Syusy Blady le regole del nonsense

Syusy Blady le regole del nonsense Al Piccolo Regio Syusy Blady le regole del nonsense TORINO. L'equazione è questa: dada Anni 20 più tradizionale nonsense britannico uguale demenziale Anni 90. Ecco perché a recitare «Fagade» melologo, cioè ventini poesie paradossali di Edith Sitwell declamate ritmicamente sulle musiche di Sir William Walton, sono stati chiamati Syusy Blady, soubrette del demenziale, e il suo degno compare Patrizio Roversi. Funziona? Sicuro. Ma se invece di quelle trenta persone che giovedì sera occupavano le poltrone del Piccolo Regio la platea fosse stata più folta, avrebbe funzionato di più. Perché il demenziale è così: più gente c'è, meglio viene. Rifugge dalle atmosfere cameristiche ed evanescenti, è fatto di battute al fulmicotone per grandi folli. E in questo si differenzia dalle squisitezze linguistiche della Sitwell rese in italiano da Luigi Ferrari e dalle disimpegnate eleganze musicali di Walton eseguite dagli strumentisti del Teatro Comunale di Bologna diretti da Roberto Polastri. Ecco Syusy e Roversi, dunque, alle prese con le composizioni della Sitwell che descrivono «Rita e Iole/ sciocche figliole» che «Discutono insieme la moda che viene/ la moda che va» oppure «Lily O'Grady/ Sciocca, lo vedi/ vuol apparire/ una pigra lady»; o ancora «Noè/ tardo di pie» in un fox trot, «Don Pasquito» nel Tango-pasodoble. Chiaro che i due non si limitato a intepretarle, ma trasformano tutto in performance, aggiungono poesiole (Freak Antoni soprattutto), fanno una piccola sceneggiata condita da essenziali travestimenti: un cappellino e un cesto per «Danza campestre», passamontagna con cornetti per «Messer Belzebù». Ma perché questa «Fagade»? Perché Walton, fra i massimi compositori inglesi del '900, era uno che della sua musica non buttava mai via una nota. Così dopo avere fatto con la Sitwell una prima versione di «Fagade» nel 1921, ne fece una più ampia (quella presentata l'altra sera) nel '42, e ancora ne trasse due suite orchestrali e un balletto. Proprio quello coreografato da Frederick Ashton e presentato dal corpo di ballo del Regio nelle settimane scorse. [se. tr.j

Luoghi citati: Bologna, Torino