La famiglia Fenoglio: «La Rai non ci ha tradito»
La famiglia Fenoglio: «La Rai non ci ha tradito» Presentato in anteprima ad Alba «Una vita privata», il film tv realizzato per Raiuno da Negrin La famiglia Fenoglio: «La Rai non ci ha tradito» Per una volta moglie e figli non dicono che è tutto sbagliato ALBA. Chi si attendeva che «Una questione privata», film tratto dal romanzo di Beppe Fenoglio presentato in anteprima ad Alba, aprisse una nuova «querelle» sulla fedeltà all'opera letteraria, resterà deluso. Il lungometraggio prodotto da Raiuno per il Consorzio europeo (Eca), con la collaborazione della Cassa di Risparmio di Cuneo, ha ottenuto molti consensi e quasi nessun appunto proprio nella città che ha dato i natali allo scrittore, fedele custode della sua immagine e memoria. La scelta di presentare ad Alba la pellicola, che andrà in onda su Raiuno probabilmente nella tarda primavera, da un lato è una sorta di ringraziamento alla provincia in cui è stato girato il film all'inizio dello scorso anno, dall'altro è dovuta alla volontà di «tastare il polso» di un pubblico particolarmente attento e profondo conoscitore dell'opera fenogliana. Meno di due ore di proiezione, un ritmo serrato, immagini a tutto campo da grande schermo, sono le caratteristiche del film tratto da quello che è considerato il capolavoro dello scrittore albese, ambientato durante le lotte partigiane nell'autunno del '44. «Non abbiamo voluto di proposito fare una ricostruzione etnografica, storica del testo - ha spiegato il regista Alberto Negrin, autore fra l'altro di "Viaggio nel terrore - L'Achille Lauro" -. Ciò che ci interessava era restare fedeli al messaggio di Fenoglio: il conflitto degli uomini e la lotta individuale con il destino, nella visione non ideologica che gli era propria e con la quale io personalmente concordo in pieno». Diversamente dal romanzo, la sceneggiatura firmata da Raffaele La Capria, Paolo Virzì e dallo stesso Negrin, segue un filo conduttore unitario: la storia d'amore tra il partigiano Milton (in cui Fenoglio adombra se stesso) e la bella e ricca Fulvia, dal momento in cui il giovane entra in una formazione «azzurra» (badogliana), fino a quando viene inseguito dai soldati fascisti. Alcuni episodi hanno dovuto essere ordinati diversamente rispetto al testo, che procede in un continuo meccanismo di flashback e ricordi. Ma ciò non è dispiaciuto neppure ai familiari di Beppe Fenoglio, presenti alla proiezione: la moglie Luciana Bombardi, la figlia Margherita, il fratello Walter. «E' la migliore trasposizione di un'opera di Beppe che io abbia visto finora - ha detto quest'ultimo -. Tra me e mio fratello c'erano solo diciotto mesi di differenze. Abbiamo militato nella stessa formazione partigiana: quei luoghi, quei tempi li ricordo bene. E' del resto impossibile ricreare completamente l'atmosfera. Due appunti posso muovere: i partigiani parlavano poco e qui inve¬ ce il dialogo è continuo e l'attore Rupert Graves che impersona Milton è un po' troppo "american boy", non ha il volto emaciato che avevamo noi». Di diverso parere Margherita, che ha trovato nell'attore inglese una grande fedeltà al personaggio tratteggiato dal padre: «E' morto quando avevo solo due anni e l'ho conosciuto attraverso le fotografie, gli scritti, i ricordi di mia madre. Non sono imparziale, ma trovo che Graves è riuscito a rappresentare molto bene Milton». E' stata questa la maggiore difficoltà per Rupert Graves: «Muovermi come un ventenne delle Langhe, di un Paese e di una cultura così diversi dal mio». Non ha cercato rassomiglianze neppure la moglie di Fenoglio: «Non sarebbe stato possibile. Del resto mio marito era molto "inglese" negli atteggiamenti». Vanna Pescatori
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