Sei minuti d'orrore a cena In tv c'è la condanna a morte di Pierangelo Sapegno

Sei minuti d'orrore a cena In tv c'è la condanna a morte Stasera a Telemontecarlo l'esecuzione sulla sedia elettrica Sei minuti d'orrore a cena In tv c'è la condanna a morte ROMA DAL NOSTRO INVIATO Non devono averlo neanche svegliato alle sei del mattino, quando la guardia si è piegata in avanti per infilare l'occhio nello spioncino. Non ce n'era bisogno. Quello spilungone con la barba e il ciuffo di capelli sulla fronte, seduto sulla branda della cella con la testa china come se inseguisse un pensiero, è un condannato a morte che non ha nemmeno la forza per dormire. Se vedrete i suoi occhi, scoprirete che non c'è paura, che non c'è una lacrima, che non c'è ribellione, che non c'è niente di tutto quello che vi aspettate da un uomo che va a morire. Middle West, profonda America. Fra tre ore questo ragazzo senza nome finirà stecchito su una sedia elettrica, ucciso così, da una scarica che stride e brucia le energie del suo corpo in pochi, terribili attimi. Le vedrete anche voi, queste immagini senza pietà, suppergiù all'ora di cena, questa sera. La pena di morte arriva in tv, ultima frontiera del giornalismo hard boiled. Dura esattamente sei minuti e 20 secondi la versione originale del filmato che Mino Damato manderà in onda a IT, gli incontri televisivi di Telemontecarlo. La versione finale per il pubblico, però, durerà un po' meno, perché qualche scena più cruda verrà limata, tagliata, forse per effetto delle polemiche. Sul tavolo di Mino Damato sono già passate le proteste, ed è arrivata la lettera dell'Ente dello spettacolo che gli chiede di rinunciare al filmato, «in nome del buon senso e del primato dei veri valori dell'uomo sui disvalori della spettacolarità a ogni costo e dell'audience». Per ora, tutto mutile. Damato non molla, spiega che dietro questa scelta ci sono buone intenzioni: «Parliamo sempre di pena di morte in astratto, senza renderci conto dell'obbrobrio che è veramente. Voglio fornire al pubblico gli strumenti di comprensione. E non è vero che inseguo Taudience, semplicemente perché non ci può riguardare, visto che Telemontecarlo non ha diritto all'Auditel» E allora, sulla vostra televisione, questa sera, sfileranno le immagini terribili di un'agonia, e di una esecuzione. Vedrete una prigione tetra, i gesti efficienti e cinici delle guardie che accompa- gnano il condannato a morte, vedrete un sacerdote che prega senza espressione, un'orologio che scandisce lo scorrere senza senso del tempo. E vedrete quello sguardo senza terrore, senza rabbia, senza nient'altro che un velo di attonito orrore, di assoluta impotenza. Vedrete lo sguardo di un condannato a morte. Quando sono le 6,20 di un giorno qualsiasi vedrete questo ragazzo con la barba e gli occhi vuoti seduto fra due guardie, e una gli pela la nuca perché possano appoggiargli bene l'elettrodo. Lo vedrete seduto mentre mangia svogliatamente. Il medico lo visita, e poi alle 8,30 arriva il prete e gli si siede accanto. Vengono le guardie, gli infilano una cintura ai fianchi. Ecco il braccio della morte, un corridoio stretto e gli altri detenuti appesi alle sbarre. Uno con la testa rasata e gli occhi fuori dalle orbite, pieni di rabbia, storce la bocca verso la telecamera, mostra il dito medio e ringhia fuck you. Il ragazzo che deve morire passa lungo le celle dei suoi amici, si sporgono braccia, lo toccano, lo accarezzano, e un detenuto gli afferra la camicia, don't warry, gli dice mentre piange, don't warry, non preoccuparti. Le guardie lo spingono, lo sostengono, lo portano giù per le scale, lungo altri corridoi e aprono porte, aprono sbarre, girano chiavi e chiavistelli. E' l'unico rumore che si ode. Non dicono mai una parola, le guardie, nessuno dice mai una parola in queste immagini piene di orrore. Adesso si siede, il ragazzo che deve morire, e sembra in apnea, apre e chiude la bocca e la paura la si percepisce solo in questo respiro, che dev'essere affannoso, così, a saliscendi. Mancano pochi minuti. Primo piano. Lui deglutisce, con la bocca aperta, chiude gli occhi, li riapre, li richiude, e il tempo sembra non passare o sfilare al rallentatore. Ancora un primo piano. Stringe il bracciolo della sedia con la mano, le dita adunche e rattrappite. Le guardie e il boia gettano l'occhio sull'orologio. La lancetta dei secondi avanza a scatti, uno dietro l'altro. Mai una parola. Ecco, il boia alza una leva, questa volta c'è il rumore raccapricciante della scarica. Il ragazzo sobbalza appena, poi si scuote tutto, ha gli occhi sbarrati e la testa immobile perché una piastra gliela tiene ferma. Esce il fumo, sale dai piedi, gli spunta dietro la nuca. E' rimasto lì, con una smorfia terribile sul viso, la bocca aperta con i denti digrignati, gli occhi fissi e spalancati. La mano del boia, una mano grande che sembra la mano di un robot, con i guanti spessi di cuoio) glieli chiude, gli occhi. Sono le 9 precise. La morte è arrivata puntuale nella prigione del Middle West. Pierangelo Sapegno Nel filmato Usa l'agonia di un giovane assassino Dopo le critiche forse tagliate le immagini più drammatiche Due «anteprime» del filmato che andrà in onda su Telemontecarlo

Persone citate: Mino Damato

Luoghi citati: America, Roma, Usa