La rabbia di Marina Ripa «Stop a quel film, mi offende» di Pier Paolo Luciano

La rabbia di Marina Ripa «Stop a quel film, mi offende» Ha chiesto al pretore di sequestrare «Piazza di Spagna» La rabbia di Marina Ripa «Stop a quel film, mi offende» ROMA. All'inizio, l'aveva presa sportivamente: «Indignarmi? Ma no, è un programma così ridicolo, roba da avanspettacolo, da Crème Caramel. Non ne vale la pena. Basta guardare l'attrice che dovrebbe rappresentarmi: sembra un travestito». Poi, però, ci ha ripensato, spinta dalla disperazione, da una settimana che definisce d'inferno. E tra un ciak e l'altro del film «Cattive ragazze», che la vede esordire nel ruolo di regista, si è presentata dall'avvocato. Risultato: martedì 4 febbraio Domenico Bonaccorsi, pretore alla prima sezione civile di Roma, dovrà pronunciarsi sulla richiesta di sequestro del film tv «Piazza di Spagna» trasmesso domenica scorsa da Canale 5 e interpretato da Lorella Cuccarmi, Enrico Maria Salerno e Serena Grandi. A chiederlo sanò gli avvocati Fabrizio Berliri e Alessandro Nicoletti in rappresentanza di Marina Puntuneri, meglio conosciuta nei salotti buoni e tra le pagine della cronaca rosa come Marina Ripa di Meana, già contessa Lante della Rovere. Ma non solo. Copia del ricorso è arrivata anche sui tavoli della Reteitalia, proprietaria di «Canale 5», con la diffida a mandare in onda la replica della prima puntata dello sceneggiato diretto da Florestano Vancini e a trasmettere la seconda, come annunciato nei settimanali televisivi. Tutto colpa della contessa Armida de Tolle che, in questa «Cenerentola» del Duemila, veste i panni della regina dell'alta borghesia. La signora, interpretata dalla polacca Grazyna Szapolowska, abita nei dintorni di piazza di Spagna, è moglie di un nobile e madre di un'unica figlia, ha una coppia di cani «carlini». Come dire, la trasposizione sul set di Marina Ripa di Meana. Tanto più che anche nell'aspetto la contessa fìnta richiama quella vera: stessi capelli rossi a boccoli, identica altezza, simile portamento. «Riferimenti precisi, puntuali e intenzionali» li chiamano nel ricorso gli avvocati. E ne I traggono queste conclusioni: «Il danno derivante dall'identificazione è attribuito alla personalità e al comportamento assolutamente ignobili e spregevoli di Armida de Tolle». E aggiungono: «E' una contessa priva di scrupoli morali, dedita a loschi traffici e a una vita sessuale strumentalizzata al raggiungimento dei suoi scopi, fa da tramite fra politici e imprenditori ai fini dei loro intrallazzi e dei loro imbrogli e con la complicità del manto e dell'amante non esita a corrompere e a farsi corrompere». Una brutta storia, davvero. Resa più cupa da alcuni spiacevoli episodi frutto di questa «identificazione» tra la contessa de Tolle e la Ripa di Meana, che racconta esasperata: «Negli ultimi giorni ho vissuto l'inferno: minacce al telefono, gente che per strada mi addita e mi insulta. In casa, davvero, non si vive più. E poi mi può star bene che mi si attribuisca il ruolo della donna Ubera, ma quella della corruttrice no! Accetto che si scherzi su tutto, ma disegnare me e mio marito come personaggi loschi, che prendono bustarelle, è tròppo, anzi inaccettabile. Così, anche se quel film non merita certo importanza e attenzione, ho deciso di rivolgermi al pretore, di chiederne il sequestro». Alla Ripa di Meana e ai suoi legali non sono piaciute neanche le dichiarazioni di attori e regista: hanno insistito troppo nelT «affermare che il racconto è strettamente ispirato alla realtà e legato a certi personaggi pubblici e a un certo ambiente della Roma "bene"». Dietro tutto, però, spunta la storia di una scrittura annunciata e poi svanita. In un primo tempo, Reteitalia aveva deciso di affidare la parte della contessa Armida alla stessa Marina Ripa di Meana. Poi, sceneggiatori e registi hanno cambiato idea. «Forse perché hanno capito che l'interpretazione di Marina avrebbe tolto allo sceneggiato quella forza polemica e allusiva che si voleva dare» concludono gli avvocati. Pier Paolo Luciano Marina Ripa di Meana e, sopra, l'attrice Grazyna Szapolowska

Luoghi citati: Meana, Roma