BEVILACQUA A F & L: PLAGIAMO PAPERISSIMA di Alberto Bevilacqua

BEVILACQUA A F & L: PLAGIAMO PAPERISSIMA BEVILACQUA A F & L: PLAGIAMO PAPERISSIMA IN Parliamone («Tuttolibri» 784) Frutterò e Lucentini osservano che i programmi culturali televisivi a basso indice di ascolto «sarebbero ben più avidamente seguiti se potessero offrire una specie di "moviola testuale"». Essi ipotizzano, ad esempio, una serie di «spot neoclassici» ispirati alle telecronache calcistiche che coinvolgono abitualmente i vari Sivori, Mosca e compagni. Potrebbe essere, perché no? Le vie della temperie tra ascetica e sentimentale, tra erudita e poetica sono infinite, specie quando a condurci è l'ironia. Longanesi sosteneva: - Il professore di lingue morte si suicidò per parlare le lingue che conosceva -. Citazione che forse qui casca come i cavoli a merenda, ma proprio per questo serve a introdurre un'altra temeraria quanto umile proposta per aggiungere qualche fronda ai rami della proposta di F & L (sempre per citare, il Ce ranetti insinua: L'astratto si genera e si molti¬ plica per partenogenesi -). Insomma, perché la «moviola testuale» d'appoggio ai programmi cultural-televisivi inabissati fra i non vedenti dovrebbe limitarsi a «Tutto il calcio minuto per minuto»? I Tre Moschettieri delle nostre lettere (F & L più Maigret e il suo Lognon, a proposito di «identici capoversi», trattati sempre in quel Parliamone) non ignorano l'esistenza delle trasmissioni della Cuccarmi Lorella, Signo rina Giulia di Canale 5, e del Columbro Marco, Tartarino di Tarascona sempre del medesimo complesso, che potremmo definire un Edipo a Cologno, all'insegna del Padre Biscione. Si potrebbe affidare una sorta di paperìssima libraria magari al Ferrara - Tifone (Conrad aveva già previsto tutto dell'italico Orson Welles o Falstaff, e sulla nave del suo romanzo, che rimpatria coolies cinesi, aveva scatenato zuffe violentissime). Certo, gran profitto se Cossiga esternasse parodiando titoli di pregio, tipo: «Alice nel paese delle (non)meraviglie», «Tropi¬ co del cancro (nazionale)», «Così è (se non vi pare)»; ma difficile è reperire testi all'altezza. Citando, e perdendomi un po' nel mondo caro ad Edward Lear (il suo «Libro dei Nonsense» che straordinaria Babele di signorine «il cui cappello - si slacciava al calar d'ogni uccello» e di «vecchi d'Albacete - che bevevano senza sete»!), mi accorgo che un'altra idea per ravvivare i programmi televisivi potrebbe essere la seguente: andare oltre l'insegnamento, oltre che di Sivori e Mosca, anche del duo Narciso e Boccadoro, ossia Cuccarini-Columbro, adattando capolavori alla contemporaneità culturale. Si rivolge supplica agli strateghi dei palinsesti. Le baruffe chiozzotte o II Bilioso sarebbero adattissimi per rendere l'operosa storia dei tanti nettapipe che si illudono, «nettando», di tirare gustose boccate; L'angelo sigillato (del Nikolaj Semenovic Leskov, autore anche di Non c'è via d'uscita) servirebbe ai censori d'accatto, paghi delle malizie gazzettiere, cultori della piccola dittatura del vile ; ;/ naso risulterebbe perfetto, e Gogol preziosissimo, per quanti perdono l'amata appendice trattando di libri e scrittori senza leggerli... L'importanza di chiamarsi Ernesto la lasciamo al buon Ferrerò, che almeno la vivacità ce la propone nel suo «Dizionario storico dei gerghi italiani»; ah, il Crescimmàno, secondo un diffuso eufemismo popolare codificato dal Belli, per tante mani sterili fra cui non cresce più nulla, fermi restando gli avanzi di una vita che fu (se fui). Ai ghiotti voyeurs di cartoline e dagherrotipi non si sa cosa consigliare, ma la Cuccarmi e soprattutto il Columbro sapranno ben provvedere: loro conoscono a memoria Pel di carotai E poi perché non consigliare video porno con intellettuali che si esibiscono come le casalinghe e i loro maritiamanti, tipo serie «Video Club, Fermo Posta», che è guardatissima? Resta il fatto che le ironie sul tema, anche le più facili, hanno amaro sapore. La tv nega il giusto alla cultura: perché lo sponsor fuggirebbe, le case editrici sgomiterebbero come in una volata ciclistica, l'indice d'ascolto, o dito di San Tommaso, si piegherebbe (siamo tutti all'Indice, più terribile dell'Index Librorum Prohibitorum dell'efferata Congregazione). Ma anche chi agisce nel campo strettamente letterario avrebbe ben diritto di pretendere uno spazio di sereno e democratico discorso, di confronto consapevole, almeno da quella tv che paghiamo di tasca nostra. Confrontarsi sulla condizio- ne di scrittore, in tempi di bricolage, dove si mima l'esistenza del problema con piccoli pretesti di polemica e quisquilie in buon numero, a titolo amicale oppure ostile. L'armamentario del Parnaso procura emicranie e insonnie, e mentre si tracciano minuziosamente mappe della nostra coscienza culturale, quel dominio in realtà lo si percorre poco, col rischio di un viaggio nel buio del cuore. Non resta, a tratti, che un enigmatico, ironico sorriso. E allora, via così: «A te, Ciotti. A te, Ameri». Alberto Bevilacqua Lo scrittóre Alberto Bevilacqua risponde al «Parliamone» dìFruttero e Lucent ini sui «test antiplagio»

Luoghi citati: Bevilacqua, Mosca