Un duello nei Grigioni tra Li Peng e il cardinale

Un duello nei Grigioni tra Li Peng e il cardinale Monsignor Martini al Forum di Davos Un duello nei Grigioni tra Li Peng e il cardinale L'arcivescovo attacca sui diritti umani Il premier cinese: no alle ingerenze DAVOS DAL NOSTRO INVIATO C'è voluto un cardinale, Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, per ricordare a Li Peng la questione dei diritti umani, diplomaticamente elusa nei colloqui romani e nella breve visita di lavoro a Berna: un faccia a faccia tra il prelato e il primo ministro cinese, manifestatosi con due discorsi totalmente opposti nella sessione di apertura della riunione del Forum dell'economia mondiale, l'istituzione che ogni anno riunisce qui statisti, studiosi, imprenditori. Ricordando la «Centesimus Annuso e la visione cristiana dell'attività economica e sociale, stabilito il nesso fra economia, politica e religione, Martini inquadra i diritti umani tra i fattori di sviluppo: «E' necessario il rispetto dei diritti dell'uomo, del suo diritto al lavoro, il rispetto della dignità dell'uomo, del valore della libertà, specie di quella suprema, la libertà religiosa. Queste le coordinate che ci debbono guidare». E quindi, citando Giovanni Paolo II sulla caduta del comunismo, ammonisce: la violazione dei diritti umani ha avuto come conseguenza l'inefficienza economica». Nessun riferimento esplicito alla Cina. Ma Li Peng è lì, a due metri, sul palco al tavolo della presidenza con l'ex premier giapponese Takeshita e il fondatore del Forum, Klaus Schwab, e dal quale lo stesso Martini s'è alzato per andare al microfono. E in platea ad ascoltare, con personalità di primo piano del mondo occidenta ci sono decine di esponenti di Paesi ex comunisti e delle nuove Repubbliche ex sovietiche, tutto un pubblico dall'orecchio fine. Subito dopo il cardinale, nel programma accuratamente dosato, tocca proprio a lui, Li Peng, andare al microfono per un discorso con cui esaltare lo sviluppo cinese degli ultimi dodici anni, grazie alle riforme economiche, e ribadire l'intoccabilità del sistema socialista e delineare il ruolo della Cina come il più importante tra i Paesi in via di sviluppo: con parole da cui traspaiono timori di un mondo dominato dall'unica superpotenza. Non ci sono attacchi all'imperialismo anche perché il convegno a cui per la prima volta un premier cinese partecipa raccoglie il fior fiore dei dirigenti del mondo sviluppato. «Le riforme nel nostro Paese non significano cambiamento del sistema socialista ma il suo automiglioramento e sviluppo», proclama Li Peng. Sul collasso sovietico, secondo Martini dovuto alla violazione dei diritti umani: «La disintegrazione dell'Urss ha implicazioni per noi, ma non così grandi come molti credono, perché la Cina ha seguito una politica diversa». Non una parola sul tema sollevato dal cardinale, ma puntigliosa elencazione dei successi e la riaffermazione dell'impegno a proseguire sulle riforme, secondo le direttive di Deng. Il faccia a faccia tra in carnefice della Tienanmen e il prelato, cui è seguito un discorso di Takeshita, è stato il fatto saliente dell'apertura di un convegno che, nato 22 anni fa come economico, è diventato sempre più politico per le personalità partecipanti e per i temi trattati, e spesso sede di discreti contatti dietro le quinte fra opposte parti. Tra i presenti di quest'anno il premier turco Demirel e quello greco Mitsotakis, che potrebbero aver colloqui non ufficiali sulla questione di Cipro; così come il premier indiano, Rao, e quello pakistano, potrebbero discutere del Kashmir e del presunto sostegno del Pakistan ai movimenti separatisti. Dedicato al tema «Cooperazione globale e megacompetizione» il convegno è presieduto da Henry Kissinger, Akio Morita, Karl Otto Poehl e Paul Voicker. Tra i partecipanti, 250 esponenti politici di vari Paesi, primi ministri e ministri (De Michelis presiederà una sessione sabato); tra loro una decina di presidenti di Paesi ex socialisti e delle nuove Repubbliche ex sovietiche. Willy de Klerk e Nelson Mandela appariranno insieme per.parlare della nuova situazione in Sudafrica. Tutti i temi sono sul tappeto: dall'emergere nell'Asia nella formazione del nuovo ordine mondiale alla necessità di sostenere la comunità degli Stati indipendenti creatasi al posto dell'Urss; dalla rinascita del Sudamerica come esempio di liberalizzazione e dinamismo all'imprenditoria quale interesse globale e rafforzamento dei valori culturali. Fernando Mozzetti