Con la Monti il macho si fa micio di Armando Caruso

Con la Monti il macho si fa micio Fregoli, fino al 5 Con la Monti il macho si fa micio TORINO. «Staffilate. La mia schiena sembra quella di una zebra». Maria Monti, al «Fregoli» canta l'amore e tutte le sue complicazioni. Ma è amore lo stesso: anzi è «Maria d'amore», la Maria dell'insofferenza, dell'insostenibile rapporto di coppia, della solitudine disperatamente cercata e forse rinnegata, la Maria che dice: «Se avessi vissuto dentro quel mostro a due teste che è la coppia, non so se sarei vissuta meglio di adesso. Qui». Ed è nel «qui» che ritroviamo la Monti degli Anni 50-80: nell'artista capace di amare il teatro quel tanto che le permetta di non esserne schiava; che ama essere libera a modo suo da ogni convenzione sociale, ricca di autentici valori lirici. Un'artista che ironizza su se stessa e sulla vita, che si ritrova sola, in scena, a tener banco per un'ora e mezzo con le sue riflessioni, la sua voce calda e sensuale, con la bravura che non conosce l'usura del tempo; un'artista che aiuta e riflettere sulla banalità dell'oggi e forse, proprio per questo, infonde un senso di velata tristezza. «Maria d'amore» è quasi un melologo, in cui musica e parola cantata hanno lo stesso significato, la stessa nostalgia del tempo trascorso e dell'amore mai vissuto in pieno. E allora Maria d'amore canta con struggente ironia «Ripeccatizziamo l'Eros». Ed esorta il fantasma dell'uomo: «Spogliami, così come sai fare tu, spogliami» sino all'ossessione, per concludere, graffiante: «Ma tu, sei ancora col cappotto». Il «macho è diventato micio». L'uomo è trafitto. E' questa la Monti che si fa ammirare di più, la Monti che confessa: «Non sono contro l'amore, né l'amore è contro di me, ma l'amore punisce chi ama ottusamente l'amore». Piace meno quella che legge i sommari dei giornali e le statistiche sulla coppia. Alla memoria salgono così i titoli della passata stagione: il debutto a «Primo applauso», del '55, «Svolta pericolosa» per la tv, gli anni delle sue canzoni, con Hindi, Meccia, Endrigo, Gaber, Tenco, Jannacci; «Memorie di Milano», «Maria Monti e i cantautori», e tanti altri ancora che l'hanno fatta amare dal pubblico di tutt'Italia, fino a questo «Maria d'amore» costruito su canzoni originali, frammenti, accenni letterari e poetici. Il tutto scritto con Patrick Rossi Gastaldi su musiche di Costantino Albani. Replica fino al 5 febbraio. Armando Caruso

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