Gli archeologi della musica

Gli archeologi della musica ANTICHI STRUMENTI Gli archeologi della musica Gran confusione intorno al restauro degli organi storici Approssimazione e interessi economici possono fare guasti IL coinvolgimento di crescenti interessi tecnici, culturali ed economici che accompagna il progresso degli studi sugli strumenti musicali comporta particolare attenzione alle ricerche per la riscoperta e il recupero delle antiche sonorità, le sole in grado di ricreare per ogni opera musicale gli autentici effetti acustici per i quali essa è stata concepita e realizzata. L'importanza dei risultati raggiunti trova già riscontro nella recente «Carta del restauro degli strumenti ad arco» di ineccepibile rigore scientifico. Nello sterminato campo degli organi da chiesa opera da circa 40 anni lo Stato. La mancanza di funzionari competenti e le pressanti ingerenze di privati, miranti a traguardi speculativi a breve termine, hanno prodotto effetti devastanti. Il fenomeno ha indotto il ministero per i Beni culturali ad intervenire; è del 15 luglio 1991 un decreto che declassa gli organi da «opere d'arte» a «beni culturali», per cui non potrà più farsi differenza tra la viola costruita da Stradivari per i Medici ed un moderno strumento di uno sconosciuto liutaio. Lo scorso novembre si è tenuto a Milano un convegno di burocrati ed «esperti», risoltosi in una sorta di generale reciproco incensamento, senza una parola positiva su una prospettata futura normativa di carattere giuridico nonché tecnicoscientifico; solo una «bozza di decalogo delle negazioni», cioè di ciò che non si dovrebbe fare, con la netta impressione che si sia dichiarato di voler regolamentare la complessa materia con un «documento che formu¬ li criteri di corretta filologia e rigorose metodologie» perché tutto resti come prima, già nelle persone stesse degli «esperti». Eppure da tempo la magistratura ha affermato che «senza l'ausilio di rigorose fonti scientifiche non si può stabilire il valore, anche culturale, di un organo»; che «strumenti di pregio sicuro all'origine, ma danneggiati, il più delle volte anonimamente restaurati, arrivati ai nostri giorni nel più completo abbandono e rovina hanno perduto ormai i particolari pregi artistici e fonici che ne distinguevano la nascita» e che è quindi illusorio tentarne il «recupero» o «restauro». Ora si vorrebbe accantonare la legge 1089 declassando l'organo a semplice «bene culturale», nel tentativo di cancellare le problematiche che, comunque, rimarranno tali e quali, perché l'oggetto è e rimane sempre lo stesso: uno strumento musicale, unico per ricchezza di timbri creati da una variegata massa sonora di migliaia di canne, diversificate l'ima dall'altra per foggia, materiali, sorgente del suono: «un microcosmo di ingegneria tecnica ed acustica». Tuttavia anche per i «beni culturali» non si potrà prescindere da una gerarchia di valori: diversamente, non esistendo inezia o briciola che possa dirsi del tutto irrilevante, tutto assumerà l'aspetto di «bene culturale» in quanto concorrente a costituire la cultura di ogni singola persona. «Ma - già si chiedeva Luigi Firpo - possiamo noi salvare (cioè registrare, catalogare, classificare e tramandare) tutto?». E concludeva: «Conservare i beni culturali significa scegliere e privilegiare, cioè assegnare a determinate testimonianze del passato un significato emblematico e riconoscere in esse un messaggio che travalica i secoli e continua a parlare alle nuove generazioni». E quale è il messaggio di uno strumento musicale se non le sue sonorità originali e cioè, in particolare per l'organo, i suoi timbri, il temperamento e il corista che ne costituiscono la sintesi ineluttabile? Non sarà quindi con l'abbandono del fantasioso «recupero» e il ripiegamento sull'«avvicinamento a (ignoti) splendori» che si riesumeranno i «timbri originali»; non sarà con i generici «spunti e riferimenti a strumenti di terzi» che si potrà riscoprire il «temperamento»; non sarà con l'allungamento delle canne accorciate (di quanto?) con relativi interventi di sorgenti caloriche esterne che, senza alcuna precisa indicazione, si garantirà il «corista»; non sarà con queste improvvisate, immotivate ed irresponsabili illusioni che verranno soddisfatte le esigenze culturali che stanno alla base di ogni intervento su un'opera d'arte o anche soltanto su un «bene culturale». E non varrà la «corretta filologia musicale», né le «schede scientifiche», come previsto dal decreto ministeriale, né il contributo del «volontariato» di' dilettanti. Sarà ancora e sempre la scienza, saranno le sofisticate apparecchiature di analisi e di sintesi, le avanzate tecnologie che guideranno questa faticosa ricerca, che consentiranno di individuare, di impostare e di tentare di risolvere i molteplici ed ardui problemi, con la premessa umiltà di limitarsi, ciascuno, a fare il proprio mestiere. Tutto il resto è velleitarismo o retorica o semplicemente, ancora una volta, «business» a dispetto della magistratura, dell'arte e della scienza. Enrico Girardi In Italia esistono migliaia di organi da restaurare ma occorre che la metodologia usata sia corretta

Persone citate: Enrico Girardi, Luigi Firpo

Luoghi citati: Italia, Milano