SEPARARSI DALLO SPETTRO

SEPARARSI DALLO SPETTRO SEPARARSI DALLO SPETTRO AMMESSO che la lettera di Togliatti sulla sorte dei prigionieri italiani in Russia sia autentica, non si può fare a meno di osservare che essa in tal caso costituisce un documento insieme clamoroso e coerente, raccapricciante e ovvio. Clamoroso e raccapricciante perché si tratta della più cinica delle risposte che Togliatti, ergendosi come una cattedrale hegeliana davanti alla perorazione umanitaria di Vincenzo Bianco (un dirigente del partito comunista italiano durante la seconda guerra mondiale), potesse dare a chi lo pregava d'intercedere presso Stalin per salvare la vita di alcune decine di migliaia di connazionali catturati nel corso della campagna di Russia. Ma coerente e ovvio perché sembra aggiungere l'ultimo tocco al giudizio storico, già largamente negativo, soprattutto sul comportamento e sul ruolo svolto per almeno tre lustri da Togliatti, all'ombra diretta di Stalin, quale esponente di primissimo piano del Komintern. La fortunata quanto sinistra carriera del Togliatti terzinternazionalista ha inizio, sul finire degli Anni Venti, nei tre momenti successivi in cui egli rompe con Silone, volge le spalle a Bucharin e, d'accordo con Stalin che non muove un dito, lascia lentamente spegnersi nel carcere fascista un Gramsci ormai emarginato dai comunisti italiani. Da allora la parte centrale della sua vita non è che una passeggiata ininterrotta fra i cimiteri, le menzogne e le ambiguità. La metà degli Anni Trenta lo vede plenipotenziario del Komintern in Spagna, proprio Enzo Betti za CONTINUA A PAGINA 4 PRIMA COLONNA

Luoghi citati: Russia, Spagna