Europa unita dialettale
Europa unita dialettale Al Macario «Arlecchino servitore di due padroni» Europa unita dialettale Uno spettacolo ben riuscito TORINO. L'Europa unita delle regioni è una realtà. O almeno così pareva, l'altra sera al Teatro Macario, nel vedere un allegro e composito miscuglio di giovani attori di Spagna-Belgio-Inghilterra-Svezia, far rivivere la venezianissima commedia goldoniana ((Arlecchino servitore di due padroni» (Tag teatro di Venezia, in scena fino a domenica), mescolando dialetto e lingue straniere, in un caleidoscopio di culture e idiomi che più dei significati sottolinea la musicalità del testo, rendendolo quasi un'opera buffa. Il «Servitore di due padroni» affonda le sue radici nella Commedia dell'Arte: proprio assistendo a una replica nel Carnevale del 1753, Goldoni fu colpito dall'abilità degli attori e decise di stendere il testo utilizzandone le battute. L'intreccio vede intersecarsi due piani di storie: quella alata dei signori con i loro dolori d'amore, e quella «ruspante» dei servitori, alle prese con il ben più pratico problema di sopravvivere da un giorno all'altro. Siamo a Venezia: la bella Clarice ama, riamata, il focoso Silvio. Ma il padre Pantalone l'ha già destinata in moglie al torinese Federico Rasponi, rimasto ucciso in duello, ma sostituito per ragioni d'affari dalla sorella Beatrice in abiti maschili. Sulle tracce di Beatrice si è messo Florindo, torinese anch'egli, disperato per la scomparsa dell'amata. Senza saperlo, Beatrice e Fiorando possiedono lo stesso servitore, Arlecchino-Truffaldino, che si destreggia fra lettere, borse di denaro, pranzi da ordinare e servire con fulminea rapidità, liti con il locandiere Brighella e una tresca con la bella servetta Smeraldina. Alla fine, naturalmente, tutto si aggiusta: basta prendere le cose come capitano e non farsi illusioni: tanto «in questa vita o se pena o se espera, e poche volte se gode». Ir. sii.]
Persone citate: Federico Rasponi, Goldoni, Macario
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