Noi siamo la Shaly & Koly una ditta che non fallisce

Noi siamo la Shaly & Koly una ditta che non fallisce I due russi del Foggia che domani affrontano la Juve raccontano la loro avventura italiana Noi siamo la Shaly & Koly una ditta che non fallisce FOGGIA DAL NOSTRO INVIATO Igor Kolyvanov, ventitré anni a marzo, ha il viso rosato piccolo e tondo e capelli biondi corti, tagliati alla casalinga. E' un giovane russo da manifesto di propaganda Anni Cinquanta su come fa bene alla salute vivere in campagna coltivando le patate. Igor Shalimov, ventidue anni domenica prossima quando giocherà contro la Juve, lo guardi e dici: ma questo mica viene da' Sokolniki, periferia di Mosca, questo è un playboy occidentale da serata in discoteca. Ha le chiome nutrite a gelatina, stirate e incollate sulla testa e lasciate in caduta libera e riccioluta sulle spalle. Porta al polso un braccialetto d'oro. E fuma. Osserva la sigaretta: «Buona. Sei, sette al giorno. In Russia severamente proibito fumare ai calciatori». Se la cava nella nostra lingua; Kolyvanov è ancora alla prima elementare, fa un cenno all'interprete, una studentessa universitaria tutta dedizione, Cristina Mundi. «Anch'io fumo sei, sette sigarette». E' contento di pareggiare Shalimov se non nell'uso dell'italiano, almeno in quello della nicotina. I russi nazionali del Foggia Koly e Shaly (o Igor Spartak e Igor Dinamo) stanno sempre appiccicati. Igor Shalimov ha finalmente lasciato l'albergo, ha avuto una casa in centro e ci vive con la fidanzata che fa la spola tra Foggia e Mosca. Angela Nikitina, 25 anni, fotomodella. Igor e Angela vanno a cena dalla famiglia Kolyvanov. Mona Kolyvanova prepara gli spaghetti. «Molto grandi spaghetti con pomodoro, con cime di rapa, con piselli, con zucchine, con tutto dice Shalimov -, e molti grandi gamberetti». Mangia spaghetti anche Ania, la figlia di Kolyvanov, due anni, bellissima, occhi celesti come papà. La fresca casa di Koly, nel nuovo rione Macchia gialla, è un museo moscovita della matrioska e del samovar. «Ma non abbiamo nostalgie - dice Igor Dinamo -, non ho tempo per pensare a Mosca. Penso soltanto a giocare. E quando non mi alleno e non gioco, me ne vado con mia moglie e con Ania al supermercato e ci divertiamo un mondo». Si diverte anche in auto, una Dedra, a sabre sui marciapiedi. Non c'è marciapiede di Foggia sul quale non abbia messo le sue ruote. «Guida come se fosse nella tundra», spiega con amichevole comprensione Shalimov. Anche lui ha una Dedra. O, meglio, l'aveva. Prima che gliela rubassero. «Ma continuo ad amare i foggiani. E' stato un furto promozionale, volevano che ne provassi un'altra. Ora vado in Panda» Shalimov, stella indiscussa del Foggia, e Kolyvanov, in attesa che Zeman lo promuova titolare fisso, guadagnano ventisei rnihoni al mese e una fetta del guadagno se ne va in Russia, alla federazione. Ma quello che resta basta e avanza per le sigarette e gli spaghetti. «A Mosca - dice Shalimov, tanto per chiarire che lui non è un ex poveraccio - non ci mancava nulla». E la Kolyvanova con Ania in braccio passava i pomeriggi nei Berioska, pagando in dollari caviale e cioccolata. Ci tornereste? «Forse. Se le cose cambiassero». Ma dall'espressione di Shalimov e di Kolyvanov non sembra che l'idea d'un eventuale dietro-front li commuova. C'è nel passato di Shalimov, padre e madre operai, la scuola abbandonata dopo i primi calci nella Lokomotiv, un'adolescenza di fantasticherie e un desiderio, divenuto incessante appena indossata la maglia dello Spartak, di prendere il volo. Per atterrare dove? Ah, l'Italia, l'Italia con il suo campionato da favola, i suoi celebrati campioni. La prima sigaretta della giornata sta per finire: «Ho avuto fortuna. Dal sogno alla realtà il viaggio è stato breve». E Koly fa di sì con la testa, è d'accordo sul tormento delle attese. Zeman li voleva. E' arrivato Shalimov. Lo Spartak chiedeva un miliardo e quattrocento mihoni. Il presidente del Foggia Casillo, ha risposto spedendo camion di grano, lui che del grano è il re. Poi è arrivato Kolivanov. Alla Dinamo Mosca non bastavano due miliardi e mezzo e del grano non sapevano che farsene, preferivano le automobili. Casillo ha motorizzato l'intera dirigenza. «Aspetto che ci raggiunga mia madre», dice Kalivanov. «Aspetto anch'io i genitori. Questioni di burocrazia, ma tutto si aggiusta e saremo felici», dice Shalimov. E dopo Foggia? «Volete già farci andar via? Parliamo del presente. Che in Italia il campionato fosse uno spettacolo ce l'eravamo immaginato. Però non così. Non con questo teatro, non con questo romanzo d'interviste e questa foresta di telecamere e microfoni». E gli arbitri? «Sbagliano anche in Russia e anche in Russia ci rimettono i piccoli, ma chiusa la partita nessuno se ne cura più». E le tattiche? «Nello Spartak e nella Dinamo ci si adeguava all'avversario, si improvvisava, non si andava in campo con lo schema in tasca. Qui l'improvvisazione è vietata. Ma ci va benissimo lo stesso». Aleinikov e Zavarov hanno fallito alla Juve. «Domenica la Juventus vedrà due russi che non vogliono fallire». Preoccupati dalle arti difensive bianconere? Risponde Kolyvanov, attaccante: «Più una squadra si difende e più è facile far gol». Bella teoria, piacerà a Trapattoni. Ora di colazione. Shalimov di giorno va al ristorante: «Igor e sua moglie hanno bisogno, di tanto in tanto, d'un po' d'intimità». Spaghetti con i broccoli Kolyvanov va casa: cinque minuti a coccolare Ania, e spaghet ti con le vongole. Ma non vi farà male tutta quella pasta? «Male a noi? Mai stati così bene». L'auto di Kolyvanov scavalca rombando un marciapiede. Shalimov prende il pacchetto delle sigarette e lo rimette in tasca. Non più di sette al giorno. Gianni Ranieri i Igor Shalimov e Igor Kolyvanov coppia inseparabile che cerca gloria Sigarette, spaghetti e tanta voglia di non finire come Zavarov e Aleinikov i §1 §1 Igor Shalimov (a sinistra), compirà 22 anni domani e ha intenzione di festeggiare a spese della Juventus; Igor Kolyvanov, 23 anni a marzo, qui con la figlia Ania di 2 anni, vuol convincere difinitivamente Zeman della sua bravura: non ho alcun timore della difesa juventina