Silocchi, sequestro pagato con la morte

Silocchi, sequestro pagato con la morte Bloccato dalla polizia di Parma anche il telefonista. Il marito non si arrende: voglio una prova Silocchi, sequestro pagato con la morte Sei arresti, il corpo forse nel Lazio PARMA. Gli ordini di cattura hanno chiuso l'ultima speranza. Sei arresti (di cui tre eseguiti) per il sequestro di Mirella Silocchi, rapita a Collecchio il 28 luglio del 1989. E un'atroce certezza: manca solo la scoperta del cadavere per far dire agli investigatori che Mirella è morta durante la prigionia. Solo il marito di Mirella Silocchi non si arrende, si aggrappa ad un filo sempre più esile. Carlo Nicoli ha dichiarato: «Non crederò alla morte di mia moglie finché non avrò una prova». Di concorso in sequestro di persona sono accusati Gregorian Garagin, 34 anni, libico nato a Bengasi, studente di architettura a Roma, ritenuto uno dei fulcri dell'organizzazione «Anarchismo e provocazione» e collegato all'eversione armena, arrestato nel marzo dello scorso anno e considerato il telefonista della banda; Orlando Campo, 38 anni, di Campo Calabro, anche lui collegato ad «Anarchismo e provocazione», arrestato pochi mesi fa e Franco Goddi Bachisio, 45 anni, di Orune (Nuoro) agricoltore, uscito indenne da altre indagini e catturato due giorni fa a Viterbo. Raggiunti dagli ordini di cattura del pm Francesco Brancaccio tre latitanti: Giovanni Barcia, 28 anni, di Palermo; Luigi De Blasi, 31 anni, di Messina e la fidanzata Rose Anne Scrocco, 30 anni, americana di Chelsea, un passato da hostess. Accertamenti sono in corso per scoprire le responsabilità di altri 4-5 sardi, già identificati e sospettati. Secondo gli inquirenti la Silocchi fu rapita da una banda di dieci persone, elementi della cellula terroristica e dell'anonima sarda. Fra gli arrestati non ci sarebbero - secondo quanto sostengono gli investigatori - i carcerieri di Mirella Silocchi. Il punto sulle indagini, a due anni e mezzo dal rapimento della donna, è stato fatto dagli uomini della Crminalpol di Parma. Uno degli arrestati, Barcia, è l'affittuario del covo scoperto nel maggio dello scorso anno a Roma e ritenuto la base operativa della banda nata dal connubio tra criminali, anarchici e l'eversione armena. Le indagini sono partite dall'operazione messa a segno nel maggio del '91 a Roma contro un gruppo composto da malviventi sardi e da esponenti della banda «Anarchismo e provocazione», che portò alla scoperta di un covo pieno di materiale utile per individuare altri sequestri, rapine ed attentati. Per il rapimento Silocchi, hanno spiegato gli inquirenti, fu subito individuata la pista dell'Anonima sarda. Ma sulla pista si crearono vari ostacoli: lo scompiglio nella banda seguito alla sparatoria sul raccordo anulare di Roma (il giorno dopo il sequestro della Silocchi la polizia intercettò i sequestratori di Belardinelli, ci fu un conflitto a fuoco e morirono tre banditi); la commistione con gruppi eversivi; gli intrecci con altri sequestri (Esteranne Ricca, Belardinelli, Augusto De Megni). La prima cattura importante è quella, nel giugno '90, di Francesco Porcu, un sardo il cui arresto permise di identificare alcune persone coinvolte nel sequestro Silocchi. Poi nel dicembre un ispettore della questura di Parma identificò in quella di Garagin la voce del telefonista. «Aspettammo a catturarlo - hanno detto gli investigatori - per dare un impulso alle indagini seguendone i movimenti». Si giunse così alla scoperta del covo romano e ai mandati di cattura successivi. Ma l'inchiesta continua, a Parma vogliono accertare le responsabilità dei sardi (alcuni però sarebbero già morti) e per trovare il corpo di Mirella Silocchi. Gli inquirenti avrebbero alcuni elementi che potrebbero portarli ad inviduare la tomba (sarebbe nel Lazio). Mirella «Anna» Silocchi, moglie dell'imprenditore parmigiano Carlo Nicoli viene rapita dalla sua villa di campagna a Collecchio il 28 luglio '89, Tre banditi, uno dei quali travestito da Guardia di Finanza, la prelevano alle otto del mattino e fuggono con una Fiat Uno. Il giornodopo sul raccordo anulare di Roma il conflitto a fuoco tra polizia e banditi. Si disse che si trattava di elementi della stessa banda che aveva rapito anche la Silocchi, il piccolo Augusto De Megni, Esteranne Ricca, forse anche Eugenio Gazzotti e Silvana Dal- La prima telefonata giunge al marito della Silocchi solo un mese dopo, con la richiesta di cinque miliardi. Il 23 novembre i banditi fanno trovare all'interno di una toilette di un'area di servizio sull'Autosole, nei pressi di Parma, un pezzo di orecchio della donna. Un mese dopo recapitano una foto: la donna è incatenata, sul viso una smorfia, gli occhi socchiusi. Ha un fucile puntato alla tempia. Un esame del documento smentisce il dubbio che si tratti della foto di una donna morta, ma «stranamente» il riscatto scende a due miliardi. L'ultima telefonata è del 17 gennaio '90. Mirella Silocchi non sarebbe stato il primo obiettivo della banda. Non essendo arrivati al personaggio della zona che avevano nel mirino, i sequestratori avrebbero «ripiegato» sulla donna. Parma è sempre stata accanto alla famiglia Silocchi. Ci sono stati cortei, fiaccolate, appelli. Sulla facciata della chiesa di Santa Croce è rimasto un lungo striscione, con una scritta: Mirella Silocchi, rapita il 28 luglio 1989. Luigi Stigliano Mirella Silocchi (sopra a sinistra) fu rapita a Parma il 28 luglio dell'89. Accanto il marito Carlo Nicoli, che non crede ancora che la donna sia stata uccisa. Di fianco gli uomini della mobile che hanno condotto le indagini. I tre arrestati per II sequestro. Sa sinistra Gregorian Garagin, Franco Bachisio e Oliando Campo l'Orto.