire. Non sono neppure dei Rocambole, Maurizio Piaggio, 30 anni, e Maurizio Celle, 31 anni. Uno si è rotto un piede nel cadere dal muro di cinta del penitenziario, l'altro è rimasto appeso al «camminamento» e non si è neppure gettato giù perché, nel frattempo, erano arrivati i carabinieri. Soltanto l'algerino Ghoubrini Taleb.Bahmed, 26 anni, con l'agilità di un gatto ha spiccato un volo di cinque metri dalla sommità del muro di cinta al marciapiede e poi è corso verso la libertà. Piaggio, residente a Camogli, e Celle, che abita a Moneglia stavano scontando in carcere delle pene minime: otto mesi e un anno di reclusione. Ghoubrini, invece, è in attesa di giudizio perché è indiziato di aver violentato una prostituta nell'estate scorsa. L'algerino, inoltre, è sospettato di essere il violentatore di Albaro, un quartiere residenziale a Levante della città. Circa un anno fa un uomo di colore era riuscito a entrare, in almeno tre occasioni, in appartamenti dove abitavano donne sole. Le aveva picchiate e violentate. Caratteristica comune dei tre episodi: il violentatore si era arrampicato con estrema agilità sulle impalcature innalzate per ristrutturare le facciate o aveva utilizzato il tubo del gas. Le stesse capacità atletiche dimostrate, dunque, da Ghoubrini nello scalare il muro di cinta e poi saltare in strada. L'evasione era stata preparata con una certa cura dai tre che da una quindicina di giorni a questa parte ei ano stati messi nella cella 231, perché negli altri «bracci» del penitenziario sono iniziati i lavori di ristrutturazione. I tre detenuti hanno faticato parecchio per fare un buco nel muro abbastanza grande da farli passare. Hanno utilizzato cucchiai e forchette. Con spirito di corpo si sono dati dei turni. Uno scavava, l'altro nascondeva il terriccio sotto il materasso, e il terzo stava in ascolto dalla porta per sentire se arrivavano le guardie carcerarie. Una preoccupazione, invero, forse di troppo, perché di notte, nel penitenziario genovese, ci sono cinque agenti di custodia a sorvegliare più di quattrocento detenuti. Il buco per la fuga è stato ultimato nella notte tra sabato e domenica scorsi. Così all'una sono passati all'azione. Con i classici lenzuoli si sono calati dalla cella fino al cortile. Poi sono riusciti ad aprire un magazzino dove proprio a causa dei lavori di restauro sono accatastati gli attrezzi degli operai. Hanno preso due lunghe tavole che sono state legate l'ima all'altra con del filo di ferro. Le hanno appoggiate al muro di cinta in un punto dove le guardiole non sono occupate dagli agenti, proprio per la scarsità del personale, e sono riusciti a salire sui «camminamenti». Il primo a scavalcare e a gettarsi di sotto è stato l'algerino. Poi, è toccato a Piaggio. Non ha avuto la stessa agilità del suo compagno di fuga e si è fratturato il calcagno destro. Proprio in quel momento sono arrivati i carabinieri, [a. 1.] Nel penitenziario durante la notte cinque agenti per 400 detenuti

Persone citate: Maurizio Celle, Maurizio Piaggio, Taleb

Luoghi citati: Alcatraz, Camogli, Genova, Moneglia