Trap-Zeman, guerra delle idee

Trap-Zeman, guerra delle idee Trap-Zeman, guerra delle idee Juventus-Foggia, l'incontro di due tecnici lontanissimi Il boemo: detesto gli allenatori che non cambiano mai TORINO. La sfida che il Foggia di Zeman porta a una Juve scossa da sinistri scricchiolii capita nel bel mezzo di un riflusso quasi biblico. Basta guardarsi attorno. L'Inter continua a riesumare pezzi del suo archivio: dopo Suarez, Guarneri. In Spagna, il Real Madrid ha spiazzato tutti, anche il buon senso: fuori Antic e dentro il «vecchio» Baenhakker alla faccia del primo posto in classifica e dei tre punti di vantaggio sul Barcellona. E in casa Ferrari, ecco l'ennesimo revival: da Montezemolo a Lauda. Zdenek Zeman era juventino, Giovanni Trapattoni lo è diventato. Ognuno, e non da ieri, vede il calcio a modo suo. Zona spericolata, pragmatismo doc. Da sempre, l'allenatore della Juve cerca la verità nelle azioni, e non nelle astrazioni. Zeman, lui cavalca l'iperbole, l'eccesso, il paradosso: anche se poi nessuna squadra è così «regolare» come il Foggia dell'arrivano i nostri: 6 vittorie, 6 pareggi, 6 sconfitte; 27 reti fatte, 27 subite. «La Juve di mio zio (Vycpalek), mi piaceva più di questa, che procede a colpi di tosse, 10, 0-0», spiega il boemo. E aggiunge: «Non sono più moderno di Trap: sono diverso». Parla «per» pause. Qua e là, una frecciata: «Trap è bravo, ma ha allenato soltanto Juventus, Inter e Milan. Vorrei vederlo all'Ascoli». Zeman, 45 anni a maggio, difende Maifredi e Orrico, parrocchiani fedeli: «Non hanno fallito, li hanno fatti fallire». Trapattoni replica a distanza, pane al pane: «Apprezzo Zeman per la sua coerenza e il suo coraggio. Fare il fuorigioco a metà campo non è da tutti: non lo fa nemmeno il Milan. Io tiro dritto per la mia strada. Io mi voglio bene. Penso a Maifredi, a Orrico, al loro rapporto idee-risultati, e non mi vergogno di giocare come gioco. Zeman non ha passato. E un autodidatta. Ha dovuto inventarsi un cliché, una filosofia. Se li è scelti bene. Ma nel calcio non s'inventa nulla, anche la zona è vecchia». Però si dice: il Milan di Sacchi, la Juve di Platini. E' giu¬ sto? Per Zeman, sì: «Perché Trapattoni lasciò fare a Platini, mentre Sacchi prevalse su Van Basten, a proposito del quale mi pare che si stia esagerando: 13 reti, d'accordo, ma solo sette su azione. Come Signori». Per Trap, no: «Luoghi comuni. Frasi fatte. Impronte diverse». Ancora Zeman: «Detesto quegli allenatori che non cambiano mai, che servono in tavola sempre la stessa minestra». Uno slogan che non ha bisogno del destinatario, e difatti non lo ha. Linea al Trap: «Vero che non mi sono mai discostato da una certa scuola, da un certo modello. In compenso, chi sostiene che abbia applicato sempre e comunque il medesimo brogliaccio, mente spudoratamente. Lo scudetto l'ho vinto con Platini e Matthaeus, ma anche con Fauna e Marocchino. Essere fedeli a una scuola non significa essere schiavi di un unico schema». In casa, la Juve non perde colpi: 17 punti su 18. In trasferta, il Foggia ha vinto a Firenze e Cremona. Attenzione, inoltre, a queste altre cifre, dal sapore vagamente sacrilego: il Foggia ha realizzato sei reti più della Juve (27 a 21) e Ciccio Baiano, da solo, quante Sobillaci e Casiraghi messi assieme: otto. Zeman nega che, agli albori dell'era Boniperti, la Juve gli abbia offerto la guida del settore giovanile. Il contratto gli scade il 30 giugno: «Non so ancora se restare 0 andarmene. Non ho preferenze: alta classifica 0 seconda categoria...». E siamo alla madre di tutte le perdizioni, la tattica del fuorigioco: oggi, per esempio, più che Sguizzato arbitreranno i guardalinee, come già successo in Milan-Foggia. Il ghiaccio di Zeman si sgretola: «Contesto. Se il fuorigioco è ostruzione, mi dica lei che cos'è la marcatura a uomo, la gomitata sistematica, lo sputo vagante, il calcio premeditato. In Italia siete ancora convinti che il massimo di tutto, e per tutti, sia il calcio di Rocco: catenaccio più contropiede. E per carità: non parliamo di fuorigioco passivo. Va perseguito. Non esiste. O meglio: esiste solo nel tornaconto di chi batte la fiacca». Insorge anche Trapattoni: «Zeman tira l'acqua al suo mulino, lo capisco e lo giustifico. Io sono, e sempre sarò, perché il fuorigioco passivo non venga fischiato. Ci mancherebbe. Piuttosto, non escludo che, avanti di questo passo, si renda necessaria la moviola tipo football americano. Gioco fermo, decide la tv». E un avviso ai naviganti, per concludere: «Caro Julio Cesar, piantala di alzare il braccìno. L'hai fatto a Cagliari, l'hai fatto a Firenze. Adesso basta. Se no quelli là (Baiano e e soci) ci, ci, beh, insomma, mi sono spiegato?» Shalimov e Kolivanov contro i fantasmi di Al einiko v e Za varov. Totò Sobillaci contro il colpo della strega. Ma soprattutto Trapattoni da una parte e Zeman dall'altra. Lontanissimi. Roberto Bec cantini Trapattoni: «Nel calcio non s'inventa nulla, anche la zona è vecchia»; Zeman (sopra): «Questa Juve va avanti a colpi di tosse, 0-0 e 1-0»