«Segni deve spiegarsi» di P. Bat.

«Segni deve spiegarsi» Forlani: non siamo inquisitori, non c'é bisogno che si pieghi «Segni deve spiegarsi» L'obiettive è sfumare i toni delpatto referendario che ilpartito rifiuta Ilpromotore dei referendum: nortrmle il dissenso nella democrazia cristiana ROMA. E' l'ora degli esperti in codicilli e dei virtuosi della sfumatura impegnati nella delicata impresa di disinnescare il «patto» della discordia. Dopo il faccia a faccia dell'altro ieri, prosegue il duello a distanza tra Arnaldo Forlani e Mario Segni. La posta in gioco è il «patto» referendario che il segretario della de non intende far passare e il trionfatore del 9 giugno che di quel patto si sente simbolo e artefice. Si smorzano i toni, si calibrano le parole. E si cercano gli appigli per consentire a Segni di «restare democristiano». Ma perché l'uomo del referendum possa correre alle prossime elezioni con la casacca scudocrociata, occorre attenuare i passaggi più spigolosi del manifesto che contiene i comandamenti del «patto». «Patto»? Piuttosto chiamiamolo «impegno vincolante», suggeriscono gli esperti del Comitato 9 giugno. Si aveva l'impressione che il deputato aderente al «patto» dovesse attenersi a una lealtà incompatibile con quella del partito? Allora si cancellino tutti i passi in cui quel vincolo assomiglia a un «contratto» formalizzato e si parli piuttosto di «un candidato che si impegna». Accetterà Forlani un testo così limato e smussato? «Segni non deve piegarsi, deve spiegarsi», ha ieri concesso con magnanimità il segretario del partito. Forlani dice di avere una concezione «liberale» del partito e non pensa che la controversia con Segni sia «una questione disciplinare» perché «sono sempre stato convinto che bisogna lasciare spazio a tutte le opinioni». Il problema, allora, è per il segretario della de «un problema morale di Segni. Non siamo inquisitori, non abbiamo mai espulso nessuno e usato una terminologia comunista». Poi, smentendo che la vicenda sarà discussa nella direzione del partito, Forlani si fa vagamente minaccioso: «Se il partito se ne. vorrà occupare c'è l'ufficio politico, la direzione, l'ufficio dei probiviri». Anche i probiviri, se Segni volesse tener troppo duro sull'inaccettabile «patto». Ma l'uomo del referendum non drammatiz¬ za. Anzi, fa del dissenso un aspetto fisiologico in casa de: «Con Forlani abbiamo avuto spesso posizioni differenziate, ma questo in un partito come la de, può essere anche necessario». E va anche più in là: «Credo che la de abbia il diritto di guidare la trasformazióne del Paese». In mattinata, parlando alla Carnei a subito prima dei leader dei parliti, non aveva nascosto l'obiettivo per cui impegnerà il suo futuro democristiano: «Trasformare la de in elemento trainante del movimento riformistico». Aggiungendo però argomenti a favore del «patto»: «L'impegno comune che i candidati prendono di fronte agli elettori di portare avanti il programma dell'iniziativa referendaria». Siamo alle solite: al «patto» non si rinuncia. E allora, dice Forlani, basta «spiegarsi, non piegarsi». Dunque il compito del pool di esperti è quello di spiegare che «l'impegno morale» non colliderà con l'appartenenza democristiana dei deputati referendari eletti nelle Uste dello Scudo crociato. [p. bat.]

Persone citate: Arnaldo Forlani, Forlani, Mario Segni, Segni

Luoghi citati: Roma