« L'ALDILA' ESISTE» di Ernesto Gagliano

« L'ALDILA' ESISTE» « L'ALDILA' ESISTE» Un avvocato triestino: ecco le prove che ho raccolto Sullo sfondo la misteriosa scomparsa delfiglio ETRIESTE TERNA domanda: esiste l'aldilà? Un avvocato triestino dice di averne raccolto le prove. E' una ricerca nata alcuni anni fa da una tragedia, la scomparsa del figlio, e raccontata in tre libri che stanno tra il memoriale e il dossier: l'ultimo, sull'onda del successo, esce ora da Rizzoli con un titolo che suona come un manifesto: Prove e indizi dell'aldilà (pp. 267, L. 26.000). L'autore è Lino Sardos Albertini, 76 anni, esperto legale, cassazionista, ex presidente della giunta diocesana di Azione Cattolica che riferisce la sua vicenda e raccoglie osservazioni di teologi e psicologi. L'antefatto? Il 9 giugno 1981 il figlio Andrea, 25 anni, un ragazzo simpatico e sportivo, laureando in legge, parte da Trieste con la sua vecchia Dyane 6, che lascia a Mestre, e prosegue in treno per Torino. Vuole comprare un'auto Fiat usata, ha qualche vaga indicazione e più di tre milioni in tasca. A Torino alloggia all'hotel Astoria e l'indomani telefona alla madre, com'era solito fare con sollecitudine. Poi silenzio, per sempre: le sue tracce si perdono lì. Avvocato, il corpo non è stato mai trovato? Lino Sardos Albertini ha le risposte pronte di chi per anni si è arrovellato nel dolore, cercando la verità. Ha superato anche il muro del silenzio e l'avversione per la pubblicità. «No - dice - e non è stato più cercato...». E che cosa sostiene la polizia? «Fa parte degli atti. C'è un procedimento penale contro ignoti per omicidio. Dopo che mio figlio mi ha detto che dovevamo perdonare, non perseguire, considerare il Po la sua tomba, non mi interessa più... Ora si farà la dichiarazione di morte presunta, in febbraio scadono i termini di pubblicazione». Lino Sardos Albertini è un uomo di fede, ma con carattere prudente e mentalità razionalista. Ci spiega come, dopo le ricerche inutili del figlio «in tutte le direzioni possibili», decise con una certa diffidenza di rivolgersi ai sensitivi, confortato dal consiglio di alcuni religiosi. Risultato? «Quindici persone lo davano vivo e quindici morto, tutte con versioni diverse». La scoperta, racconta, è avvenuta finalmente attraverso una medium non professionale, la «signora Anita», che incontrò per iniziativa di un'amica. «Aveva fatto saltuarie esperienze in questo campo ed era riluttante». Ma accettò. Il mezzo? La scrittura automatica. «Lei appoggiava il pennarello sulla mano sinistra e scriveva lentamente dall'alto in basso, rispondendo alle singole domande. Di quei testi facevo co¬ pie fotostatiche e le mandavo a persone estranee e qualificate, tra cui un sacerdote». Erano messaggi sorprendenti: rivelavano fatti e particolari che non sembravano provenire dall'inconscio della medium e neppure del padre che a volte non era lì, ma inviava le domande per posta alla «signora Anita». Gettato nel fiume Lui spiega: «Fin dai primi incontri l'entità che si presentava come mio figlio Andrea ha dato notizie molto precise su quanto gli era successo». Una versione che l'avvocato ormai accetta senza dubbi. «Mi ha detto che una persona chiamata Baffo lo ha accompagnato in un capannone per fargli vedere un'auto. All'improvviso sono sbucati quattro individui. Forse erano drogati. Quando hanno visto il suo portafogli con i milioni, come impazziti lo hanno aggredito e colpito con un corpo contundente. Poi lo hanno avvolto in un telo, portato fino a un ponte, zavorrato e gettato nel Po». Il luogo indicato era nel fiume al Valentino, vicino alla sponda, quarto albero a monte del ristorante San Giorgio. Ritrovamenti? «Un pezzo di calzoni, una calza, un sacco di plastica contenente terriccio misto a materiale pesante e un lungo te¬ lo». Il corpo non c'è, la prova scientifica sfugge. Ma l'avvocato incalza: «Andrea ha detto: in questo sacco mi avevano legato e gettato in acqua. Sono rimasto impigliato nei rami. Una notte di forte pioggia il corpo è stato strappato dal sacco e, così liberato, è stato portato dalla corrente nel punto dove sta adesso...». Altre ricerche con le benne di una gru, nessun risultato. La vicenda sembra finire qui, con tutti i suoi amari interrogativi, ma per Lino Sardos Albertini comincia una sofferta missione. Gliel'ha affidata il figlio. Gli avrebbe detto di essere «nato e morto per fornire le prove che esiste l'aldilà», di possedere il raro privilegio che pochi trapassati hanno di comunicare con i viventi, di manifestare certi segni in nome della Luce Infinita per diffondere la fede. E tra i segni, oltre ai «messaggi rivelatori», figurano inspiegabili macchie rosse, «color sangue vivo», comparse all'improvviso su giornali e taccuini dell'avvocato, ma anche su quaderni, libri e fotografie di altre persone che «avevano invocato l'aiuto di Andrea» dopo aver letto il primo libro Esiste l'aldilà (Edizioni Reverdito e Rizzoli, 130 mila copie, traduzioni in Francia, Svezia, Portogallo, Cecoslovacchia). Queste macchie le ha fatte analizzare? «No, non ha impor- tanza di che materia siano. Si manifestano senza giustificazione. E poi io sono avvocato e so che avrebbe valore un esame d'ufficio, non quello di parte». Crede che tali episodi superino le forze psicofisiche terrestri, non siano solo un fenomeno paranormale, ma indizi dell'aldilà? «La mia idea personale, dopo vari riscontri, è che sono prove dell'aldilà. E il mio convincimento è cresciuto per motivi diversi, anche per la diffusione del primo libro con straordinari risultati positivi, conversioni dall'ateismo alla fede, cambiamenti di vita in senso cristiano. Lo sa che ho ricevuto oltre 5 mila lettere di riconoscenza e attestazione? Guardi, oggi mi hanno scritto dall'Ucraina...». E' stato un grave problema di coscienza. Non voleva suscitare facile credito in uno stuolo di medium non sempre disinteressati, esitava a sbandierare una storia privata, ma se «era proprio Andrea» a chiederglielo non poteva tirarsi indietro. E' prevalsa la convinzione di essere nel giusto e di dover testimoniare. Il «caso Andrea» è apparso sui libri (gli introiti vanno a una Fondazione), lui ha affrontato anche le luci della tv. Un personaggio? Ripete con voce sommessa: «Sono solo una pedina, mio figlio mi guida». Ernesto Gagliano (Jn disegno dì Maurice Henry: «L'un et l'autre»

Persone citate: Lino Sardos Albertini, Maurice Henry, Reverdito

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Francia, Portogallo, Svezia, Torino, Trieste, Ucraina