Ruhr compatta sui salari ondata di sì allo sciopero
Ruhr compatta sui salari ondata di sì allo sciopero Dopo otto anni in Germania si riapre lo scontro sociale Ruhr compatta sui salari ondata di sì allo sciopero BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli operai dell'acciaio dicono sì allo sciopero, e un sì compatto: il referendum nelle 84 fabbriche interessate ha confermato che oltre l'86% dei siderurgici del bacino della Ruhr, della Bassa Sassonia e della regione di Brema hanno scelto la prova di forza. Dopo otto anni, lo scontro sociale in Germania è avviato e sarà duro, perché la vertenza della siderurgia - accompagnata da fuochi di battaglia nel settore pubblico, nelle poste e nelle banche, dove continuano gli «scioperi di avvertimento» e ci si prepara a un altro referendum fa da traino e sembra anticipare la campagna di primavera che vedrà in prima linea categorie importanti, a cominciare dalle altre branche della metallurgia. Uno sciopero come quello dei siderurgici, inoltre, potrebbe avere effetti devastanti sull'industria automobilistica, prevedono gli imprenditori: nell'84, al tempo dell'ultima seria agitazione nel settore, la produzione di auto era stata quasi paralizzata per sei settimane, per la mancanza di materiali. L'astensione dal lavoro dei 135 mila siderurgici potrebbe cominciare il 5 febbraio, subito dopo la ratifica dei risultati del referendum da parte della direzione del sindacato. Sono escluse trattative straordinarie dell'ultima ora, hanno confermato gli imprenditori appena conosciuti i risultati del voto. E tutti si aspettano una prova di forza prolungata: «Sarà uno sciopero duro», prevede il presidente degli industriali della Ruhr, HansUlrich Schmithals. I sindacati si preparano: la «Ig Metall», che ha quasi tre milioni di iscritti, ha i mezzi finanziari per indennizzare gli operai anche se lo sciopero dovesse durare settimane. Come avvenne nel '79, quando i siderurgici - che chiedevano la riduzione dell'orario di lavoro avevano resistito 44 giorni prima di ottenere soddisfazione. La rottura questa volta è avvenuta sugli aumenti salariali: il sindacato chiede il 10,5%, anche se durante le trattative si era dichiarato disposto a scendere al 6,15; le imprese offrono il 5,7, una cifra peraltro contestata dalla «Ig Metall», secondo la quale l'offerta reale è del 5,3. E' una distanza che, nella sua chiarezza, riassume la situazione nel mondo del lavoro tedesco all'indomani dell'unificazione, e che ha scatenato un dibattito serrato sul futuro dell'azienda Germania. I sindacati vogliono infatti giocare la carta della siderurgia come una sonda, nel nuovo panorama sociale ed economico tedesco, per tradurvi le conseguenze dell'unificazione e della fine del comunismo all'Est: dietro la richiesta di forti aumenti salariali non c'è soltanto il desiderio di compensare l'aumento delle imposte e dell'inflazione (che nel '92 sarà del 4% secondo le previsioni del go- verno), ma il dichiarato obiettivo di spartire i benefìci che le imprese hanno ottenuto con l'unità. Una «partecipazione agli utili» fra il 4 e il 5%. Anche per questo, ammonisce il capo dell'Unione dei sindacati tedeschi, Heinz-Werner Meyer, «il '92 potrebbe diventare l'anno della crisi sociale». Anche per questo il governo, gli imprenditori e la «Bundebank» rinnovano gli appelli alla cautela e i moniti contro una strategia considerata irresponsabile, mentre i costi dell'unificazione sono esplosi. Proprio ieri, il ministro dell'Economia Moellemann poneva alcune condizioni alla pur modesta crescita prevista il '92: alleggerimenti fiscali per le imprese, taglio del deficit pubblico, aumenti salariali contenuti. Emanuele Novazio GERMANIA OVEST EST crescita 2% 10% INVESTIMENTI 4,5/5,5% 2/3% 20/25% OCCUPAZIONE* -0.6/-0.7 *#&fl.3 -0.8/-1 jDISOCCUROTI* 1,8 1,3/1,4; TASS0D1S0CGUPAW 8 6% 17|| INFIME! i* IMI SALARI •milioni ot wm 5% 20/25% ss:* DIKOHL - —lkonomiateW ■ nel 1992. « f J [previsioni governative] mmmMMimmùm
Persone citate: Brema, Emanuele Novazio, Heinz-werner Meyer, Moellemann
Luoghi citati: Bassa Sassonia, Germania, Germania Ovest, Ruhr
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