Prosciolti i responsabili di Gladio di Giovanni Bianconi

Prosciolti i responsabili di Gladio Conclusa l'inchiesta: non ci sono fotti penalmente rilevanti. U provvedimento sarà trasmesso oggi al tribunale dei ministri Prosciolti i responsabili di Gladio //procuratore: non fratino cospirato contro lo Stato ROMA. I responsabili dell'organizzazione Gladio non hanno cospirato contro lo Stato, né hanno deviato dai loro fini istituzionali, e quindi vanno prosciolti da ogni accusa. Ma negli archivi del servizio segreto militare ci sono le tracce di deviazioni progettate, di programmi che intendevano svincolare gli 007 da ogni controllo politico, anche da quello del governo. Ecco perché è necessario avviare una seria riforma dei servizi segreti, avendo cura di procedere anche ad un ricambio di uomini, oltre che di leggi e strutture. Sono queste le conclusioni a cui è giunta la Procura della Repubblica di Roma, con un provvedimento che verrà trasmesso oggi al tribunale dei ministri. E' quella, infatti, la sede in cui verrà decisa la sorte dell'ammiraglio Fulvio Martini, del generale Paolo Inzerilli e di Francesco Cossiga, autodenunciatosi nel novembre scorso. In oltre 60 pagine la Procura sostiene che non c'è nulla di penalmente rilevante a carico di chi ha messo in piedi e ha gestito la struttura clandestina anti-invasione fino al 1990. «Ci siamo occupati solo degli aspetti penali - ha specificato ieri il procuratore di Roma Ugo Giudiceandrea -, non di quelli costituzionali, amministrativi, o politici». Ecco quali sono i principali contenuti del documento della Procura, stilato al termine di un'indagine condotta da Giudiceandrea e dai tre sostituti Ionta, Palma e Saviotti. Legittimità. I magistrati romani sono sostanzialmente d'accordo con il parere espresso dall'avvocatura dello Stato, secondo il quale per ratificare l'accordo tra Cia e Sifar non era necessario il parere del Parlamento; Gladio era quindi legittima. Per i giudici è fondamentale la deposizione dell'ex-ministro della Difesa 'Paviani, il quale ha detto che già nel '56 il problema fu studiato dalla Farnesina: «Si giunse alla conclusione che, trattandosi di un accordo tra servizi segreti, non era necessario l'esame del Parlamento». Deviazioni. Le attività compiute da Gladio fuori dai fini istituzionali anti-invasione, secondo la Procura di Roma, non hanno rilevanza penale, ma semmai amministrativa. A questa stregua vengono trattati i casi delle «schedature» di politici locali chieste ai gladiatori (che non furono un fatto generalizzato), la raccolta di informazioni sul Corriere della Sera, l'utilizzo della struttura per indagini anti-droga. Ugualmente non vengono prese in considerazione, dal punto di vista di possibili ipotesi di reato. Le attivazioni della struttura durante i sequestri Moro e Dozier. Resta però il fatto che negli archivi sono stati trovati documenti che progetta-. vano riforme della struttura in modo da renderla occulta nei suoi livelli più approfonditi anche ai governi. Quei tentativi hanno scritto i giudici - non sono andati in porto, ma il fatto che siano stati progettati indica che il livello di controllo sui servizi di sicurezza da parte dell'autorità politica è tuttora insufficiente. Altre ipotesi di deviazioni illegali (sezione K, attentati in Alto Adige) sono oggetto di inchieste-stralcio tutt ora in corso. Sovvertimenti interni Ai giudici non risulta che Gladio si dovesse attivare per impedire un cambio di direzione politica nel Paese. I «sovvertimenti interni» cui si fa cenno in un documento del 1959, infatti, vanno sempre inquadrati in attività violente susseguenti ad un'invasione nemica. Le informazioni ai politici. Su questo punto la Procura sembra d'accordo con De Mita: i responsabili politici furono adeguatamente informati dell'esistenza di Gladio. L'inchiesta. Le indagini della Procura sono state di fatto bloccate dall'autodenuncia di Cossiga. Dopo quell'atto, infatti, i magistrati hanno trasmesso tutti gli atti al tribunale dei ministri: gli «indagati» Inzerilli e Martini non sono stati mai interrogati. Mentre si chiude l'inchiesta su Gladio, va avanti quella sui documenti del «caso Moro» che non sono stati trovati al Viminale. Ieri sono stati interrogati l'ex-procuratore De Matteo e l'ex-sostituto Infelisi, i quali hanno detto che le copie degù atti dell'inchiesta non furono inviate a Cossiga. Giovanni Bianconi Il capo della procura della Repubblica di Roma Ugo Giudiceandrea ha condotto l'Inchiesta su Gladio

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