San Villetti martire tv nell'arena di Santoro

San Villetti martire tv nell'arena di Santoro IL DIRETTORE DELI/AVANTI | San Villetti martire tv nell'arena di Santoro B.tlTffT (TI ij ng ()ai~ .... • otóH si SP*^ Roberto Villetti frlÉDE subito: «Come ^■1 me- la sono cavata ieri sera?». Eh, è stata dura, direttore. Così dura che oggi, a Montecitorio e dintornj, quasi si commemora San Roberto Villetti, martire del Craxi smo, trucidato dalle fiere dell'anti-partitocrazia nell'arena di Samarcanda. Riflette un attimo, il direttore dell'Avanti!. Stilla scrivania un mucchietto di telegrammi e un lungo elenco di telefonate di solidarietà. E allora? «Allora è andata al di là dell'immaginabile. Sono stupefatto dalla novità assoluta: uno stadio, una fossa dei leoni, un'intolleranza mai vista. Come se t'invitassero a casa e poi ti trattassero male». Male? «Malissimo. Interrotto, bloccato, prevaricato da Santoro. Oscurato dalla pubblicità, proprio loro che sono contro gli spot, "Non si spezza un'emozione...". E di fronte a milioni di telespettatori. Io mi ritengo una persona educata, nella polemica mantengo sempre un certo livello, mi spiace persino alzare la voce. Ed ecco che lì, in quell'assembramento di persone con orientamento univoco, più che un avversario, come dovrebbe essere in democrazia, mi sento un nemico da deformare, da neutralizzare. Non ho parole» conclude Viiletti. Per dirlo lui, che è tra i più infaticabili e tenaci conversatori della Repubblica italiana, il trauma-Samarcanda deve essere stato forte. Troppo forte. Forse al punto da trasformare - scherzi della tv - il direttore del quotidiano del psi, quell'intellettuale socialista che aveva sbagliato vignetta, quell'omino magro che lanciava occhiate di disperazione, in una specie di vittima sacrificale. E quindi anche inconsapevole oggetto di umana simpatia. Comunque incauto. Ma a suo modo Villetti è un puro. Una persona mite e anche un po' complicata, con una vena di scettico romanticismo, capace di ultrattenerti per ore a parlare di politica-politica ma anche - le famose «3 M» di Roberto - del Male, della Malattia e della Morte. Colto e onesto: va da sé. E infatti, nonostante parecchi sforzi nel passato e forse una candidatura alle prossime politiche, non è mai riuscito a diventare un vero politico. Tantomeno un animale da rodeo televisivo (come del resto s'è visto giovedì notte e naturalmente ieri sera su Blob). Oltretutto - e questo suona ancora più paradossale - non è neanche un craxiano. Leale, certo, con il grande capo. Ma in realtà il direttore del VAvanti! fa parte della superstite famiglia lombardiana. «Dai, che ci stai a fare nella sinistra? Vieni con me, che prima o poi divento segretario del partito» pare gli avesse detto Bettino nei primi anni Settanta. Invito sottovalutato, secondo la leg- genda. Oppure, come più probabile, cortesemente rifiutato in nome dell'agognatissima alternativa. Era allora, Villetti, il tatticissimo segretario dei giovani socialisti: simile come una goccia d'acqua al primo Woody Alien, quello di «Provaci ancora, Sani». Si svegliava tardi, andava a mangiare dal «Bolognese», viaggiava per l'Europa, flirtava con gli ingraiani e con i gruppettari e tesseva improbabili tele unitarie con gli altri minileader dei partitini giovanili. Tutto sommato uno spirito libero. Promosso alla direzione dell'ovanti.' come innesto di misura e pacatezza dopo la lieta esuberanza del suo predecessore Ghirelli. Nell'aprile scorso gli hanno piazzato una bomba davanti alla porta: «Roberto, paga le fatture, perché saranno stati i creditori» ha scherzato amichevolmente Ottaviano Del Turco alludendo alle difficili condizioni economiche del quotidiano. Ma da quel giorno gira (in taxi) con la scorta. Se c'era un socialista poco adatto alla corrida di Samarcanda era proprio lui, Villetti, martire tv. Filippo Cec carelli Bili | Roberto Villetti

Luoghi citati: Europa, San Roberto