Terremoto il caro nemico di Piero Bianucci

Terremoto il caro nemico Conferenze Aci: Enzo Boschi Terremoto il caro nemico ETORINO A terra trema: è il tema della conferenza che Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di Geofisica e professore di sismologia a Bologna, terrà alle 18 al Teatro Alfieri per le conferenze dell'Ari (domani a Firenze, lunedì a Milano, martedì a Roma, mercoledì a Bari). Come responsabile per la sismologia nella Commissione grandi rischi, il terremoto è il suo nemico. Ma come scienziato Boschi considera i terremoti un prezioso strumento di ricerca per capire com'è fatta la Terra nel suo intimo. Perché del sottosuolo sappiamo ancora poco, le trivellazioni più ardite, compiute dai sovietici nella penisola di Kola, sono arrivate a 12 km., mentre dalla superficie al centro del pianeta ce ne sono quasi 6500. «La lezione dei terremoti è importantissima. Ci permettono di fare una specie di tomografia della Terra. La velocità con cui le onde sismiche si propagano rivela la densità e lo stato fisico degli strati sotterranei. Sappiamo che i terremoti sono dovuti al lento spostamento di una dozzina di "zolle" in cui è suddivisa la crosta terrestre, spostamento dovuto alla risalita e alla discesa di materiale semifluido nel mantello, la regione interna che sta tra la crosta e il nucleo planetario. Ma per completare questo quadro avremmo bisogno di una rete sismica planetaria a maglie regolari, di 200-300 chilometri, sui continenti e sugli oceani». La rete sismica globale è ancora un sogno. Ci sono Paesi come Giappone e California molto attrezzati, ma enormi aree sono del tutto scoperte. «La geofisica - dice Boschi, che ha lavorato nelle università di Cambridge, Parigi e Harvard - non ha il fascino della biologia o dell'astrofisica, che attirano finanziamenti massicci. Finora non si è investito abbastanza nelle scienze della Terra». In Italia, però, ammaestrati da sciagure ricorrenti (Belice, Friuli, Irpinia), qualcosa si è fatto: «Oggi abbiamo una rete sismica costituita da un centinaio di stazioni automatiche, con maglie di 50-60 chilometri, quindi il territorio nazionale è sotto controllo. Altre 20 stazioni molto sofisticate le abbiamo collocate intorno al Mediterraneo, in Marocco, Egitto, Grecia, Algeria. Deteniamo anche due primati: quello della stazione sismica più alta del mondo, sull'Everest, e quello della stazione più meridionale, in Antartide». L'Etna nelle ultime settimane ha tenuto un'intera provincia con il fiato sospeso: per l'Italia sono più pericolosi i vulcani o i terremoti? «Senza dubbio i terremoti. Ogni 15-20 anni se ne verifica uno serio. L'Etna è un vulcano effusivo, quindi relativamente poco pericoloso. Il rischio maggiore è nel Vesuvio, che è un vulcano esplosivo. Ma per fortuna i suoi risvegli avvengono solo ogni 5-10 mila anni». Qual è l'arma più efficace contro i terremoti? «L'edilizia antisismica, ma progettata dopo un'attenta analisi della sismicità del territorio dove si deve costruire, in modo da evitare gli sprechi. Non sempre è necessario erigere dei bunker costosissimi. Basta che un edificio possa resistere alle sollecitazioni prevedibili in quel dato luogo. Oggi in Friuli un terremoto come quello del '76 non causerebbe più di qualche ferito, tutt'al più qualche morto per la paura, ma tutti gli edifici di nuova costruzione resisterebbero». E' vero che giapponesi e californiani sono molto più avanti di noi nella difesa dai terremoti? «Sì, ma bisogna anche dire che si trovano in condizioni più favorevoli. Il problema grave, in Italia, è costituito dagli edifici storici, dalle opere d'arte. Anche in questo caso le soluzioni tecniche ci sarebbero. I costi però sono altissimi. E in generale non si può dire che si sia fatta una politica di prevenzione antisismica se non là dove il terremoto ha già colpito». Piero Bianucci

Persone citate: Boschi, Enzo Boschi, Kola